Diminuiscono le ore che gli studenti dovranno passare in azienda. L’intenzione del Miur è di puntare su esperienze più brevi e di maggiore qualità. Ma l’idea a Confindustria non piace 

Con l’emanazione della Legge di Bilancio 2019 l’alternanza scuola-lavoro cambia look.  Rimane l’obbligo per gli studenti dell’ultimo triennio delle scuole superiori di svolgere un periodo di alternanza, ovvero un’esperienza in un contesto lavorativo che abbia un valore didattico e di orientamento. I cambiamenti principali riguardano, però, due aspetti: il nome e il monte ore previsto. Già dal corrente anno scolastico la dicitura alternanza scuola-lavoro lascerà il posto a “Percorsi per le competenze trasversali e per l’orientamento”. Per quanto riguarda la durata, tali percorsi avranno un monte ore non inferiore a 210 per gli studenti degli istituti professionali, 150 invece sono quelle previste per gli istituti tecnici e 90 quelle per i percorsi liceali. Le scuole potranno comunque, nella loro autonomia, aumentare l’orario, in coerenza con i loro obiettivi formativi.

Il cambiamento prevede un monte ore non inferiore a 210 per gli studenti degli istituti professionali, 150 per gli istituti tecnici e 90 per i percorsi liceali

Con una nota del 18 febbraio il Ministero dell’Istruzione, della Università e della Ricerca (Miur) ha confermato che le novità sono valide già a partire dall’anno scolastico in corso, 2018/2019: “La revisione delle ore minime dei percorsi permette alle istituzioni scolastiche in indirizzo, a partire dal corrente anno scolastico, di rimodulare la durata dei percorsi già progettati anche in un’ottica pluriennale, laddove, in coerenza con il Piano Triennale dell’Offerta Formativa, gli Organi Collegiali preposti alla programmazione didattica ne ravvedano la necessità”. Il Miur emanerà poi, secondo quanto previsto dalla legge di bilancio, un decreto per definire le Linee Guida. Queste saranno applicate a partire dal prossimo anno scolastico, per i progetti che avranno inizio o saranno in corso, appunto, durante il 2019/2020.

In attesa del decreto rimane invariata l’obbligatorietà dei nuovi percorsi, come anche il ruolo importante e strategico di tali esperienze che gli studenti potranno esporre alle commissioni di esame traendone anche qualche considerazione personale. Non c’è quindi un “rompete le righe”, bensì la volontà di rilanciare l’alternanza scuola-lavoro riducendo le ore minime per garantire, a detta del Miur, percorsi di maggiore qualità per tutti gli studenti. Per il ministro Marco Bussetti l’obiettivo è quello di puntare sulla qualità più che sulla quantità delle ore. Meno ore obbligatorie, ma svolte con maggiori opportunità di crescita per gli studenti che intraprendono un percorso didattico parallelo alle classiche ore di studio in classe.

Giovanni Brugnoli, Vicepresidente di Confindustria: “Si tratta di un’inaspettata marcia indietro che allontana il sistema educativo italiano dalle best practices europee”

Giovanni Brugnoli, Vicepresidente di Confindustria per il Capitale Umano, osserva, invece, che “150 ore minime di alternanza scuola-lavoro per gli studenti degli istituti professionali rappresentano un periodo troppo breve per acquisire anche solo delle competenze trasversali. Si tratta di un’inaspettata marcia indietro che allontana il sistema educativo italiano dalle best practices europee”. Il cambiamento, insomma, a Confindustria e al mondo produttivo non piace. Brugnoli chiarisce il perché: “L’alternanza scuola-lavoro ha rappresentato per l’Italia un esperimento riuscito.  Il mondo delle aziende e quello delle scuole hanno collaborato per un fine comune. La stessa Confindustria ha appoggiato fin da subito il progetto, ma adesso che la presenza dei giovani in azienda era diventata un’abitudine, il dimezzamento delle ore di alternanza ci trova impreparati. Nelle aziende sono entrati ragazzi motivati, come anche i loro docenti consapevoli dell’importanza di far fare ai loro allievi esperienze in azienda”. 

A testimoniare quanto Confindustria creda nell’alternanza scuola-lavoro, spiega Brugnoli, c’è il fatto che “ha istituito un premio apposito denominato BAQ (Bollino per l’Alternanza di Qualità) per esprimere il proprio apprezzamento e ringraziamento per quelle aziende che si sono maggiormente impegnate in questo importante e strategico strumento per la costruzione del futuro dei nostri giovani e, allo stesso tempo, delle nostre aziende”.   



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