La nuova frontiera della ricerca contro il cancro passa per l’approccio di “risvegliare” le risposte anti-tumorali presenti ma sopite negli individui malati, riattivando le cellule immunitarie con anticorpi. Un’attività di studio sostenuta dall’associazione varesina “Giovanna Tosi”

‘‘Risultati incredibilmente positivi che hanno rinvigorito le speranze della lotta contro i tumori”: così Roberto Accolla, Ordinario di Patologia Generale e Immunologia all’Università degli Studi dell’Insubria, presenta l’attività di ricerca portati avanti dall’associazione varesina “Giovanna Tosi” per la lotta contro i tumori di cui è Presidente. Una realtà fondata a Varese alla fine del 2016 in memoria della dottoressa Giovanna Tosi, ricercatrice e docente dell’Università della città, scomparsa a causa di una patologia tumorale incurabile a luglio dello stesso anno.
L’Associazione nasce per ispirazione e per volere delle sorelle di Giovanna e del professore Roberto Accolla, che insieme ad altri 15 soci fondatori hanno così voluto ricordare l’amica e collega.

Professore, quali sono le iniziative che porta avanti questa associazione?
La presunzione che noi abbiamo, dettata da questa volontà di ricordare la dottoressa Tosi è duplice. Da una parte, l’Associazione si impegnerà in un’opera di divulgazione e di informazione sul territorio cercando di far conoscere al pubblico gli aspetti principali relativi ai tumori, in particolare quelli epidemiologici come la loro incidenza, le cause, le varie tipologie tumorali, ma anche le nuove direzioni terapeutiche che in questi ultimi anni sono letteralmente “esplose”, e che stanno facendo sperare in una “rivoluzione copernicana” dell’approccio terapeutico ai tumori. Dall’altra vogliamo operare sul territorio creando dei bandi di concorso per giovani ricercatori, i quali opereranno nell’ambito delle attività scientifiche che la dottoressa Tosi aveva promosso nel corso degli anni, in particolare patologie tumorali generate da agenti infettivi e rapporti tra patologie tumorali e risposte immunitarie ad esse legate. 

Roberto Accolla, Ordinario di Patologia Generale e Immunologia all’Università degli Studi dell’Insubria: “L’approccio vaccinologico cerca di innescare le cellule immunitarie di un individuo malato”

Quali sono le nuove azioni terapeutiche?
Una delle direzioni più importanti riguarda il cosiddetto approccio “taylor made”, cioè la creazione di farmaci che agiscono in maniera sempre più mirata sulle anomalie delle cellule tumorali, risparmiando le cellule normali. Cosi facendo, oltre ad avere una più efficiente azione sul tumore si risparmiano di molto gli effetti collaterali dannosi dei farmaci del passato che indiscriminatamente attaccavano tutte le cellule dell’organismo che si replicavano, generando effetti quali profonde anemie, perdita dei capelli, desquamazioni epiteliali ecc. L’altra direzione, veramente innovativa introdotta solo negli ultimi 5 anni riguarda l’approccio immunologico, la cui filosofia è diversa dalla precedente: qui si cerca di innescare una potente azione delle difese dell’organismo mediante “vaccini tumorali” cioè molecole anomale prodotte solo dalle cellule tumorali che vengono usate come se fossero dei patogeni batterici o virali, in un modo molto simile ai vaccini contro la polio o il morbillo. In questo ambito poi sta ottenendo particolare successo l’approccio immunologico di “risvegliare” le risposte anti-tumorali presenti ma sopite negli individui affetti da tumore, riattivando le cellule immunitarie con anticorpi verso recettori che impediscono alle cellule immunitarie anti-tumore stesse di contrastare il male.

Nello specifico, i vostri studi come hanno contribuito a queste nuove azioni terapeutiche?
Nel 2013, un progetto legato agli studi immunologici sull’epatocarcinoma - un tumore maligno del fegato, terzo killer a livello mondiale per patologie tumorali - chiamato HEPAVAC (epatocarcinoma-vaccino), portato avanti da me e dalla dottoressa Tosi in collaborazione con l’Istituto tumori di Napoli e altri centri di ricerca europei in Germania, Spagna, Francia, Belgio e Inghilterra, ha ottenuto un finanziamento della Comunità Europea, ovvero un fondo di ricerca internazionale molto difficile da ottenere, sulla terapia immunologica dei tumori. Questo progetto prevede l’approccio vaccinologico di cui ho parlato sopra per innescare le cellule immunitarie di un individuo malato di tumore, che sappiamo sono lì presenti, ma che non riescono a ripartire in seguito a fenomeni soppressivi generati dal tumore stesso. Per alcuni tipi di tumore, come il melanoma, si sono ottenuti esiti incredibilmente positivi. Ovviamente i risultati attuali non sono esportabili per il momento a tutti i tipi di tumore ma le speranze comunque si sono rinvigorite. 

Quali sono le tempistiche reali per far sì che questi nuovi farmaci entrino in commercio?
La creazione di queste nuove cure ha portato anche ad un cambiamento amministrativo-politico rispetto all’approvazione dei farmaci. Infatti, la creazione di queste nuove terapie biologiche, il loro potenziale utilizzo e il loro successo nelle sperimentazioni cliniche, hanno portato la FDA, l’Agenzia Alimenti e Medicinali statunitense, ad approvare un “corridoio preferenziale” per autorizzarne il commercio, riducendone i tempi da 4 o 5 anni a 1 o 2 anni, permettendo così di contrastare queste malattie aggressive che in poco tempo portano alla morte.

Quali sono le iniziative future dell’associazione?
Abbiamo in prospettiva l’idea di iniziare una azione diretta al letto del malato, all’interno degli ospedali sensibilizzando sia le strutture ospedaliere sia i malati su cosa voglia dire effettivamente ammalarsi di cancro, e informare sulle nuove cure e nuove azioni atte a contrastare i tumori. Tutto questo lo faremo con la stessa voglia e tenacia che la dottoressa Tosi ha usato fino a due mesi prima della sua scomparsa, continuando a insegnare ai suoi studenti, proseguendo il proprio lavoro in laboratorio, vivendo la sua professione nella maniera più rigorosa e allo stesso tempo più entusiastica possibile. 



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