Da gioco da bar a disciplina olimpica, con tanto di campioni plurimedagliati: tutto quello che c’è da sapere sullo sport del tappeto verde e delle biglie varesino e dei suoi atleti, come il gallaratese Paolo Marcolin e il bustocco Giampiero Rosanna

Oggi ci sono sale appositamente dedicate. Ma fino a pochi anni fa, quasi in ogni bar e in tutti gli oratori, c’era almeno un biliardo. Tavoli che oggi hanno lasciato il posto a intrattenimenti più moderni. E così, il movimento ha perso quelle cantere popolari dalle quali sono usciti fior fiore di giocatori. Eppure, il gioco del biliardo, anche se attualmente “ruba” meno visibilità rispetto al passato, anche in provincia di Varese, continua ad avere un buon seguito. I numeri parlano di circa 650 affiliati alla Federazione Italiana Biliardo Sportivo e di 18 centri dedicati. Tra questi vi sono anche lo storico Cbs Lidia di Busto Arsizio, dove biliardisticamente è nato e cresciuto il campione Giampiero Rosanna e che con 52 anni di storia è il più longevo e il Cbs Massè di Sesto Calende, nato 26 anni fa e gestito da Paolo Marcolin, che recentemente ha conquistato terzo posto e una medaglia di bronzo al Mondiale. è proprio Marcolin, oggi punta di diamante del biliardo nella nostra provincia, a spiegare come il mondo del tappeto verde sia cambiato: “Ho iniziato a giocare circa trent’anni fa al Cbs San Marco, un circolo di Gallarate nella frazione Cedrate – racconta – ma oggi molti di quelli che un tempo erano considerati i templi di questo sport, non esistono più”. Anche se si continua a giocare con biglie e birilli. E a vincere. Marcolin, infatti, può anche contare 2 Campionati Italiani (Juniores nel 1994 e Master nel 2017), 2 vittorie al Campionato Italiano Aics di Vicenza (2005 e 2015), gara considerata un must e un terzo posto al Campionato Europeo a squadre nel 2007.

Paolo Marcolin, oggi punta di diamante del biliardo in provincia di Varese: “Questa disciplina richiede molto allenamento i colpi vanno provati e riprovati all’infinito”

Il campione, gallaratese di nascita ma sestese d’adozione, capisce ben presto che la sua passione non è il calcio, ma il biliardo. E fin da giovanissimo segue le orme del padre Giancarlo, giocatore ancora in attività, “perché per praticare questo sport non c’è un’età per iniziare e nemmeno una per smettere”. Autodidatta, Marcolin impara giocando, ma soprattutto osservando i più grandi. Ed è lì, nei bar dove c’è un circolo di biliardo, che “ruba” mestiere e segreti della stecca. Guardare però non basta: “Questa disciplina richiede molto allenamento – racconta – i colpi vanno provati e riprovati all’infinito”. Senza la costanza, il gioco resta un gioco. Non per Marcolin, che ha la fortuna di coniugare lavoro e passione. La gestione del Cbs Massè gli dà l’opportunità di potersi allenare a lungo. Ma la differenza la fa la testa. “Un giocatore di biliardo ad alti livelli deve seguire una vita da atleta – spiega –. È importante allenare la mente, perché in gara bisogna riuscire a mantenere una concentrazione altissima, ma anche il fisico con una sana alimentazione, perché le competizioni possono essere molto lunghe e non è improbabile andare in crisi, proprio come i ciclisti quando restano senza energie”.

Ma più delle difficoltà, che la Federazione sta cercando di superare organizzando anche lezioni nelle scuole, resta il fascino del tappeto verde e delle biglie che, sotto l’abile mano dei campioni, sembrano quasi telecomandate e prendono giri, per i profani, difficili anche solo da immaginare. E se Marcolin è il giocatore più importante in questo momento, in provincia di Varese non mancano certo i giocatori di alto livello come Fabrizio Ferrario del Lidia e Stefano Della Torre dello Chalè Ternate, che hanno vinto i Campionati italiani o, tra le donne, Nicoletta Ferrario (sorella di Fabrizio), Cristina Giannelli e Barbara Colombo. Un tris che vanta nei rispettivi palmarès alcuni titoli di categoria. “Questo dimostra che la nostra provincia resta una delle realtà più floride e capace di far crescere ottimi giocatori nell’intero panorama nazionale”, conclude Marcolin. 

Giampiero Rosanna, il miglior attacco è la difesa
Ancora oggi quando si parla di biliardo il primo pensiero va a Giampiero Rosanna. Vero monumento vivente del “mondo della stecca”. Rosanna, bustocco di nascita, inizia a giocare a biliardo nel 1959. Ma come nasce la passione, è lui stesso a raccontarlo in molte interviste, nelle quali spiega che tra una partita di pallone e l’altra all’oratorio, fin da giovanissimo si concedeva una partita a biliardo con gli amici. Stecca, birilli e biglie iniziano a diventare una cosa seria nei primi anni ‘60, quando disputa i suoi primi campionati italiani. Nella sua lunga carriera, che l’ha portato a gareggiare anche per la Svizzera, ha partecipato a una decina di Campionati del Mondo, vincendone 2: uno nel 1985 in Argentina contro Miguel Borrelli e uno nel 1992 sempre nella specialità denominata “Italiana 5 birilli”. Nel suo palmarès figurano anche 3 partecipazioni al Swiss Open, dove per ben 3 volte si è piazzato al secondo posto. Rosanna, battezzato nell’ambiente “braccio corto”, ha tradotto sul tappeto verde la sua filosofia tattica: ovvero il miglior attacco è la difesa. Niente colpi per il pubblico durante le gare, ma grande attenzione nel nascondere la biglia all’avversario. Strategia che l’ha portato in cima alle competizioni mondiali facendolo diventare una vera e propria leggenda vivente. 

Il biliardo e la settima arte

“E adesso rinterzo ad effetto con birillo centrale. Calcio a cinque sponde e undici punti. Colpo partita: triplo filotto reale ritornato con pallino”. Sono diventate un aforisma le frasi con cui il ragionier Ugo Fantozzi annuncia i colpi vincenti nella sfida a biliardo con il mega direttore Catellani. E la partita in cui il ragioniere più sottomesso della storia ribalta la tragica situazione in gara è anche l’emblema della “classe operaia” che va in paradiso, oltre al fatto che volontà, applicazione e sacrifici (Fantozzi prende lezioni di biliardo nel cuore della notte) anche nel biliardo sono fondamentali. Sempre tra le commedie italiane c’è un’altra scena in cui stecca e birilli sono passati alla storia. È quella girata nel bar del Necchi in “Amici miei”, dove i protagonisti si ritrovano attorno al biliardo nella sala ricavata sul retro del bar trattoria gestito dall’amico e dalla moglie. Ma l’icona cinematografica del giocatore di biliardo è certamente Paul Newman ne “Lo Spaccone”. Il film, uscito nel 1961, rimane in assoluto un capolavoro. Newman interpreta il ruolo del protagonista Eddie Felson, abilissimo giocatore di biliardo, meglio conosciuto nel suo ambiente come “lo Svelto”. Il film ha anche un seguito, “Il colore dei soldi”, in cui accanto a Paul Newman recita un giovane Tom Cruise.



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