Studenti, docenti e imprese: ecco i tre elementi che entrano in contatto attraverso i percorsi di alternanza scuola-lavoro.

L’alternanza scuola-lavoro nasce ufficialmente in Europa più di 20 anni fa, con l’avvio di un processo di unificazione dei sistemi di istruzione che aveva il dichiarato intento di consentire una maggiore integrazione tra istruzione e mercato del lavoro e una più semplice ricerca di occupazione oltre i confini degli Stati nazionali.

In Italia il percorso è lungo, ma costante. Nel 2003 con la riforma Moratti vengono fissati i primi principi in materia, con una definizione legislativa di alternanza scuola-lavoro, quale “modalità di realizzazione del percorso formativo”. É però nel 2015 con l’introduzione della Legge 107, cosiddetta La Buona Scuola, che l’alternanza scuola-lavoro da opzionale diventa obbligatoria per tutti gli studenti dell’ultimo triennio delle scuole superiori. E anche il corrente anno scolastico è scenario di alcuni cambiamenti: oltre al monte ore minimo, a cambiare è il nome in “percorsi per le competenze trasversali e per l’orientamento”, a sottolineare il valore formativo dell’esperienza che permette di raggiungere obiettivi e competenze formative, attraverso lo svolgimento di esperienze di lavoro coerenti, progettate ed incentrate sull’integrazione curriculare.

Un’attenzione particolare nel sistema di alternanza scuola-lavoro, è da sempre posta sugli aspetti legati all’occupabilità, ispirando il modello alternanza ad un modello di apprendimento favorito dall’integrazione tra il sapere e il saper fare. L’obiettivo da centrare è dunque l’acquisizione delle conoscenze, affiancando la tradizionale lezione in aula a un momento applicativo in un contesto lavorativo, secondo la logica del learning by doing, incontrando così maggiormente i bisogni individuali di formazione dello studente. Facile a dirsi ma più difficile a farsi. Gli ostacoli sul percorso non sono mancati. Una delle maggiori opposizioni alle esperienze “sul campo” riguardavano eventuali ripercussioni negative sul profilo didattico legate a un maggiore impegno richiesto dalle attività di alternanza. Per Alessia Pallaro, studentessa del terzo anno del percorso in relazioni internazionali per il marketing all’Istituto Tecnico Economico Tosi di Busto Arsizio, il periodo svolto in un contesto lavorativo ha rappresentato un’importante esperienza formativa, che le ha permesso di collaborare a stretto contatto con dei professionisti: “Era per me un ambiente nuovo di cui non conoscevo le caratteristiche e ho potuto, anche se per poco tempo, entrare nella mentalità del grande, complesso, ma anche affascinante mondo del lavoro, acquisendo una maggiore responsabilità ed autonomia personale”. 

La studentessa: “Ho potuto, anche se per poco tempo, entrare nella mentalità del grande, complesso, ma anche affascinante mondo del lavoro, acquisendo una maggiore responsabilità ed autonomia personale”

I soggetti coinvolti nei percorsi di alternanza sono anche i tutor scolastici e i tutor aziendali. I tutor scolastici sono i professori che supportano lo studente verificandone, in collaborazione con il tutor esterno, che il percorso proceda senza intoppi. Un impegno importante. Il professore tutor è figura cardine per gli studenti, è lui che segue tutto il processo, dalla progettazione alla realizzazione, monitorando costantemente l’andamento, e intervenendo, se necessario, con correzioni e valutando infine gli esiti dell’esperienza. 
E sull’aspetto progettuale è importante soffermarsi, in quanto ha introdotto una novità per il mondo della scuola, abituato spesso a progettare su indicazioni interne all’istituto. La collaborazione con il mondo del lavoro ha portato a una strutturazione progettuale che deve tenere conto delle particolarità e pratiche del mondo circostante, implicando per i professori coinvolti uno sforzo e un investimento formativo personali.

Un percorso dunque non esente da diverse difficoltà. Per Cristina Bardelli, responsabile dell’alternanza scuola-lavoro all’Istituto Gadda Rosselli di Gallarate “una delle maggiori difficoltà riscontrate dalle scuole è trovare enti ospitanti la cui attività sia coerente con il percorso scolastico degli studenti. Per alcuni indirizzi trovare un’esperienza attinente è davvero complicato. Quando si parla di alternanza si parla anche di interventi a scuola di formatori e esperti del mondo del lavoro, che possano preparare e aggiornare i ragazzi su temi attuali. Trovare dei professionisti a costi sostenibili non è sempre facile”.

Infine spostiamo l’attenzione sul terzo soggetto coinvolto: il mondo del lavoro. “Guttadauro Computers & Software Srl ospita studenti in alternanza perché consapevole del fatto che un’impresa può continuare a rinnovarsi anche grazie alla presenza di giovani”. Per Donatella Pavan, Direttore Amministrativo dell’azienda “questi ragazzi, unendo l’emozione e la voglia di imparare, portano ‘una boccata di aria fresca’ in azienda e danno l’opportunità ai tutor di cogliere il loro potenziale per un’eventuale futura collaborazione. Nel momento in cui si decide di fare alternanza, è necessario considerare l’impiego di risorse e tempo del personale aziendale in affiancamento ai ragazzi, ma questo deve essere concepito come un investimento per contribuire alla formazione di giovani che sono imprescindibilmente il futuro delle imprese”.

È chiaro quindi che l’alternanza scuola-lavoro si basa su un equilibrio di fattori educativi, di fabbisogni professionali, e di esigenze formative, rafforzando il legame e la conoscenza tra le aziende e i giovani: se per lo studente rappresenta un’occasione di crescita individuale, per le imprese il fattore chiave a essere in gioco è la competitività. È appunto investendo in competenze, in capitale umano, valorizzando e puntando sulle future generazioni che si gioca la sfida per innovare e rimanere competitivi in un mercato sempre più complesso e globale. 



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