Ci sono diversi programmi di mobilità della Commissione che, in 32 anni, hanno permesso a 9 milioni di persone di fare esperienza all’estero per motivi di studio, lavoro, volontariato e sport…

Non solo studenti, ma anche sportivi, volontari e lavoratori, del pubblico come del privato. Sono decine di migliaia ogni anno le persone che fanno le valigie e partono per un periodo all’estero, non come turisti ma per accrescere il loro bagaglio di conoscenze e competenze.

Sono cittadini dell’Ue per i quali la parola mobilità significa una occasione per vivere in prima persona la dimensione di Europa. Oggi a permettere tutto ciò è il programma della Commissione europea denominato Erasmus+, un cappello sotto il quale sono stati riuniti tutti i precedenti programmi di mobilità per i cittadini. Qui sono raccolti diversi tipi di esperienze di studio, sport, lavoro o volontariato. In 32 anni di esistenza si sono mossi 9 milioni di cittadini europei (ovvero l’1,7% della popolazione Ue) per periodi variabili da pochi mesi ad un anno. A quale costo? Il budget dell’intero programma stanziato per il periodo 2014 – 2020 è di 14,7 miliardi di euro (tra il 2007 e il 2013 furono stanziati esattamente la metà dei fondi): i 2/3 di questo budget è assorbito dal programma relativo agli studenti universitari.

Con il nome Erasmus si è per anni indicata l’esperienza legata all’ambito universitario, che partì nel 1987; un dato dal quale è facile evincere che i primi studenti Erasmus oggi sono oramai ultracinquantenni. Fu una professoressa di Bologna, Sofia Corradi, a lanciare l’idea di aiutare i giovani universitari a fare esperienze di studio in altri Atenei europei, dando così il là alla ideazione di questo programma diventato molto popolare in pochissimo tempo tra i ventenni. C’è chi parla, forse con eccessiva enfasi, di generazione Erasmus, ma certamente questo tipo di esperienza non è da trascurare. Le valutazioni di impatto, pubblicate dalla Commissione Ue, dicono che tra gli ex studenti Erasmus il rischio di disoccupazione a 5 anni dalla laurea è del 23 per cento più basso della media. Resta tuttavia il nodo dell’accesso, che risente dei costi connessi allo spostamento e al vivere fuori casa: la Commissione assicura una copertura delle spese con un budget per lo studente che si aggira tra i 200 e i 400 euro al mese, non sempre sufficienti a coprire le spese fuori sede. In quali Paesi questa opportunità è più sfruttata? Nell’ordine partono di più tedeschi, francesi e italiani; i rispettivi paesi (ovvero Germania, Francia e Italia) sono anche le mete più gettonate.

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