Prosegue il racconto delle professionalità e del saper fare della manifattura made in Varese portato avanti da Varesefocus. Al centro dell’approfondimento di questo numero, il settore della gomma-plastica, in particolare dello stampaggio plastico, con il know-how e l’innovazione di Parasacchi Srl, impresa familiare di Oggiona con Santo Stefano, che da quasi 80 anni realizza supporti per cavi di qualsiasi natura, dal settore automotive a quello medicale
Tutto parte dai granuli di plastica che, una volta passati tutti i test di conformità e qualità in laboratorio, entrano nel processo produttivo ed alimentano 15 presse ad iniezione. Il materiale passa, quindi, all’interno di una vite, viene fluidificato ed iniettato nello stampo per creare le diverse parti che costituiscono le bobine, con differenti cicli produttivi a seconda delle dimensioni dei pezzi prodotti. Una volta completato, il manufatto viene prelevato da un braccio robotico oppure da un operatore per passare poi alla fase di assemblaggio, non prima però di aver superato il check di qualità. Questo è il procedimento che, da quasi 80 anni, porta alla nascita delle bobine di plastica made in Parasacchi Srl, impresa familiare di Oggiona con Santo Stefano, arrivata alla quarta generazione, specializzata nello stampaggio plastico. “Le nostre bobine vengono utilizzate per tutto ciò che si avvolge, cavi elettrici, fili di rame, tubi medicali, fili d’acciaio e per reti agricole. Copriamo diversi gruppi merceologici, dall’alimentare al tessile, passando per il settore automotive fino ai cavisti di qualsiasi natura, soprattutto cavi nobili, come il rame e le fibre ottiche”, spiega Luisa Parasacchi, titolare dell’azienda fondata dal nonno Marcello nel 1945 per la produzione di particolari tecnici in plastica destinati al settore elettrico.
In quasi 8 decenni di attività, con il passaggio di testimone di padre in figlio, fino all’ingresso in azienda di una giovanissima Luisa, le cose sono cambiate alla Parasacchi e non poco. “Abbiamo affrontato un vero e proprio processo di rigenerazione aziendale, iniziato nel 2019 con l’ingresso in organico di un nuovo Direttore, Marco Rossi che è stato in grado di traghettare l’impresa verso un cambiamento totalizzante”, spiega la titolare. Grazie ad un’esperienza di oltre 35 anni in realtà multinazionali, di svariati settori, Marco Rossi ha portato in azienda innovazioni e nuove sfide, puntando tutto sul capitale umano: “La parte più bella del mio lavoro è avere a che fare con le persone – racconta il Direttore –. Il processo di cambiamento avviato in Parasacchi con il mio arrivo è stato proprio improntato sui nostri collaboratori, che abbiamo cercato di valorizzare al massimo, organizzando, ad esempio, una serie di iniziative per coinvolgerli maggiormente nei processi decisionali aziendali”.
Il che si è tradotto nell’utilizzo dei briefing, brevi riunioni organizzate tassativamente all’inizio di ogni giornata lavorativa, per fare il punto di quanto fatto il giorno precedente e di quanto in programma per quello appena avviato. Un momento di confronto diretto, vis-à-vis, che è risultato essere risolutivo di alcune problematiche latenti, con il positivo effetto di un netto miglioramento per quanto riguarda la produttività. E poi ancora l’organizzazione di tavoli tecnici, lezioni settimanali e momenti di formazione per i capi reparto. Fino ad arrivare all’istituzione di una academy interna, dedicata al delicato tema del passaggio generazionale. “Quando sono entrata io in azienda, al fianco di mio padre Franco – racconta Luisa Parasacchi – mi sono dovuta fare largo, costruendomi da sola un ruolo. Per mio figlio Filippo, che tra qualche anno prenderà le redini dell’impresa, sarà molto diverso. L’academy, tenuta dal Direttore, è nata proprio con lo scopo di creare una figura manageriale forte, tailor made, forgiata sulle specifiche esigenze della nostra realtà. Si tratta di un percorso con tanto di voti, laboratori ed esercitazioni: un modello che, a tendere, ci piacerebbe estendere a tutti i collaboratori e non solo”.
“Le nostre bobine vengono utilizzate per tutto ciò che si avvolge, cavi elettrici, fili di rame, tubi medicali, fili d’acciaio e per reti agricole. Copriamo diversi gruppi merceologici, dall’alimentare al tessile, passando per il settore automotive fino ai cavisti di qualsiasi natura, soprattutto cavi nobili”
Creare un ambiente conviviale, nel quale tutti si sentissero apprezzati e valorizzati: questo è stato l’obiettivo del percorso di rinnovamento dell’impresa di Oggiona con Santo Stefano che, partendo da materie prime principalmente di produttori italiani, ma anche coreani, realizza ogni anno all’incirca 2 milioni di bobine di varie dimensioni. “Ne abbiamo in catalogo tra i 200 e i 300 tipi differenti – racconta Luisa Parasacchi –. La bobina viene spesso percepita come un semplice supporto, ma alle spalle di ogni singolo pezzo c’è una tecnicità importante, supportata da numerosi test di tenuta, trazione e anche rotazionali”. Dietro ad un prodotto all’apparenza semplice da realizzare, in altre parole, si celano diverse professionalità: dal controllo qualità, all’ufficio tecnico, senza dimenticare le competenze amministrative, commerciali e quelle più tecniche degli stampatori, degli assemblatori, dei meccanici e dei magazzinieri. Una macchina complessa, che impiega 45 dipendenti su 3 turni, giorno e notte, 5 giorni su 7.
Rispetto per l’ambiente, unito alla voglia di innovazione e di sperimentare hanno portato, negli anni, anche alla nascita di una linea di bobine green, come racconta il Direttore Rossi. “Il nome racchiude l’essenza del prodotto: la linea Ecoblack è composta da bobine realizzate con materiali riciclati post-industriali. Proprio l’utilizzo di questi materiali va a connotare il profilo ecologico dei manufatti, in un’ottica di economia circolare e nel rispetto dell’ambiente. Abbiamo creato una vera e propria circolarità e, più in generale, investito negli ultimi anni oltre 1 milione di euro in macchinari, sicurezza e attrezzature per il laboratorio qualità, perché crediamo fortemente nello sviluppo aziendale”.