Amiamo-Varese-quando-lo-shopping-è-solidale

Fare del bene, sostenere cause sociali o società sportive del cuore semplicemente acquistando prodotti in un negozio. Creare in pratica un meccanismo in grado di dar vita a un “5 per mille” quotidiano che sfrutta, grazie all’adesione delle attività economiche, il consumismo per finanziare il terzo settore sul territorio. È questa l’idea dalla startup Italian Districts, che è ora pronta a sbarcare nel Varesotto

Possiamo immaginare un sistema in cui più fai acquisti e più fai del bene e che, nello stesso tempo, permette a tutti gli attori coinvolti di avere un vantaggio? È quello a cui ha pensato Italian Districts, startup nata nel 2020 a Trieste e che ha avuto il sostegno del Mise (Ministero dello Sviluppo Economico) ed è stata premiata a dicembre scorso nella categoria Finance and Business dall’Associazione Nazionale Giovani Innovatori. In pochissimo tempo questa iniziativa imprenditoriale è cresciuta, diventando una proposta accessibile a livello nazionale e, in primavera, si prepara a presentare un ulteriore sviluppo, battezzato AmiamoVarese. 

Siamo di fronte a una realtà figlia dei nostri tempi, che parla il linguaggio delle app, delle piattaforme e dei big data, ma lo fa con il cuore in mano, mettendo al centro le cause da sostenere. Così, con l’aiuto della tecnologia e la volontà di fare del bene, quello che si è tradotto nella realtà è una sorta di “5 per mille quotidiano”: qualcosa che non costa nulla in più, ma fa tanto bene. Secondo un calcolo, basato sul consumo medio di una persona, stiamo parlando della possibilità di generare un gettito di 50mila euro all’anno per una singola causa, coinvolgendo cento persone che fanno normalmente le loro spese. Una cifra che, per medie e piccole realtà associative, sportive e culturali, e soprattutto del non profit, può fare la differenza per realizzare progetti o acquistare materiali. 

Un meccanismo che vince sempre

“Siamo partiti dal principio che tutti hanno delle passioni e delle cause che vogliono sostenere – spiega Alessandro Martelli, President and Founder di Italian Districts -. Questo è vero per lo sport come per i progetti di carattere sociale o anche culturale. Nello stesso tempo tutti siamo degli acquirenti, facciamo ogni giorno spese che abbiamo semplicemente necessità di fare: dal supermercato al paio di scarpe, passando per gli occhiali nuovi o le gomme per l’auto. Ecco allora l’idea di unire i puntini e pensare a un cashmove su ogni acquisto che va a sostenere la causa che ci sta a cuore. In questo modo noi non stiamo spendendo nulla in più, mentre la nostra causa ci sta guadagnando”. Come accade sempre più spesso il cliente deve solo connettersi, aprire un profilo personale, scaricare una app sul telefonino per entrare nella community virtuale in cui trova tutte le cause da sostenere e gli esercizi commerciali che aderiscono all’iniziativa non solo nella sua città, ma in tutta Italia. Così bere un caffè, fare la spesa, acquistare materiale di cancelleria e persino fare una dichiarazione dei redditi può trasformarsi in un gesto d’amore verso la propria società o associazione sportiva o verso un progetto sociale di interesse: la diffusione sul territorio nazionale permette di essere sempre in grado di contribuire e di fare del bene. All’atto della registrazione sul portale l’acquirente è invitato a scegliere la causa da sostenere.  
“Ad ogni acquisto vengono anche caricati dei punti sul profilo personale – spiega ancora Martelli – che poi permettono di accedere ad un catalogo premi messi in palio dalla realtà che si sta appoggiando: una maglietta, un invito a un evento, un biglietto per la squadra del cuore o uno skipass. Piccole cose che contribuiscono a creare un legame con chi sta donando”. Del cashmove generato a ogni transizione il 75% va alla causa a cui il consumatore si è legato e il 25% alla causa scelta dall’attività commerciale. Se il vantaggio per il consumatore e per la associazione beneficiarie è molto evidente, qual è il beneficio per il commerciante? Il commerciante innanzi tutto decide liberamente quale sarà la percentuale di cashmove generata: rispetto alle usuali convenzioni che spesso stipula con enti non profit, in questo caso la somma devoluta è defiscalizzata in quanto lo sconto, elemento cruciale nei sistemi classici, viene sostituito da una fattura di sponsorizzazione, e ciò rappresenta già un primo vantaggio. “Nel costruire l’insieme delle attività commerciali – spiega ancora Martelli – c’è da parte nostra l’attenzione a non saturare ciascun settore merceologico, in questo modo si riesce a orientare i consumatori interessati alle cause a prediligere per le loro spese gli esercizi commerciali coinvolti: questo, lo abbiamo potuto già osservare in questi due anni, porta a un incremento delle vendite e del fatturato per i commercianti che aderiscono all’iniziativa”. 

Il futuro? Si chiama AmiamoVarese

Ora Italian Districts ha in mente una declinazione varesina del modello che, pur continuando a contemplare quanto realizzato fino ad ora, porterà alcune novità e delle declinazioni specifiche per il nostro territorio, lanciando un progetto diffuso di social responsability finalizzato a massimizzare il ritorno nel contesto territoriale del Varesotto attraverso la creazione di specifiche “communities” legate a realtà locali, coinvolgendo in modo importante tutte le attività economiche locali. “Questa declinazione darà la possibilità a tutte le aziende di sostenere direttamente o tramite la propria community tutte le cause presenti sul proprio territorio – spiega ancora Martelli –, legandosi alla sua promozione e al suo sviluppo turistico. Ciò grazie al fatto di poter contare sulla piattaforma esistente a livello nazionale che farà da vetrina delle bellezze del Varesotto. In questo modo sarà anche possibile unire la promozione dei prodotti locali con quella di eventi, mostre e occasioni di svago”. 



Articolo precedente Articolo successivo
Edit