Come-nasce-una-vignetta

“La vignetta non è altro che un articolo di fondo con un disegno grottesco e una battuta. Dietro c’è sempre una ricerca, uno studio, informazione quotidiana, capacità di sintesi e tanto tanto mestiere”

‘‘Sono diventato un vignettista un po’ per caso, ma ho sempre avuto la passione e l’attrazione per il fumetto”, così, con la complicità del destino, Tiziano Riverso, bustocco, classe 1956, ha iniziato la sua carriera di fumettista e illustratore, passando poi alle collaborazioni su quotidiani nazionali e locali, realizzato libri, riviste e manuali, sempre legati al mondo del fumetto, della satira e dell’illustrazione. Ha raggiunto anche il mondo televisivo e teatrale, come autore di cabaret ideando spettacoli con i più noti comici di Zelig. “Fin da piccolo amavo e ammiravo i grandi disegnatori, e per mia fortuna – specifica Riverso – c’era spazio nel mercato satirico. Così sono riuscito a trasformare il disegno da passione a professione. All’inizio è stato difficile, era tutto incerto ed ero alle prime armi, poi le cose sono cambiate in meglio: qualche buona opportunità, colta sempre con la costanza, con lo studio, il miglioramento delle capacità e il divertimento”.
Oltre all’interesse e le doti grafiche un contributo non indifferente è arrivato anche dall’ispirazione dai grandi maestri grafici “sicuramente – continua Riverso – ho preso esempio da diversi artisti: per quanto riguarda la caricatura, non posso non citare il famosissimo Walter Molino, uno dei più prolifici illustratori, nonché realizzatore, delle copertine dell’indimenticabile Domenica del Corriere; per l’arguzia Giovannino Guareschi, un uomo contro, sempre. Ma anche i fumettisti come Hugo Pratt, il padre di Corto Maltese, il francese Jean Giraud, più noto con lo pseudonimo di Moebius, e il grande Andrea Pazienza”.

         

Come è iniziata la sua carriera di disegnatore? 
Un giorno avevo organizzato con gli amici dell’Arcicomics una mostra collettiva di disegnatori. Avevamo invitato Gaspare Morgione, ai tempi condirettore e vignettista satirico della Prealpina. Lui stesso poi mi invitò in redazione proponendomi di realizzare illustrazioni di cronaca nera, ritratti... e tutto è cominciato da lì. Dall’attività locale sono passato via via a collaborare con Mondadori, Feltrinelli e altri editori con collane per ragazzi e adulti. I giornali satirici tout court. Il cabaret disegnato che mi ha portato fino a Zelig. 

I prossimi progetti?
La mia carriera non è ancora finita, continuo ad imparare e a mettermi alla prova scoprendo nuove cose. Tra le ultime anche un libro a fumetti per Assolombarda. Storie di ordinaria burocrazia ambientate nell’inferno dantesco.

Lei, come la definisce una vignetta? 
La vignetta non è altro che un articolo di fondo con un disegno grottesco e una battuta. Però come per un articolo c’è dietro una ricerca, uno studio, informazione quotidiana, capacità di sintesi e tanto tanto mestiere. 

Tra tutti i suoi lavori ce ne è qualcuno al quale è più affezionato? 
Sono affezionato a tutti e a nessuno, l’importante quando osservi in maniera critica i tuoi lavori è notare il miglioramento delle tue capacità. 

Sono affezionato a tutte e a nessuna delle mie vignette, l’importante quando osservi in maniera critica i tuoi lavori è notare il miglioramento delle tue capacità

Come l’arrivo della rivoluzione digitale ha modificato la creazione dei disegni? 
Noi illustratori abbiamo dovuto adeguarci ai nuovi strumenti, cioè imparare ad usare il computer e i nuovi programmi di grafica, e questo è stato il primo vero cambiamento. Poi si è modificata la vita stessa della vignetta, lo svantaggio è che una vignetta in rete dura il tempo della sua pubblicazione come la notizia a cui è dedicata. Molta meno riflessione del fruitore e a volte banalizzazione di questa professione. I meccanismi sono rimasti gli stessi, sono cambiati i mezzi e la platea.

Vignettisti si nasce o si può anche diventare? 
Alla base c’è sicuramente un dono di natura, ossia sapere disegnare, anche solo grezzamente. Poi giocano un ruolo fondamentale la passione, la creatività e la smisurata fantasia. A questi si può aggiungere un percorso di studi. Io stesso tengo corsi base di fumetti per bambini e adulti e al giorno d’oggi ci sono molte scuole di fumetto sia a Varese che a Milano. Non le cito perché sono tutte valide. 

Un consiglio per chi vuole approcciare il mestiere o il semplice hobby del vignettista?
Prima prima di tutto disegnate, disegnate, disegnate. Cominciando a copiare gli autori preferiti per poi rilanciare con un proprio stile. Poi crederci e non abbattersi alle prime risposte negative. Sostenuti dalla passione, sempre. 



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