Organizzatori e promotori del Premio Chiara 2017.jpg

Quanto costa dar vita ogni anno al Festival del Racconto che rappresenta una delle manifestazioni culturali più importanti del territorio? Come funziona la macchina organizzativa? Come si catturano gli sponsor? Quali le ricadute economiche?

ll Premio Chiara non è soltanto letteratura, musica, fotografia, seminari di scrittura, personaggi importanti che si alternano sul palco a ricevere onori, ma un articolato laboratorio di idee che richiede una lunga preparazione e un’attenta amministrazione. Nel 2018 ricorrerà il trentennale del premio letterario, assegnato nel corso degli anni a scrittori del calibro di Giampaolo Rugarli, Laura Pariani, Andrea Vitali, Francesco Piccolo, Gianni Celati, Giuseppe Pederiali, Andrej Longo, Gianrico Carofiglio e Antonio Manzini, nel segno di una qualità costante e di un’inesausta voglia di fare e proporre idee sempre nuove e stimolanti. Ma quanto costa organizzare il Festival del Racconto? Come funziona il meccanismo interno del premio? Come si catturano gli sponsor e quale ricaduta economica ha un’operazione culturale di questo genere? Lo abbiamo chiesto a Bambi Bianchi Lazzati, che con Romano Oldrini, presidente degli Amici di Piero Chiara, condivide ogni anno l’avventura di un Premio conosciuto a livello nazionale e transfrontaliero. “Innanzitutto occorre citare gli Amici di Piero Chiara, associazione che raccoglie un’ottantina di soci attivi. Per iscriversi occorre versare la quota di 25 euro, ma accogliamo volentieri anche eventuali soci sostenitori. Poi mi aiutano parecchio Mauro Gervasini per il cinema, Matteo Inzaghi ed Eileen ed Emilio Ghiggini, oltre a Ferruccio Zuccaro, memoria storica di Varese. Il discorso delle sponsorizzazioni è piuttosto complesso: noi ricerchiamo partner che siano vicini allo spirito del Premio, che è quello dell’attenzione verso la cultura e il territorio. Un esempio in questo senso è stato Luigi Orrigoni. La cultura rende allo sponsor in immagine, e poi i contributi sono detraibili dalle tasse”.

Bambi Bianchi Lazzati: “L’intero pacchetto del ‘Chiara’ vale 80 mila euro all’anno e in 30 anni di storia finora ce l’abbiamo sempre fatta a coprire i costi”

Quali sono gli sponsor che sostengono il Premio Chiara? In percentuale sono più i privati oppure vincono comuni e Provincia? “Purtroppo le banche hanno sempre meno fondi da destinare ai prodotti culturali. Oggi sponsorizzano eventi più popolari e a noi arrivano contributi minimi, nell’ordine dei 1000-2000 euro. Lo scorso anno, per fortuna, la Fondazione Bpu ci ha garantito un contributo un po’ più alto. In percentuale vincono i privati, poco superiori al 50% del totale. Ci danno una mano i comuni di Luino, Azzate, Tradate, Gallarate e Varese, ma a loro vogliamo chiedere una convenzione di almeno due anni. Speriamo che la Provincia possa avere un portafoglio, mentre abbiamo il sostegno della Comunità montana Valli del Verbano e la Camera di Commercio di Varese ci concede gratuitamente le sale di Ville Ponti. Siamo alla ricerca di un main sponsor che sostenga il premio letterario, il ‘Chiara’, per intenderci”. Nell’ufficio di viale Belforte, Bambi Lazzati è coadiuvata da Mariachiara Mascarin, assunta part time e da stagisti provenienti dalla facoltà di Scienze della Comunicazione dell’Università dell’Insubria.
“Non possiamo permetterci di avere una persona a contratto a tempo pieno, il solo ufficio ci costa 25 mila euro all’anno. Tutta la parte di comunicazione, con locandine, manifesti e programmi è parecchio costosa, poi ci sono gli eventi come il Premio Chiara e il Premio alla Carriera, che costa 12 mila euro, 1.500 dei quali vanno al premiato, a cui paghiamo viaggio e alloggio al Palace Hotel, altri a chi presenta e agli ospiti sul palco. L’intero pacchetto del “Chiara” vale 80 mila euro all’anno, finora ce l’abbiamo sempre fatta a coprire i costi, e siamo intenzionati a continuare il cammino, anche se trent’anni sono tanti e la fatica si sente. Però per il 2018 ho in mente una bella cosa riguardante proprio lo scrittore Piero Chiara. Federico Roncoroni, che ‘sovraintende’ a ogni nostra iniziativa, ha già dato il consenso”.

“Ogni anno arrivano 80-90 volumi dalle diverse case editrici, la prima selezione la fanno i due o tre componenti della Giuria dei Grandi lettori. Si arriva a 50 titoli letti da tutti i giurati fino ai dieci finali”

Il Premio Chiara acquista ogni anno 450 volumi da regalare ai 150 membri della giuria popolare, con costi che lievitano per la confezione e la spedizione dei pacchi ai singoli giurati.
“Gianrico Carofiglio, che lo ha vinto nel 2010, ha dichiarato recentemente al Maga di Gallarate che il ‘Chiara’ è un premio serio che funziona benissimo, e la cosa ci inorgoglisce. Ogni anno arrivano 80-90 volumi dalle diverse case editrici, la prima selezione la fanno due o tre componenti della Giuria dei Grandi lettori. Si arriva a 50 titoli letti da tutti i giurati fino ai dieci finali. Da qui in avanti la giuria si riunisce a discutere per decretare la cinquina da cui uscirà la terna dei finalisti destinata al responso della Giuria Popolare, che comprende anche i gruppi di lettura di otto persone. Invito chi ama leggere a farsi avanti per partecipare alla giuria popolare, che di tanto in tanto va rinnovata”. Bambi Lazzati dichiara che la voglia di continuare la battaglia le viene soprattutto dal Premio Chiara Giovani, che ha lanciato talenti come Andrea Fazioli. “È stimolante il lavoro che facciamo nelle scuole, dove contiamo su un insegnante ‘ambasciatore’ che prepara i ragazzi e li invoglia a scrivere. Poi il Premio ‘Riccardo Prina’ per il racconto fotografico che ci ha portato per quattro anni alla Triennale di Milano, il premio ‘Le Parole della Musica’ consegnato a Conte, Guccini, Ligabue, Gianna Nannini, De Gregori e Vecchioni, e quello alla Carriera che ha visto al teatro di Luino nomi quali Camilleri, Franca Valeri, Paolo Villaggio, Ermanno Olmi. Riuscire a mantenere tutto ciò è il nostro sogno nel cassetto. Il Premio Chiara non muove l’economia, ma certo la cultura, i vincitori hanno molta visibilità e una nutrita rassegna stampa. Purtroppo le librerie non ci supportano come vorremmo, non allestiscono una vetrina in occasione della finale del premio e non incentivano i loro lettori a far parte magari della nostra giuria popolare. Ma noi andiamo avanti, c’è ancora moltissimo da fare”.

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