Il recupero del Castello di Belforte
Da luogo strategico per il controllo delle vie di accesso alle città di Milano e di Como, a stabile abbandonato, in totale degrado. Questa la storia della fortificazione eretta appena al di fu
Da luogo strategico per il controllo delle vie di accesso alle città di Milano e di Como, a stabile abbandonato, in totale degrado. Questa la storia della fortificazione eretta appena al di fuori del centro abitato di Varese nel XII secolo, che nel corso del tempo, ha subito svariate trasformazioni. Da qualche mese sono ripartiti i lavori di restauro che hanno l’obiettivo di riqualificare l’intera area per renderla accessibile a turisti e visitatori
Appena usciti dal centro abitato di Varese, sulla strada che porta a Como, dalla cima di una piccola collina alla sua sinistra, si può scorgere quanto rimane di uno degli edifici storici più importanti della provincia di Varese: il Castello di Belforte. Del fasto di un tempo è rimasto ben poco purtroppo, ma il desiderio di lasciare ai posteri testimonianza di quella che è stata una delle presenze storiche più importanti del Varesotto ha spinto il Comune di Varese, proprietario dello stabile, ad intraprendere un tentativo di recupero del Castello. Le sue origini risalgono al XII secolo, quando proprio per la strategicità della posizione, si decise di erigervi una costruzione fortificata, chiamata Belforte (nome che deriva da Bellum-Fortis). La sua posizione permetteva, infatti, di controllare le vie di accesso a Milano e Como e gli altri stati confinanti.
Ci sono testimonianze scritte di come questo luogo abbia rivestito un’importanza capitale nello scontro tra Milano e il Sacro Romano Impero, ospitando diverse volte Federico Barbarossa, che lo fece diventare roccaforte imperiale. Nel 1400 il Castello fu espugnato da Como e da qui perse molta della sua importanza, venendo poi successivamente trasformato in una fattoria agricola e poi nella sede abitativa del Marchese Galeazzo Clivio. Nel 1500, la famiglia Biumi, che era venuta in possesso di gran parte dei terreni di quell’area fino al fiume Olona, fece progettare, pare ad opera del Bernascone, una fastosa dimora, che non venne mai completata, se non per un’ala di due piani, con un prospetto a colonne con finestre a timpano rivolte al cortile. Durante la seconda guerra di indipendenza, l’area fu teatro di grandi combattimenti tra Giuseppe Garibaldi, con i suoi Cacciatori delle Alpi, e le truppe austriache del generale Karl von Urban, nella così detta Battaglia di Varese del maggio del 1859.
Con il passare degli anni, nel 1969, a seguito del deperimento di parte dello stabile nel suo lato ad Ovest, una parte venne abbattuta e vennero lasciati i restanti 3 lati ed un muro, a delimitare lo spazio destinato ad orto. A seguito di alcuni lavori di messa in sicurezza della costruzione ormai pericolante, nel 2005 vennero rinvenute le prime tracce di antichi affreschi raffiguranti una Madonna in trono con Gesù e un San Sebastiano, salvati perché ricoperti da altri strati di intonaco. Si ritiene facciano parte dell’antica chiesa di Belforte, parte integrante del Castello, anche citate nel “Liber notitiae sanctorum mediolani” del XIII secolo, ad opera di Goffredo da Bussero. Nel 1990, il Castello di Belforte era ancora parzialmente abitato e il pensiero di recuperarlo ebbe inizio, quando su pressione delle Associazioni Amici della Terra e Italia Nostra, si riuscì ad ottenere che quest’ultimo fosse donato al Comune di Varese.L’Assessore all’urbanistica di allora Giuseppe Bonomi e il Sindaco Giuseppe Fumagalli, riuscirono a fare in modo che Iper supermercati (con un finanziamento di 200 milioni di vecchie lire) cominciasse a prendersi carico del restauro del Castello, sotto l’attenta vigilanza dell’Architetto Cazzola.
Purtroppo, di quel piano di recupero fu portato avanti solo un primo lotto: un tetto, che tuttavia fu in grado di salvare un’ala del Castello. Successivamente, le dimissioni volontarie dell’Assessore alla cultura Giuseppe Armocida, portarono prima ad un’interruzione dei lavori, poi alla trasformazione dello stabile in un ostello, preda di numerosi furti e danneggiamenti, e infine al totale abbandono. Da qualche mese a questa parte, sono ripresi i lavori di recupero e di restauro del Castello. In una prima fase sono state eseguite delle opere atte a mettere in sicurezza il manufatto e a bonificare l’area. Sono stati abbattuti fabbricati abusivi, effettuate importanti opere di disboscamento e portate avanti indagini geofisiche del sottosuolo con i georadar. A seguire si è indetto un bando per aggiudicare il servizio di progettazione di fattibilità tecnica, economica ed esecutiva per i lavori. La cifra stanziata ammonta a 400mila euro. Come spiega l’Assessore Enzo Laforgia: “Con questi interventi si intende rendere fruibile e accessibile il complesso storico, per poter attivare dei percorsi di visita tra le mura. In un secondo momento l’obiettivo è andare oltre e sviluppare una destinazione culturale specifica per il compendio.
Verranno valutate le proposte di recupero funzionale e di restauro conservativo del piano terra del corpo centrale, per rendere fruibile la struttura con la creazione di un punto di accoglienza riscaldato per i visitatori”. In particolare, saranno elementi di valutazione le proposte finalizzate al recupero dell’architettura storica del Castello. “Sarà valutata la valorizzazione degli spazi al pianterreno, focalizzandosi sulle architetture che caratterizzano il monumento e le sue trasformazioni, con la valorizzazione delle pareti affrescate, restaurate e protette. Inoltre, costituiscono elementi di valutazione le proposte per la realizzazione di percorsi di visita accessibili a tutti. Per il consolidamento strutturale, verranno presi in considerazione in modo positivo l’adozione di modalità a contenuta invasività”, precisa Laforgia.