Il laboratorio di Andrea Lanza.jpg

Da uno Spinosauro di 16 metri finito sulla copertina del National Geographic al trucco perfetto del protagonista del recente film sul leader socialista: il saronnese d’adozione Andrea Lanza gira il mondo trasformando, letteralmente, i personaggi di fantasia (e non solo) in realtà

Una passione nata da ragazzo, quando ha cominciato a giocare con i colori, modellando la plastilina, il Das o semplicemente la cera che ricopre il Galbanino. Un “gioco” che e diventato un lavoro e lo ha reso noto in tutto il mondo grazie alla sua performance in “Hammamet”, l’ultimo film di Gianni Amelio nel quale ha trasformato Pierfrancesco Favino in Bettino Craxi. Lui è Andrea Leanza, classe 1981, nato a Catania ma trasferitosi nel Varesotto in tenera età. Primo di 8 fratelli (la più piccola, Giorgia, ha cominciato a collaborare con il suo team), oggi vive e lavora a Saronno, in un laboratorio all’interno dello Spazio Must, quando non e a portare la sua arte in giro per il mondo.

Un lavoro complesso, che impegna la mente e il corpo non solo nel periodo della durata delle riprese di un film, ma anche nei mesi prima, durante i quali bisogna studiare il soggetto, preparare i materiali e fare prove su prove. “Il lavoro per il film ‘Hammamet’ fatto insieme a Federica Castelli e cominciato mesi prima - racconta Andrea Leanza, che si definisce “truccatore speciale” o prosthetic make-up artist -. Per un progetto del genere si parte dal calco della testa dell’attore, in questo caso abbiamo usato una scansione 3D. Abbiamo poi fatto la scultura per studiare come far somigliare l’attore al personaggio. Un make-up così articolato viene suddiviso in vari pezzi, che si staccano e poi formano l’insieme. Per trasformare Favino in Craxi abbiamo utilizzato 9 protesi, 7 in gel di silicone al platino incapsulato in pellicola vinilica con una soluzione di acetone più un gel per dare consistenza alla protesi che si deve adattare alla pelle dell’attore”.

Da sempre Andrea Leanza lavora per migliorarsi apprendendo e sperimentando tecniche e materiali all’avanguardia: inizia così a farsi strada nel campo televisivo e cinematografico italiano, realizzando effetti di trucco speciale per pubblicità, sit-com, corto e lungometraggi. A tutto il lavoro preliminare, va aggiunto poi quello sul set: “Per ‘Hammamet’ cominciavamo il lavoro ogni mattina prima dell’alba e abbiamo impiegato almeno 4 ore al trucco: partivamo incollando i capelli con un gel molto forte; poi si posizionava la sottocalotta e infine si procedeva con l’incollatura delle protesi: collo, naso, labbro superiore, lobi delle orecchie, guance, mento, labbro inferiore, testa e palpebre. Poi toccava al parrucchiere e infine alle sopracciglia - spiega Leanza -. Per 39 giorni di riprese più 5 giorni di provini e andata così. Abbiamo realizzato più di 500 pezzi in tutto, tra materiale utilizzato in scena, scarti e test. Quando si girava a Legnano, per 11 giorni, il trucco lo facevamo qui, nel nostro laboratorio, mentre in Tunisia il set era nella casa di Craxi ad Hammamet.

Andrea Lanza: “Trasformare un attore in un personaggio vivo o realmente vissuto è un’impresa e una sfida ogni volta. Ci vuole tanto lavoro, tanta fatica, tanto impegno, ma è la mia passione”

È stata un’emozione fortissima la prima volta che ho visto il film, qui a Saronno al Cinema Prealpi ho portato tutta la mia famiglia e tra amici e parenti vari alla fine eravamo in una cinquantina”. “Con gli attori deve nascere una collaborazione e un’intesa speciale: loro lavorano su se stessi, si adattano al personaggio con le proprie capacità, studiano il soggetto, i movimenti, gli atteggiamenti. Tutti avete visto cosa è riuscito a fare Favino - dice ancora Leanza -. Ma è indubbio che il colpo d’occhio del trucco sia fondamentale. È importante creare un feeling da subito, poiché per trasformare un attore in un personaggio da film devo mettergli le mani in faccia, gli raso i peli, gli infilo in bocca la dentiera: ci si deve fidare a vicenda”.

Andrea Leanza è partito dalla passione per i dinosauri (ha realizzato uno Spinosauro di 16 metri di lunghezza finito sulla copertina del National Geographic), ma è il trucco iperrealistico che gli dà le maggiori soddisfazioni: “Trasformare un attore in un personaggio vivo o realmente vissuto è un’impresa ed una sfida ogni volta - prosegue Leanza -. Ci vuole tanto lavoro, tanta fatica, tanto impegno, ma è la mia passione e lo faccio con gioia, insieme al mio team Alcfx (Andrea Leanza Creatures Fx) siamo in una decina, 19 anni la più giovane, 43 il più grande. Per me i dettagli sono importantissimi. Sono un precisino, un pignolo. Amo il paragone con la musica: un leader non deve essere un direttore d’orchestra, ma un membro di una jam session jazz, ognuno deve fare bene la sua parte, ma ci stanno le variazioni e le improvvisazioni. Ognuno porta le sue peculiarità, ci si confronta e alla fine si arriva al dunque”. Un consiglio a chi vuole avvicinarsi a questo mondo? “Io sono un autodidatta, mentre frequentavo il liceo artistico facevo l’apprendista scenotecnico. Ci vuole tanta gavetta, imparare da chi sa e sperimentare. Io per tanti anni ho lavorato in un garage, all’inizio è stata dura, senza aiuti di nessun tipo. Per me la disponibilità dello Spazio Must è stata importante, c’è una bella relazione. Abbiamo in uso un laboratorio e spero di riuscire ad organizzare corsi per far conoscere sempre più il nostro lavoro”, conclude Leanza.

       Andrea Leanza 



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