Arte o vandalismo

In provincia di Varese murales e creazioni murarie fanno parte integrante del tessuto urbano

La prima difficoltà che si incontra quando si ha a che fare con l’arte dei graffiti è la terminologia: writing, street art, muralismo, live painting, urban art. Sinonimi e non che delineano un mondo ben definito, all’interno del quale trovano spazio e collocazione le figure più espressive ed esuberanti: i writers. E se in provincia di Varese il più famoso e famigerato rappresentante di questa categoria è di sicuro Andrea Ravo Mattoni, noto ai più per le sue spettacolari riproduzioni a bomboletta dei quadri del maestro Caravaggio, esiste un intero universo di associazioni ed artisti (più o meno conosciuti) che colorano muri, edifici e paesaggi di tutto il Varesotto.

Qual è la differenza tra vandalismo e arte? È Fabrizio Sarti, in arte Sea, a dare voce a tutti gli artisti di strada, fin troppo spesso scambiati per imbrattatori: “Con il termine ‘Street art’ si intende tutta quella parte di illegalità che, purtroppo, è ancora presente nel nostro campo. Gli interventi commissionati da Associazioni, Festival e Comuni, invece, sono riconducibili sotto la dicitura di ‘Muralismo’. Il vero problema è che il pubblico, se vede qualcosa che non capisce, storce il naso e ti etichetta come un vandalo. Non sapete quante volte mi sono sentito dire: ‘Non sarà mica un altro pasticcio?’. Se, invece, i soggetti realizzati sono accessibili, cadono istintivamente tutte le barriere e riesci a stabilire un contatto con le persone”. 

Fabrizio Sarti, in arte Sea: “Se il pubblico vede qualcosa che non capisce, storce il naso e ti etichetta come imbrattatore. Il trucco sta nel rendere accessibili i tuoi personaggi per stabilire un contatto con le persone”

Sarti, varesino di nascita, è un muralista, illustratore e designer che dipinge i suoi personaggi nelle aree industriali abbandonate, all’interno di un progetto artistico chiamato Sea Creative, nato nel 2000. Diviso tra Milano e la provincia varesina, collabora nei più svariati ambiti creativi a livello nazionale e internazionale, allontanandosi dalla strada e dai muri cittadini, per fondere la sua arte con l’archeologia industriale. “A 15 anni mi sono approcciato per la prima volta al mondo dei graffiti: a Rimini, durante una vacanza al mare, me ne sono letteralmente innamorato – racconta Sea –. Il Liceo Artistico di Varese e i corsi di grafica sono stati i naturali passi successivi. All’inizio della mia esperienza andavo con alcuni amici nel sottopasso del Coin a dipingere con le bombolette spray. Rigorosamente a mano libera. Crescendo mi sono spostato nell’ambito figurativo, cambiando esigenze e mezzi con cui dipingevo. Ho così iniziato a sperimentare, mischiando spray e pittura: ora utilizzo solamente idropittura, smalti, acrilici e inchiostri”.  

E il risultato è uno stile lineare, che tratteggia personaggi bizzarri e goffi (come li definisce lo stesso autore), estraniati e surreali, con grandi baffi e sproporzionati nasi, dallo sguardo attonito e stupito. Queste figure fumettistiche, diverse ma riconducibili allo stesso immaginario di vita quotidiana da cui Fabrizio Sarti prende spunto, adornano svariati angoli della città di Varese e della sua provincia, come ad esempio il Cavalcavia dell’Iper, il muro di via Speri della Chiesa e le cassette dell’acqua sparse un po’ ovunque. Passeggiando per Cavaria, invece, ci si può imbattere in un omino che fa capolino da dietro un muro di carte, mentre uno sventurato compagno di scorribande viene schiacciato da una pila di fische giganti: un progetto realizzato a favore della lotta contro il gioco d’azzardo. “Spesso vengo ispirato dal luogo in cui vado a dipingere”, precisa Sea. Ultimo dei suoi lavori varesini, in ordine temporale, è il murales dedicato agli Alpini realizzato nel parco di via Mameli a Busto Arsizio. Un colorato segno di solidarietà nei confronti delle penne nere, il cui Presepe natalizio allestito accanto alla Basilica di San Giovanni era stato incivilmente vandalizzato.

Ma la street art serve non solo ad esprimere vicinanza, creatività ed estro, ma anche e soprattutto a riqualificare aree urbane che, altrimenti, rimarrebbero abbandonate al degrado. È questo uno degli obiettivi che si pone l’Associazione di Promozione Sociale HumanitArs14, con sede a Busto Arsizio ma attiva in tutto il territorio della Valle Olona. Scopo dell’associazione, nata nel 2012, è la ricerca di aree e edifici dismessi, pubblici e privati, al fine di un loro riutilizzo anche temporaneo. Il tutto con l’idea di trasformare questi spazi in laboratori, luoghi d’incontro per artigiani ed artisti, ma in special modo per la collettività. “Promuovere progetti culturali, artistici, musicali facendo emergere nuovi talenti. Rivalutare e insegnare vecchi mestieri. Avvicinare la cittadinanza all’arte fuori dalla logica delle gallerie, creando spazi espositivi e punti di ritrovo. Promuovere il turismo culturale del nostro territorio: questi gli intenti di HumanitArs14”, racconta il Vicepresidente Mario Pariani. A mettere in comunicazione l’Associazione fondata dall’artista bustocca Ornella Nicola e il mondo dei writers sono svariate iniziative volte, per l’appunto, alla valorizzazione del tessuto urbano lasciato in stato di abbandono. È così che ha avuto origine il progetto “MiEs1° – MIESPRIMO”, che propone la riqualificazione artistica diffusa attraverso la collaborazione fattiva dei cittadini. 

Writing, street art, muralismo, live painting, arte urbana: quando si entra nel mondo dei graffiti la prima difficoltà da affrontare è la grande varietà di termini utilizzati. Non tutti sinonimi, ma spesso usati come tali 

La prima iniziativa, svolta nel marzo dello scorso anno, ha richiesto la partecipazione di cittadini, genitori, bambini o semplici curiosi per dare una nuova vita ad un muro in via Giacomo Binda a Castellanza. In occasione della “Giornata mondiale dell’acqua 2018”, l’intervento pittorico-artistico gestito e organizzato da Cristian Sonda con il contributo del Gruppo CAP e il patrocinio dell’Ufficio Cultura del Comune castellanzese, ha avuto come tema proprio l’acqua. “Abbiamo deciso di puntare su un contenuto altamente educativo. A pochi passi dal fiume Olona, il cui stato di salute è al centro di accese diatribe da mesi, lanciare un messaggio a tutti i cittadini per invitarli a riflettere ci è sembrata un’idea vincente”, sottolinea di nuovo Pariani. Invogliare le persone a prendere parte al processo creativo, spingendole allo stesso tempo ad una riflessione: questa la definizione di Arte Partecipata. Un approccio che pone il partecipante ad assumere un ruolo di coautore dell’opera che sta nascendo. 

“Questo progetto, anche attraverso il concetto di Arte Partecipata, mira a rivitalizzare le strade, le piazze, gli spazi pubblici urbani, affinché tornino ad essere i luoghi privilegiati dell’incontro e dello scambio, nella formazione dei cittadini della società del domani. Se da una parte è in aumento la richiesta di luoghi da adibire ad attività sociali e culturali, dall’altra cresce in egual misura il numero di edifici abbandonati, le cosiddette aree ATU-Ambiti di trasformazione urbana. Noi non facciamo altro che cercare un punto di incontro tra queste due realtà. In sostanza siamo un hub fatto di persone con capacità ed esperienze molto diverse: tra di noi ci sono artisti, architetti, artigiani, grafici, designer, educatori, volontari. Tutti desiderosi di mettere a disposizione le loro competenze, con lo scopo di migliorare la qualità della vita e la tutela dell’ambiente attraverso progetti di sviluppo sostenibile. Negli ultimi due anni sono state organizzate mostre di pittura, scultura, riuso e autoproduzioni a Busto Arsizio, Lozza, Albizzate, Lomazzo, Malnate, Varallo Pombia e Vizzola Ticino e in ogni evento è stata realizzata una raccolta firme per sensibilizzare l’opinione pubblica sul riuso degli edifici dismessi”, conclude il Vicepresidente di HumanitArs14. Che si tratti di gigantesche copie caravaggesche spray, di simpatici personaggi dai lunghi baffi oppure ancora di tematiche sociali espresse artisticamente, il muralismo varesino è arte.          



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