b&b La Corte di Brenta e un particolare di un mosaico.jpg

In alcune opere è rintracciabile il tentativo di andare alla ricerca della vita o dell’estetica del quotidiano. In altre, più prosaicamente, a spiccare è l’ironia sui difetti della nostra società. A dominare è comunque sempre il colore. Quello delle tessere con cui Andrea Sala (in arte Arend) sta abbellendo, come un cantastorie della modernità, piazze e facciate di Brenta

Immaginate di chiudere gli occhi e partire per un viaggio in una terra sconosciuta, e poi riaprirli, scoprendo un paese dove le finestre sorridono, accese di colori, i muri raccontano, e un cantastorie di nome Arend prende per mano grandi e piccini insegnando loro a creare meraviglie con le mani, arcobaleni di felicità che accendono i cuori. Il paese immaginario esiste, si chiama Brenta, 1.800 abitanti a un passo da Cittiglio, case di una volta, basse e povere, una piazza finora anonima, muri di cemento vuoti e automobili parcheggiate, toni di grigio su grigio. Finché non è arrivato Andrea Sala, 34 anni, un diploma al Naba, la Nuova Accademia di Belle Arti di Milano nel corso di primo livello in Graphic design e Art director e poi in secondo livello all’Accademia di belle Arti di Ravenna, 110 e lode nel corso di Mosaico.

Andrea ha ristrutturato la casa di famiglia, che data 1686, nel centro storico con l’aiuto di papà Massimo, creatore di vetri Tiffany e scultore per diletto, trasformandola nel 2012 nel bed & breakfast “La Corte di Brenta”, tre camere e otto posti letto, una grande sala, terrazzi, un orto e un giardino oltre a un laboratorio, con la possibilità per gli ospiti di innamorarsi dell’arte musiva, partecipare a corsi e impegnarsi in prima persona nella decorazione del paese. Una home gallery in cui essere accolti in nome dell’ecologia e della solidarietà, per uno stile di vita sano e in equilibrio con l’ambiente. Così Andrea-Arend ha trasformato il paese, illuminandolo con decine di mosaici, coinvolgendo l’amministrazione comunale con in testa il sindaco Gianpietro Ballardin, che nel 2013 gli ha messo a disposizione i locali della vecchia latteria di piazza Diaz, oggi sede del suo laboratorio e dei corsi per bambini e adulti. Proprio in quell’anno, l’artista di Brenta si recò per due mesi come volontario nella “Escuela de la Vida y de la Paz” di Arequipa, in Perù, per realizzare, con la collega Alberta Jacqueroud, due grandi mosaici insieme ai bambini del luogo, “L’Albero della Vita” e “la Croce andina”.

Andrea Sala: “Mi sono ispirato agli affreschi di Arcumeggia, volevo che Brenta si colorasse un po’, così invitai artisti di tutto il mondo: in cambio del soggiorno nel mio b&b avrebbero realizzato ognuno una finestra. Oggi siamo arrivati ad averne sedici, ma non ci fermiamo qui”

“Dopo aver sistemato la mia casa, ho pensato di decorare il paese e, nel 2015, mi è venuta l’idea di creare delle finestre di mosaico sui muri delle case. Mi sono ispirato agli affreschi di Arcumeggia, volevo che Brenta si colorasse un po’, così invitai artisti di tutto il mondo: in cambio del soggiorno nel mio b&b avrebbero realizzato ognuno una finestra. Oggi siamo arrivati ad averne sedici, ma non ci fermiamo qui”, racconta Andrea, che ha un’altra grande passione, la canoa, con la quale progetta di rifare il viaggio, dal Ticino fino a Milano, che compivano un tempo i barconi carichi del marmo di Candoglia per le sculture del Duomo.

A Brenta sono presenti mosaici dai temi più disparati, come si legge nella brochure che Arend ha realizzato per promuovere le sue iniziative: “Essi toccano punte di lirismo (Amy Sanders, Giorgia Lat- tanzi) come di ironia (Manoka Capol e Arend Sala), e riflettono sul significato del gesto di frammentare (Raffaella Ceccarossi), sui pericoli della società globalizzata (Kerstin Kuemmerle), sul senso della vita (Massimo Sala). Alcuni evocano universi improbabili (Catherine Prioli, Sé Van Wert), altre celebrano l’estetica del quotidiano (Marco De Santi, Emanuela Bottana) non senza connotazioni simboliche (Neslihan Zabci Erdal, Alberta Jacqueroud e Zeida Bruce”. Ma Andrea, anche buon fisarmonicista che allieta gli anziani delle case di riposo con le melodie popolari, è una fonte inesauribile di idee, così nel maggio scorso, terminato il lockdown, ha deciso di trasformare la Piazza della Pace in un cantiere, terminando sul campo il lavoro iniziato nel 2019 in laboratorio, protagonisti quaranta tra bambini e adulti della zona, autori dei mosaici poi incollati a muro. “La piazza è stata ottenuta abbattendo vecchi edifici, ma i muraglioni rimasti erano tristissimi, grigi e anonimi. Così abbiamo immaginato di dividerli in due, sotto mosaici con il tema del mare e sopra con quello del cielo. Nella parte superiore del muro era rimasta una ‘finestra’ di vecchi mattoni, l’abbiamo lasciata, mettendoci vicino un mosaico a forma di Coronavirus legato a una catena, come fosse la palla di ferro di una gru demolitrice. Simbolicamente è il virus che buca le nostre certezze e la nostra salute, oscurando un pezzo di cielo.

Prima del periodo di chiusura, con la collaborazione dell’Associazione genitori, a 160 bambini delle scuole di Brenta abbiamo consegnato un kit per creare un cuore, con le tessere del mosaico a mo’ di pixel, che poi abbiamo inserito nell’opera sul muraglione della piazza. Ogni bambino può così ritrovare il suo cuoricino ogni volta che passa di lì”, spiega Arend, che manda avanti il b&b con l’aiuto di Claudia, argentina, anche lei coinvolta nei progetti dei mosaici. Passeggiando per le vie di Brenta si scoprono opere di Andrea in ogni angolo, dalle insegne dei negozi allo stemma del paese, sistemato sulla facciata del palazzo comunale, mentre il suo b&b è letteralmente ricoperto di mosaici, e ogni stanza ha uno stile diverso, con opere che richiamano Paesi esotici o i nostri dintorni, ma anche volti e ritratti di animali. Nel laboratorio di Piazza Diaz, poi, è appesa una grande opera collettiva, dal titolo “Siamo alberi”, composta da tante piastrelle musive realizzate da allievi e visitatori. Chi vuole può acquistare, con offerta libera, un kit per costruire un mosaico con il “fantasmino” del videogioco dei Pokémon.

“Ora sto realizzando copie di mosaici romani, partendo dal disegno e poi posizionando le tessere che sono in marmi policromi. Le sistemo a rovescio, poi faccio una gettata di cemento e le giro, e alla fine le stucco, chiudendo le fessure. Gli altri mosaici sono fatti con pezzi di piastrelle o vetri, usiamo materiale di scarto per abbattere i costi. Anche in questo caso parto dal disegno, poi posiziono le tessere su una rete e le incollo. Spesso utilizzo pezzetti che taglio da piastrelle rotte delle cucine o dei bagni, i vetri smaltati, che provengono da Venezia, sono troppo costosi”.

Andrea Sala utilizza antiche tecniche: il marmo, che serve per le copie dei mosaici romani, viene tagliato con uno speciale attrezzo detto “tagliolo”, con il pezzo posizionato sopra uno spuntone di ferro e messo a misura con la “martellina”, un attrezzo speciale già in uso nell’antica Roma. Le piastrelle e i vetri, invece, sono sagomati con la tenaglia. Nel 2010, Arend ha trascorso due mesi a Damasco, con l’obiettivo di restaurare alcuni mosaici pavimentali romani assieme alla Cooperativa italiana allo sviluppo, una esperienza che ha ancora accresciuto la sua voglia di impegnarsi nella conoscenza dell’arte musiva.

“Il laboratorio è condiviso, il comune ha voluto creare uno spazio per tutti. Ho diversi allievi che ritornano spesso, come la signora Roberta di Casalzuigno, ospite da cinque anni e autrice del grande pannello a mosaico che raffigura la carta geografica del mondo, appeso in laboratorio. Quando il paese è in festa, mi piace riprodurre all’aperto un cantiere romano e organizzare corsi su quel tipo di mosaico, e mi piacerebbe molto collaborare con altri comuni, come ho fatto con Gemonio, dove con i bambini ho realizzato diversi lavori», dice Andrea, che con i ragazzi di Brenta ha esposto una grande bandiera italiana a colorare un altro pezzo di muro di Piazza della Pace. Arend ha realizzato il suo sogno, Brenta è un paese accogliente e dai mille colori, le porte del suo b&b sono sempre aperte a chi ha curiosità e voglia di imparare. Un messaggio di solidarietà e condivisione di questi tempi sempre più raro.



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