La-sicurezza-sul-lavoro-passa-per-i-Break-formativi

Sono nati in provincia di Varese dall’intuizione di un medico del lavoro e dalla lungimiranza di un’azienda che ha deciso di puntare su un metodo alternativo per formare i propri dipendenti: momenti di breve durata, ripetuti nel tempo, direttamente in stabilimento, sulle postazioni

‘‘Break” perché dà il senso di qualcosa di breve e “Formativi” perché rientrano, per l’appunto, nelle attività di formazione messe in campo dalle aziende per i propri dipendenti. Questo il significato dell’espressione “Break Formativi”, una modalità innovativa di erogare la formazione aziendale in tema di sicurezza sul lavoro, che ha visto gli albori proprio in provincia di Varese. Ad avere l’intuizione, tra il 2005 e il 2006, è stato Antonio Gervasio, all’epoca medico del lavoro dell’Asl di Saronno, in seguito ad un incidente mortale verificatosi in un’azienda del territorio in cui la formazione in aula era largamente utilizzata. “Eppure, il non rispetto di una procedura ha portato ugualmente al peggiore dei risultati: da lì l’idea di cambiare le cose e spostare la formazione direttamente nei reparti – spiega Gervasio –. La formazione fa parte del lavoro e quindi va fatta dove si svolgono le lavorazioni, non davanti ad uno schermo”. Un vero cambiamento di paradigma che, tuttavia, necessitava di un caso pilota per poter essere messo in pratica. Fu così che la rivoluzionaria idea di un medico del lavoro, nel frattempo andato in pensione, prese vita negli stabilimenti della Lu-Ve Group di Uboldo, impresa quotata sul mercato Euronext di Borsa Italiana e uno dei tre maggiori costruttori mondiali nel settore degli scambiatori di calore ad aria, il cui motto è: “Le aziende sono prima di tutto donne, uomini e idee”. 

“La cultura della sicurezza è uno dei punti cardine della nostra azienda. Non deriva dal semplice adempimento di norme, è un approccio mentale e culturale che deve avere chi è esposto in prima persona, ma anche chi ha il compito di coordinare. Da qui siamo partiti”, spiega Fabio Liberali, Chief Communications Officer di Lu-Ve. L’intuizione c’era, il luogo in cui attuarla anche, mancava solo la formulazione di uno schema, nuovo e più efficace. Da lì l’idea di trasformare i momenti formativi aziendali, che solitamente riguardavano 30-40 lavoratori, svariate tematiche e imponevano lunghe permanenze in aula, in qualcosa di snello e molto pratico, da ripetere con cadenza periodica, solitamente all’inizio o alla fine di un turno, per non fermare in toto la produzione. “Le persone non erano abituate a lezioni frontali, c’era un’evidente barriera tra chi insegnava e chi apprendeva, con una conseguente carenza di attenzione – continua Liberali –. Abbiamo perciò pensato di coinvolgere tutte le parti in causa, creando un circolo virtuoso. Ci siamo chiesti, quindi, dove fosse meglio svolgere queste micro-attività formative. La risposta è stata ovvia: dove le persone lavorano, direttamente sulle macchine, in reparto”. Ed ecco l’innovazione: l’attività di formazione, della durata di 15-30 minuti massimo, viene gestita da un formatore (interno o esterno all’azienda) che si affianca all’Rsl (Rappresentante dei Lavoratori per la Sicurezza) e all’Rspp (Responsabile del Servizio di Prevenzione e Protezione) aziendali, coinvolge un gruppo omogeneo di lavoratori (5-10 persone) e riguarda un tema molto specifico. Risultato: alta partecipazione, abbattimento delle barriere inibitorie, diversi spunti di riflessione proposti direttamente dai lavoratori. “Il sistema ha funzionato molto bene. Negli anni il numero di incidenti e la gravità di essi si è abbassato notevolmente. La nostra soddisfazione più grande, però, è quella di aver creato qualcosa che fa bene a tutti”, chiosa Fabio Liberali.

L’esperimento (riuscito a tutti gli effetti) è stato inserito all’interno del Contratto Nazionale Metalmeccanico ed ora, anche grazie ad un accordo siglato dall’Unione Industriali varesina e i Sindacati, sta per essere esteso a tutti i settori merceologici del territorio

Sono diversi, infatti, i casi di aziende della provincia di Varese che, prendendo spunto dal sistema messo a punto da Lu-Ve, hanno deciso di portare i “Break Formativi” all’interno dei propri flussi di lavoro. Come, ad esempio, Carl Zeiss Vision Italia di Castiglione Olona, realtà attiva nel panorama dell’occhialeria mondiale da 175 anni. “Abbiamo iniziato con quest’attività in periodo pre-Covid, partendo da una riflessione: spesso la formazione erogata in aula è fatta di norme che poco hanno a che fare con quella che è la reale sicurezza sul luogo di lavoro”, racconta Roberto Baldan, Direttore Operations di Carl Zeiss Vision Italia. E dato che i collaboratori faticavano a mettere in pratica quanto imparato “sui banchi di scuola”, una soluzione meno teorica, fatta di esercitazioni pratiche, è risultata vincente. “Si parte dalla veloce lettura di brevi istruzioni operative relative ad un preciso impianto e si approfitta del fatto di essere in loco per mettere in pratica le operazioni, anche e soprattutto quelle più pericolose – spiega Baldan –. È l’occasione per dare modo ai lavoratori di fare domande, verificare di aver compreso a fondo ogni singolo passaggio di quanto appena spiegato e, eventualmente, aprire una discussione”. Il cosiddetto “Training on the job” per l’impresa che, come Gruppo Zeiss, conta 200 sedi nel mondo e oltre 32mila dipendenti, si è rivelato un investimento funzionale, nonostante le iniziali difficoltà organizzative. “Il percorso che abbiamo intrapreso funziona bene, ma necessita di tempo per essere messo a punto nella maniera più corretta. Organizzare momenti formativi per gruppi di poche persone, anziché riunirle tutte in uno stesso momento, è più complesso, ma sicuramente dà molte più soddisfazioni. I ‘Break Formativi’ non sostituiscono l’attività di formazione classica, ma sono ad essa complementari”, precisa Baldan. 

Il modello Varese, dunque, funziona, tanto da essere entrato a far parte dell’ultimo Contratto Nazionale del comparto metalmeccanico, che ha fatto suo lo strumento dei “Break Formativi” grazie alla presenza di Univa al tavolo della contrattazione. Ora l’obiettivo sia dell’Unione Industriali varesina sia dei Sindacati Cgil VareseCisl dei Laghi e Uil Varese è diffondere, a livello territoriale e in maniera trasversale a tutti i settori, questa formula che ha già dimostrato il suo valore in termini di risultati ed efficacia. A tal fine il Presidente di Univa, Roberto Grassi e i Segretari Provinciali dei Sindacati hanno siglato uno specifico accordo. “Vogliamo condividere con il Sindacato una strategia comune su un tema fondamentale. Miriamo a fare di Varese un laboratorio in grado di alzare ulteriormente la capacità di imprese e lavoratori di prevenire gli incidenti e promuovere la salute sui luoghi di lavoro”, spiega Grassi.

“L’intesa sottoscritta con i Sindacati prevede un progetto diviso in 4 fasi – illustra Gabriele Zeppa, Responsabile dell’Area Sicurezza sul Lavoro dell’Unione Industriali –. Per prima cosa, Univa, Cgil, Cisl e Uil, attraverso l’Organismo Paritetico Provinciale di Varese, predisporranno il programma di un corso base pilota da fruire attraverso il modello dei ‘Break Formativi’. Poi Univa individuerà un panel di una decina di aziende tester nelle quali la società di servizi alle imprese, Univa Servizi, fornirà la formazione concordata attraverso esperti qualificati. In seguito, l’Organismo Paritetico Provinciale svolgerà un’attività di monitoraggio sui temi trattati e i risultati raggiunti, che verranno poi presentati insieme all’analisi strategica dell’efficacia del progetto”. Terminata la fase iniziale di tester, a Univa, Cgil, Cisl e Uil spetterà il compito delle valutazioni finali e la decisione di come muoversi per l’implementazione del modello dei “Break Formativi” su una platea più vasta di imprese del territorio. “L’importante intesa sottoscritta con Univa mira a invertire il trend negativo degli infortuni sul lavoro. I ‘Break Formativi’ dopo la sperimentazione potranno diventare un metodo diffuso, innovativo ed efficace”, chiosano infine i Segretari di Cgil Varese, Stefania Filetti, di Cisl dei Laghi, Marco Contessa e Uil Varese, Antonio Massafra.  



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