Il-soprano-Sarah-Tisba

Lo studio, la vita privata da “ragazza strana”, le rinunce. Ma anche i tanti successi, non ultimo l’essere stata selezionata per uno dei più importanti concorsi europei di canto, il “Francesco Viñas” di Barcellona 

Incontriamo il soprano Sarah Tisba l’indomani dell’ultima recita di “Falstaff” al Teatro Sociale di Como, dove ha interpretato Alice Ford, una delle comari di Windsor che si divertono a burlare il vecchio sir John. Un ruolo non facile, che richiede anche notevoli doti di attrice, ma Sarah, che canta dall’età di 14 anni, ha molte frecce al suo arco, una voce duttile e cangiante e un’ottima presenza scenica, unita a simpatia e grande comunicatività.

“A Como ho cantato entrambe le opere dell’ultimo Verdi, prima ‘Otello’, a giugno, dove ho interpretato Desdemona, quindi ‘Falstaff’, due vocalità completamente diverse, perché in ‘Otello’ il canto è legato e morbido, con belle frasi da cesellare, mentre quello di Alice Ford è un ruolo più impervio, molto ‘parlato’, con note acute e basse che si alternano improvvisamente, ma alla fine ce l’ho fatta e anche con grande divertimento”, spiega Sarah, nata a Roma, con studi superiori a Parigi e quasi madrelingua francese ma varesina da sempre, folgorata sulla via del canto lirico a 19 anni per merito della madre Ilia, che le fece ascoltare un disco della grande Nathalie Dessay. “Ma i miei esordi furono rock, da ragazzina feci il mio primo concerto alla Scuola europea, dove studiavo, proponendo un brando di Van Halen, vestita come il cantante dei Kiss. Ho anche cantato con il Collettivo Mazzulata prima di entrare in conservatorio a Como e laurearmi. Sognavo di fare la disegnatrice per Walt Disney, ho sempre amato dipingere, ma poi la lirica mi ha travolto e oggi ho pochissimo tempo per me, che ritaglio tra una tournée e l’altra”.

Sarah, che ha 28 anni, ha bruciato le tappe, nel 2013 il debutto come Norina in “Don Pasquale” di Donizetti, in occasione de “L’Opera a Palazzo” a Bergamo, sotto la guida di Denia Mazzola Gavazzeni, poi come Adina in “Elisir d’amore”. In seguito, è a Pavia con l’associazione “InCanto InMusica” nei ruoli di Musetta in “Bohème” e Zerlina in “Don Giovanni”. Ad aprile interpreta il ruolo di Gulnara ne “Il Corsaro” di Verdi al Teatro Sociale di Como, all’interno del laboratorio diretto dal maestro Bruno Dal Bon. 
Poi la lunga parentesi con la compagnia di “Opera domani” dell’Aslico, che ha sede al Teatro Sociale di Como e porta in diversi teatri nel mondo la versione di un’opera lirica ridotta a un’ora e destinata all’ascolto dei bambini delle scuole primarie. Con loro ha incarnato Liù nella “Turandot” di Giacomo Puccini, portata anche in tournée in Oman lo scorso anno a novembre, ma prima aveva ricoperto il ruolo al Sociale di Como, al Teatro “Romolo Valli” di Reggio Emilia, al Comunale di Bologna e al Regio di Parma. Per “Opera Pocket”, format che propone un’opera lirica con organico ridotto per piccoli teatri italiani di tradizione, come Cantù, Magenta o Chiasso, Sarah ha interpretato Cio Cio San nella “Madama Butterfly” pucciniana. Nel 2016, con il pianista Francesco Miotti, con il quale da sempre ripassa i ruoli, ha eseguito rari brani composti dall’editore Giulio Ricordi, in arte Jules Burgmein, nel ridotto del Teatro alla Scala di Milano. 

“La mia è una voce versatile, che affronta anche la liederistica. Amo molto autori come Richard Strauss, Mahler e Brahms, e ‘Les nuits d’été’ di Hector Berlioz

“Il prossimo febbraio sarò nelle Marche e in Abruzzo per dieci repliche di ‘Falstaff’, poi forse dovrò andare a Manila per interpretare di nuovo ‘Butterfly’. Ma la bella notizia è che sono stata selezionata per uno dei più importanti concorsi europei di canto, il ‘Francesco Viñas’ che si terrà a fine gennaio al Teatro Liceu di Barcellona. Porterò brani impegnativi da ‘Traviata’, ‘Lucia di Lammermoor’, ‘Manon’ di Massenet, ‘Il corsaro’ di Verdi e ‘Il ratto dal serraglio’ di Mozart”. Il soprano lirico varesino, a casa studia il ruolo da interpretare, circa due ore al giorno, e con la sua insegnante Francesca Patanè, figlia del celebre direttore Giuseppe, insiste di più sulla tecnica vocale: “Sotto concorso si perfeziona la posizione dei suoni che devono essere uguali, omogenei. La mia è una voce versatile, che affronta anche la liederistica. Amo molto autori come Richard Strauss, Mahler e Brahms, e ‘Les nuits d’été’ di Hector Berlioz, ma con il Grande Orfeo ho affrontato anche autori come Tosti, Catalani, Hahn e Wolf Ferrari.

Purtroppo, nella mia città non ho mai occasione di cantare, nessuno mi chiama, tranne questo gruppo che propone musica poco nota del periodo tra Otto e Novecento”, aggiunge Sarah, che tra i sogni possibili annovera il ruolo di Fiordiligi nel “Così fan tutte” di Mozart, e tra quelli impossibili Lady Macbeth nell’opera verdiana, e si definisce una donna “strana”, senza le debolezze femminili solite, lo shopping, le feste e l’apparire. “Quando studiavo avevo più tempo per le altre mie passioni, disegnare e dipingere, fotografare e viaggiare, ma anche leggere, classici e romanzi di autori in prevalenza stranieri. Ora ho sul comodino ‘L’amore ai tempi del colera’ di Garcia Marquez. La carriera purtroppo costringe a sacrifici, soprattutto per una persona giovane come me che in questo modo ha poca vita sociale. Quando gli amici mi chiamano per il fine settimana quasi sempre devo cantare, loro sono liberi in agosto e io ho la tournée, perciò alla fine inevitabilmente ci si allontana. Non tutti capiscono, una persona deve volerti bene davvero per sopportare assenze, presenze brevi e ripartenze, e non è facile trovarla”. 



Articolo precedente Articolo successivo
Edit