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Gli NFT e il metaverso come nuova frontiera per l’innovativo artista varesino Andrea Crespi. Dall’opera “Invisible Girl”, ispirata alla famosa fotografia “Ragazza afgana” di Steve McCurry, all’esposizione “Genesis 69” dedicata ai risvolti filosofici del Kamasutra. Il digitale apre a nuovi modi di esprimere genio e creatività

Potevo farlo anche io. È la frase che molte persone pronunciano di fronte ad opere di arte contemporanea che non capiscono o che risultano eccessivamente semplici. L’arte da sempre ha la finalità di suscitare emozioni e reazioni in chi la osserva. A volte si rimane anche interdetti di fronte alle novità che il mondo contemporaneo ci propone. E l’ultima novità sicuramente è una di quelle che sta facendo più discutere. Stiamo parlando degli NFT, Not Fungible Token, che da marzo 2021 sono entrati a tutti gli effetti nel mondo dell’arte. Da quando è stata venduta la prima opera digitale “Everydays: The First 5,000 Days” dell’artista americano Beeple, per un valore di 69 milioni di dollari, la sfera della criptoarte è esplosa, diffondendo una vera e propria febbre da NFT.  Da Luca Argentero come collezionista a Johnny Depp come artista digitale, tutti si stanno interessando a questa nuova era artistica nel digitale. Non c’è quindi da stupirsi se questa novità sia arrivata anche da noi, proprio tramite le opere di un artista varesino.

Stiamo parlando di Andrea Crespi, classe 1992, Laureato in Design del Prodotto allo Ied di Milano. Recentemente è entrato anche lui in questa nuova onda digitale. “Io sono un curioso per natura” ci dice. “Durante il lockdown ho avuto diversi momenti in cui potevo approfondire e studiare per migliorare la mia arte. Quando ho capito che qualcosa si stava muovendo ho cercato di comprendere di che cosa si trattasse. Ho passato molto tempo ad indagare perché non è un concetto così immediato”. È riuscito comunque a interpretare e fare sua questa nuova tecnologia. Nel suo percorso artistico ha sempre cercato di esprimere la propria creatività in tutti i modi possibili. Iniziato come un passatempo per evadere dalla vita quotidiana e ora diventato una vera e propria professione, Andrea, crea opere basate sull’essenzialità e su una riconoscibilità data da uno stile visivo ispirato a effetti ottici fatti di linee bianche e nere. Adotta una certa poliedricità nell’utilizzo degli strumenti che vanno dalla classica pittura su tela alla più moderna NFT, adattando i suoi visual alle diverse situazioni proposte: per esempio, la collaborazione per la Fashion Week dell’Hotel Bulgari, per cui ha realizzato le texture per lo spazio espositivo, o il contributo dato al marchio italiano Etro, per cui ha prodotto un Digital Art Work per un progetto da loro lanciato. 

Crespi, tramite la piattaforma di charity fundrasing CharityStars.com, ha collaborato con OTB Foundation, associazione benefica che da anni supporta la causa sociale a sostegno dei rifugiati afghani. In occasione di un’asta benefica ha realizzato e donato un’opera NFT ad hoc per l’occasione: “Invisible Girl” venduta ad un collezionista per 3.900 euro

L’ultima collaborazione, tramite la piattaforma CharityStars.com, è quella con OTB Foundation  che da anni supporta la causa sociale a sostegno dei rifugiati afgani. In occasione di un’asta benefica ha realizzato e donato un’opera NFT ad hoc per l’occasione: “Invisible Girl”, ispirata alla famosa fotografia di Steve McCurry “Ragazza afgana”, simbolo dei conflitti afgani degli anni Ottanta. Utilizzando il suo stile ottico, l’artista varesino ha celato la ragazza con le sue linee distintive, nascondendo gli elementi caratteristici della foto, ovvero gli occhi. Questo simboleggia come, attualmente, nei paesi afgani la situazione delle donne sia estremamente critica e che molte di loro, agli occhi del Paese e del mondo, siano del tutto invisibili. È stata così creata un’opera dal forte impatto visivo, dando una nuova vita ed un nuovo messaggio alla foto già estremamente nota, poi venduta ad un collezionista per un totale di 3.900 euro, interamente devoluti alla causa.

“Spesso nel mondo NFT si sente parlare di mancanza di regolamentazioni e spostamenti di grandi capitali non controllati, demonizzando questa nuova realtà. Bisogna far capire che questo può succedere, sia in questo mondo, sia in quello tradizionale. È bello quindi promuovere iniziative come queste che non hanno scopi speculativi, bensì benefici, facendo capire alle persone quante opportunità in più si possono avere con questo tipo di innovazioni”, sostiene Andrea. 
Tra le innumerevoli opportunità di cui parla c’è quella che gli ha permesso di inaugurare non solo la sua prima mostra di sempre, ma la sua prima mostra nel Metaverso, portandolo alla realizzazione, nei primi mesi dell’anno, di una rassegna ufficiale delle proprie opere in una dimensione del tutto virtuale. Protagonista dell’esposizione è la sua collezione “Genesis 69”, una serie di immagini ispirate all’opera indiana del Kamasutra, che approfondiscono l’aspetto filosofico ed emotivo del trattato spesso sottovalutato. 

L’utilizzo di una realtà digitale ha permesso l’accesso alla mostra a persone localizzate in diverse parti del mondo, eliminando limiti geografici e portando alla creazione di uno spazio fruibile sempre e, soprattutto ovunque. Basta quindi un pc ed un link per poter provare l’emozione vera e propria di visitare la mostra, con tanto di dialogo tra i vari visitatori e foto fatte alle opere esposte, che in termini di digitale possiamo tradurre in screenshot. Questo conferma una certa tendenza per il futuro a dematerializzare e a spostare parti del vissuto quotidiano in questo universo intangibile. Come diceva il designer Bruno Munari: “Togliere invece che aggiungere vuol dire riconoscere l’essenza delle cose e comunicarle nella loro essenzialità”.   

Cos’è un NFT?

Di che cosa parliamo quando ci riferiamo a un NFT? Questo termine che da due anni a questa parte sta letteralmente invadendo il web significa “Not Fungible Token”, traducibile in italiano con “Gettone Non Fungibile”. Detto in parole semplici, un NFT non è altro che un certificato depositato su Blockchain, una sorta di archivio digitale, sottoforma di token appunto, che attesta la proprietà di un bene virtuale e ne garantisce l’unicità e l’autenticità. 
Un NFT ha quindi la particolarità di essere unico e funziona esattamente come un oggetto da collezione e un certificato di proprietà allo stesso tempo. Può essere quindi archiviato, scambiato e venduto. Di questi beni digitali ce ne possono essere di diversi tipi: dall’opera d’arte ai meme usati sui social, perfino ai tweet. Tutto, se digitale, può essere un NFT. 
Questo fenomeno, nato nel “lontano” 2017, deve il suo successo a dei gatti. Anzi, a dei CriptoKitties per la precisione. Questi gattini digitali, ideati dalla società canadese Dapper Labs, sono stati tra i primi NFT ad essere venduti e scambiati. Nati per essere una sorta di tamagotchi virtuali, ossia degli animaletti da crescere e accudire, sono presto diventanti oggetti da collezionismo super richiesti. Il possesso di questi personaggi, oltre a permettere la registrazione sulla Blockchain di Ethereum, garantisce di generare altre varianti, tramite l’accoppiamento di NFT già esistenti, anche di utenti diversi, creando gattini sempre più unici e diversi. Basti pensare che il numero attuale di gattini in circolazione si aggira attorno ai 2 milioni, numero in crescente aumento data l’alta frequenza di nuove “cucciolate”. Ogni micio è poi associato ad un valore numerico, più è basso il numero, più raro è l’animale digitale. 
Questo fenomeno ha dato il via al boom degli NFT, contribuendo alla crescita della rete Ethereum, blockchain decentralizzata e open-source con la funzionalità di stilare contratti intelligenti, utilizzata prettamente per il deposito di opere d’arte NFT. Nell’ultimo anno, gli NFT hanno preso pieno dominio del mondo dell’arte, con il mercato delle opere digitali che ha quasi raggiunto quello delle opere reali. Molti artisti, quindi, si sono spostanti nel mondo virtuale che, grazie certificati di unicità e autenticità delle opere, il tracciamento della proprietà e la possibilità di monetizzare dalle vendite secondarie, vedono negli NFT uno strumento di innovazione e sperimentazione. 



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