Farfalle a Villa Mirabello

Lepidotteri, coleotteri, emitteri e ditteri. Le collezioni, uniche nel loro genere, appartenute al famoso tenore Francesco Tamagno e allo studioso Mario Simondetti, vengono riproposte al pubblico, dopo un’opera di restauro, negli spazi museali varesini incastonati nei Giardini Estensi

A Villa Mirabello sono tornate, dopo un prezioso lavoro di restauro, le farfalle di Francesco Tamagno. Un’ampia sala è ora dedicata alle due collezioni di lepidotteri presenti nella raccolta museale, esposte per l’ultima volta nel 1990, appartenute al noto tenore e allo studioso torinese Mario Simondetti. Del primo sono 4.500 esemplari, tra lepidotteri, coleotteri, emitteri e ditteri, a costituire una collezione unica nel suo genere. Poiché è campionario della fauna, ormai estinta, che popolava un tempo le foreste lungo la costa atlantica del Brasile, la cosiddetta Mata Atlantica. Fu Simondetti (1896- 1962) a occuparsi dei lepidotteri collezionati dal tenore nell’America del Sud, mentre le sue personali ricerche si erano svolte per lo più in terra lombarda. Studioso attento e scrupoloso, collezionista a sua volta di farfalle e uccelli fin dall’età di quindici anni, già amico e collaboratore di Mario Bertolone per il Musei Varesini, Simondetti riversò sulla raccolta del famoso cantante, amico di Verdi, ogni interesse. E ne incoraggiò la presentazione al pubblico, dopo averne classificate e catalogate le farfalle, per la prima volta nel 1953. Ecco perché oggi le due collezioni sono esposte in un‘unica sala. Che scenograficamente ricorda la dimora dell’artista: basta osservarne i due mobili (restaurati per l’occasione), che le contenevano in parte e provenienti dalla casa varesina di Tamagno, e il lampadario di cristalli, che pende tra gli stucchi del soffitto. Si racconta che quando il tenore si esibiva al privilegiato pubblico della villa, i raffinati lampadari tintinnassero per i possenti acuti. 

Francesco Tamagno (1851-1905) era giunto a Varese, da giovane recluta, nel 1869 per svolgervi il servizio militare. Fu in una serata sul monte Chiusarella, durante un’esercitazione, che si lasciò andare al bel canto con la sua tonante voce. Scattò naturalmente subito la punizione prevista per esigenze superiori. Ma sarà poi lo stesso ufficiale che lo aveva richiamato a consigliargli di proseguire nello studio canoro, incoraggiandolo vivamente. Tamagno otterrà a suo tempo il successo, come previsto da chi ne capiva, sul palcoscenico dei maggiori teatri del mondo. Ebbe però sempre nel cuore Varese e vi tornò negli anni Ottanta per rimanervi con la figlia Margherita. Prese dimora in quel di Giubiano nella villa - cui si accedeva da un lungo viale - detta del Pero, poi villa Margherita. Ricorda Giovanni Bagaini in “l’Ospedale di Varese”, opera del 1931, che in quella casa, una volta l’anno, per la festa di Santa Elisabetta, quando nel nosocomio varesino venivano esposte le opere della ricca Quadreria dedicata ai benefattori dell’Ospedale, il tenore apriva anche i suoi cancelli alla popolazione locale, offrendo gustosi banchetti. La dimora fu poi lasciata in eredità all’Ospedale cittadino e divenne nel tempo sede di ufficio. 

Per tornare alla bella sala museale di Villa Mirabello, sono ora accolti nelle teche migliaia di lepidotteri, appositamente restaurati, ricostruiti a volte in parte, e liberati da muffe e parassiti dopo un accurato lavoro. Le livree, spesso sfolgoranti, e le forme diverse delle ali ne raccontano la loro origine e vita. Nei piccoli corpi sono leggibili infinite informazioni, a noi profani di difficile interpretazione, ma che non sfuggono ai cultori della scienza. Così si può apprendere che le farfalle del tenore, dalle livree più sfolgoranti, ricalcano i colori delle terre calde da cui provengono. E dove Tamagno le collezionò. 

Mentre le farfalle di Simondetti, più pallide e meno sgargianti di colori, spesso bianche o gialle, con qualche eventuale macchia scura, sono quelle che anche a noi è dato a volte di vedere. Certo è che se il visitatore tipo si accontenta di bearsi del cromatismo acceso di certe farfalle, o magari tra sé e sé immagina accostamenti allusivi tra le farfalle di Tamagno e l’infelice storia pucciniana della madama Butterfly, per l’avveduto esperto le considerazioni sono più dotte. Gli ‘occhi’ dei lepidotteri, dipinti sulle ali, hanno in realtà ben precise motivazioni scientifiche. Per esempio servono di avvertimento contro eventuali predatori interessati. Così come i cromatismi sfolgoranti della livrea dipendono dalla presenza di certe sostanze piuttosto che di altre: a volte, e non di rado, si tratta di sostanze tossiche assorbite dai lepidotteri. Tra gli esemplari più importanti della collezione spicca un Urania Sloanus (Kramer, 1779). È, tra i pochissimi della sua specie, ormai quasi certamente estinta, presenti in una collezione pubblica italiana. Riposta in una scatola dedicata, appartenente alla famiglia degli Uranidi, principalmente notturni, la farfalla costituisce un’eccezione tra gli Eterociri, a causa delle vistose colorazioni e per le insolite abitudini diurne. In occasione dell’opera di restauro conservativo dell’entomologa Cinzia Monte, sostenuto da Regione Lombardia, è stata realizzata anche un’interessante ed esaustiva pubblicazione della stessa studiosa.  

Villa Mirabello, Museo archeologico
Piazza della Motta 4, Varese
Da martedì a domenica 9.30-12.30  14-18



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