Mentre il mondo della comunicazione, d’impresa e istituzionale, si interroga sulle ripercussioni relazionali ed etiche dei contenuti digitali creati in epoca pandemica, i principali canali social investono sul cambiamento, ponendo nuove sfide a giornalisti, uffici stampa, aree marketing

Prendete un respiro e contate prima di sbuffare. Che reazioni vi provocano le espressioni “tra carta e web” e “tra tradizione e innovazione”? Un filo di sopportabile noia o un fastidio urticante? Il fatto è che, nel campo della comunicazione negli ultimi quasi 30 anni, in queste espressioni, ripetute in ogni dove come mantra scacciacrisi, si è concentrato il tentativo di raccontare la ragionevole fatica di integrare mondi distanti e di far percepire al pubblico, da una parte la volontà di non perdere un bagaglio prezioso, dall’altra la volontà di stare sul pezzo. Questo percorso - la storia insegna - non ha visto tutti convinti, con i comunicatori divisi, com’è lecito che sia, tra coraggiosi avventurieri e bradipi del web. Tra illustri caduti e acclamati vincitori. Ma non c’è stata scelta: spalancate le porte al www, sono arrivati i siti, i blog, le piattaforme di scambio e poi i social... Lungi da noi riassumere tutto in una riga: sarebbe follia. Opportunità, ma anche rischi ovunque quindi, per giornalisti, comunicatori, esperti di marketing, privati e imprese. E la convinzione diffusa, a mo’ di faro nella nebbia, che tutto cambia molto in fretta ma non le linee guida, le strategie, i valori.

E oggi? Alla fine di un annus horribilis, eppure determinante per chi si occupa di comunicazione, impossibile non fare riflessioni. Davanti a noi si aprono scenari infiniti, scenari che, complice la pandemia, anche chi non avrebbe mai voluto nemmeno sentire nominare, si ritrova ad osservare con cauto ma necessario interesse. E in un attimo non è più la relazione complicata tra carta e web ad impensierirci, ma quella tra di noi: quando il “guarda che non hai acceso l’audio” sostituisce la stretta di mano, quando lo stand virtuale sostituisce lo gnocco fritto alla fiera dell’artigianato, quando il panettone lo ordini su Instagram, tutto va riconsiderato. E mentre ci interroghiamo sulle ripercussioni relazionali ed etiche o, semplicemente sulla potenza di banda, i principali canali di comunicazione investono sul cambiamento.

E così una mattina, apri Facebook e lo trovi diverso, c’è pure un servizio di incontri che lo fa un po’ Tinder. E allora vai su LinkedIn e anche lì stessa storia - strizzi gli occhi perché non vuoi crederci, che LinkedIn era una “vecchia” certezza! - e ci trovi anche le stories come un Instagram qualsiasi. Stories che parlano di stories che parlano di stories, un po’ metateatro. E allora ti fiondi a controllare Instagram, che magari è rimasto uguale e, invece no, ti ritrovi dentro a TikTok... Una bella contaminazione, anche se la parola non è proprio di buon gusto oggi. Che fare quindi? Chiudere tutto e tornare a sfogliare la carta e leggere un pezzo su una rubrica come questa che, ahinoi, si chiama Dal web?

Il nostro augurio per i comunicatori del 2021 è che sappiano, aprendo occhi, cuore e mente, trovare una via che non sia solo professionale ma portatrice di un bene comune in un mondo complesso. Siamo certi che nel grande mare del digitale, troveranno questa via, pur sapendo che non sarà facile. Non esiste vento favorevole per il marinaio che non sa dove andare, scriveva Seneca. Ai comunicatori del 2021 auguriamo di trovare la rotta nel mare magnum del digitale.  



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