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Un centro di aggregazione, fulcro di attività didattiche-formative per i giovani interessati ai maestri d’ascia e più in generale, al mondo nautico. Un’area espositiva museale dedicata al mondo della vela. Una biblioteca che farà da incubatore per nuovi artisti e artigiani.  Sono questi gli elementi di “Officine dell’Acqua”, il sogno che l’Associazione Vele d’Epoca del Verbano sta trasformando in realtà attraverso il progetto di riqualificazione degli ex-magazzini delle Ferrovie Nord di Laveno Mombello. Obiettivo: dar vita a un motore di rinascita economica e sociale locale partendo dalle tradizioni 

Delle vele antiche, nuove, appena ritoccate o ancora da restaurare; dei giovani artigiani e artisti in pensione, ancora affascinati dalle tradizioni e dai lavori manuali, incorniciati da quel verde smeraldo delle montagne del Verbano e quel blu petrolio del Lago Maggiore. È in questo quadro lacustre fatto di persone, aspirazioni e natura che l’Associazione Vele d’Epoca del Verbano, più comunemente conosciuta con l’acronimo Avev, sta realizzando un sogno. Si tratta del progetto Officine dell’Acqua con cui i vecchi magazzini ferroviari di fine ‘800 di Laveno Mombello torneranno a vivere. Siamo sulla sponda lombarda del Lago Maggiore, a pochi passi dalla Navigazione Laghi che collega la cittadina alla costa piemontese e dalla stazione Ferrovie Nord Milano che collega direttamente Laveno a Milano. È proprio negli storici locali adiacenti ai binari, un tempo sede del Magazzino Merci Ferroviario edificato nel 1886 che prenderà il via Officine dell’Acqua. Lì dove una volta venivano stivati gli imballi scaricati dai barconi lacustri e destinati al capoluogo lombardo sta prendendo forma l’idea dei soci Avev: trasformare un luogo abbandonato da oltre trent’anni in un centro di aggregazione sociale e fulcro di attività didattico-formative legate all’artigianato tradizionale, altrimenti destinato a scomparire.

Avev è nata dieci anni fa come associazione culturale rivolta a tutti gli amanti delle barche d’epoca e classiche. Dalla sua nascita, l’Associazione promuove la tutela e il restauro degli scafi che con i loro pregiati legni e i loro lucidi ottoni hanno fatto la storia della vela e tramite l’organizzazione di eventi sportivi e culturali, si propone di riunire, arricchire ed ampliare la grande “famiglia” degli appassionati delle vele, storiche e tradizionali, che solcano le acque del Verbano e non solo. Oggi, convertita in Aps, ovvero in Associazione di promozione sociale, ha come scopo la tutela, la valorizzazione e la divulgazione del prezioso patrimonio rivierasco. Come spiega il Direttore di Avev, Paolo Sivelli, “l’associazione culturale, fatta di amici appassionati di barche storiche, scopre la necessità di andare oltre il compiacimento dei soli soci, trasformandosi in Associazione di promozione sociale. Al di là degli acronimi, cambiano profondamente i contenuti; ci siamo accorti che quello che avevamo fatto era il frutto di una passione dal valore culturale estremamente alto e, dunque, abbiamo pensato di far nascere un qualcosa che potesse trasmettere questa passione e questa cultura, coinvolgendo i giovani che hanno le potenzialità per trasformare le conoscenze in opportunità e disegnare così il loro futuro”.

Una visione ambiziosa che affonda le sue radici nell’impellente necessità di salvare, tramandare e riscoprire il secolare rapporto con il Lago e le Vie dell’acqua per trasformarla in un’opportunità: quella di aprire nuovi percorsi di sviluppo locale a vantaggio delle nuove generazioni, sulle orme della storia e della tradizione. Il tutto nasce dal desiderio degli appassionati dell’Associazione di trasmettere i valori e la cultura che hanno legato nei secoli la popolazione rivierasca all’acqua, fonte di sostentamento e crescita economica e sociale. Fino agli inizi del secolo scorso, quella sponda del Lago Maggiore era la cornice di un ingranaggio vitale per il territorio, che vedeva protagoniste microeconomie locali, dalla pesca alla costruzione di barche, reti e attrezzatura nautica, fino alla navigazione turistica e commerciale. Un mondo che oggi non c’è più, o che è rimasto solo in parte, trasformato dalla modernità prima, e dalla globalizzazione poi. Ma che non è detto possa ritornare a essere protagonista dell’economia del nord del Varesotto.  

Avev è sorta dieci anni fa come associazione culturale rivolta a tutti gli amanti delle barche d’epoca e classiche. Dalla sua nascita, promuove la tutela e il restauro degli scafi che hanno fatto la storia della vela

La visione è di grande respiro, sia in termini temporali che di spazio. Trenta sono gli anni durante i quali, da contratto, Officine dell’Acqua potrà dare nuova vita ai vecchi magazzini ferroviari “perché, ovviamente – spiega il Direttore Paolo Sivelli –, un progetto di riqualificazione di spazi così ampi necessita un intervento economico esterno che può provenire sia dai privati che dalle istituzioni o, ancora, dai fondi europei. Ma nessuno investe in progetti che non hanno un futuro, dunque, la possibilità di avere una visione di grande respiro temporale diventa fondamentale per poter reperire le risorse”. Sono 1650, invece, i metri quadrati in cui si muoverà il progetto all’interno dei vecchi magazzini. Gli stabili ricalcano la classica architettura ferroviaria; le strutture ancora esistenti sono strettamente collegate alle dimensioni dei vagoni che dovevano accostarsi al magazzino per effettuare lo scarico e il carico merci, in corrispondenza delle aperture.

I render del progetto

Qualche scatto fotografico - Ph. Matteo Aldeni

Cinque, le sale che ospiteranno le attività. Un’ampia area espositiva museale racconterà il territorio, da sempre fortemente legato all’acqua, a testimonianza dell’operosità e dell’ingegno lavenese che seppe sfruttare questa risorsa naturale, aprendo le economie del Lago ai mercati della pianura Padana, spingendo le grandi barche da trasporto e i piroscafi a vapore fino a Venezia e al Triveneto, perché, come ricorda Paolo Sivelli, “l’acqua, oggi, è vista prevalentemente come una barriera, ma una volta era l’autostrada dei giorni nostri; fondamentale per trasporti e turismo, ma soprattutto le vie d’acqua congiungevano il Lago Maggiore al mare”. Un nuovo padiglione, invece, interamente costruito in legno, ospiterà i corsi di carpenteria, restauro e costruzione navale; l’obiettivo è quello di ricreare una scuola di maestri d’ascia, che, come sottolinea il Direttore Sivelli, “porti alla trasmissione della conoscenza di un antico mestiere che oggi sta scomparendo in tutta Italia”. 

L’Associazione Vele d’Epoca Verbano è già attiva in questo campo ed è già in dialogo con le scuole per poter offrire dei programmi didattici extra scolastici avvicinando i ragazzi più giovani alla cultura dell’acqua: Abbiamo già in essere – continua Paolo Sivelli – una convenzione con l’Università di Genova per i corsi di formazione sul restauro e sulla costruzione navale; siamo accreditati come ente formativo, dalla stessa Università, sia per la facoltà di Architettura navale che per quella di Ingegneria navale”. Una terza area sarà attrezzata per la lavorazione e l’esposizione di giovani artigiani e artisti, mentre una quarta sala ospiterà la biblioteca dell’acqua e del legno con annessa area studio e attrezzatura polifunzionale per convegni e meeting. E infine, l’ufficio turistico con l’area accoglienza delle Officine dell’Acqua. Il progetto vuole, dunque, configurarsi non solo come semplice spazio espositivo dedicato alla tradizione e alla navigazione delle acque interne, ma anche come luogo di aggregazione, fulcro e catalizzatore dell’ampia offerta culturale che il territorio circostante offre. Un perfetto connubio tra museo e officina.

Non mancherà, dunque, l’operatività e la necessità della collaborazione di tutti i lavenesi: “Il target è estremamente trasversale perché è un progetto che vuole essere un ponte tra la tradizione del passato e l’opportunità del futuro - spiega il Direttore Avev, Paolo Sivelli -. Saranno fondamentali, quindi, le persone che hanno vissuto il passato glorioso degli anni trascorsi, con tutti i loro ricordi e le loro conoscenze, e le nuove generazioni che devono, invece, assorbire, metabolizzare e trasformare le conoscenze in opportunità per il futuro. Sarà importante, inoltre, il coinvolgimento di tutta la popolazione dal punto di vista sociale, ma anche economico-produttivo, dalla pesca alla cucina di lago, fino al turismo”. La storia lancia il guanto di sfida al domani di un territorio in cerca di una nuova identità. E se la soluzione per una volta fosse nel passato? 

 

 



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