Uno studio di Unioncamere e Anpal sui fabbisogni formativi dei prossimi anni mette in luce, settore per settore, la mancanza di candidati da un lato e di skill adatte dall’altro: nei prossimi 5 anni, il mercato del lavoro italiano avrà bisogno di circa 3 milioni di occupati, una richiesta trainata da rivoluzione digitale ed ecosostenibilità

Nei prossimi 5 anni - tra il 2019 e il 2023 - il mercato del lavoro italiano avrà bisogno di un numero di occupati compreso tra i 2,5 e i 3,2 milioni e a trainare la domanda complessiva di lavoro saranno la “rivoluzione digitale” (Big data, Intelligenza artificiale, Internet of Things) e la domanda di “ecosostenibilità” che richiederanno il coinvolgimento rispettivamente di 213mila e 481mila lavoratori, numeri che sommati danno circa il 30% della futura nuova occupazione. 
Queste sono solo alcune delle indicazioni che emergono dal Report Excelsior di Unioncamere e Anpal sui fabbisogni occupazionali di medio termine (2019-2023). L’industria manifatturiera, che nel suo complesso a livello nazionale avrà bisogno di un numero di occupati compreso tra le 333mila e le 471mila unità, dovrà far fronte soprattutto a un consistente turnover generazionale. 
Se in linea generale rivoluzione digitale ed ecosostenibilità sono parole d’ordine valide anche per il nostro territorio, restano poi le declinazioni in chiave locale rispetto a un tessuto produttivo che ha alcune sue specifiche caratteristiche. 
In generale la domanda che ci si pone è se ci sarà un numero adeguato di tecnici, di operai, di specialisti pronti ad entrare nel mercato del lavoro, opportunamente orientati e formati dalla scuola, dall’istruzione professionale e dall’università per fronteggiare queste esigenze. 

Oggi le imprese fanno fatica a trovare le persone giuste da assumere e ciò accade sia per mancanza di candidati (15%), sia perché viene riscontrata una preparazione inadeguata (12%)

Lo stato dell’arte: chi li ha visti?
Uno sguardo di insieme a quello che accade oggi può essere utile per capire dove stiamo andando: oggi le imprese fanno fatica a trovare le persone giuste da assumere e ciò accade sia per mancanza di candidati (15%) sia perché viene riscontrata una preparazione inadeguata (12%). L’insufficienza di candidati è tipica per figure chiamate ad operare nei servizi informatici e delle telecomunicazioni, nel settore della fabbricazione di macchinari e attrezzature e dei mezzi di trasporto, nelle industrie metallurgiche e dei prodotti in metallo e in modo residuale in altri settori. Interessante notare invece che, per l’industria tessile, la mancanza di personale è attribuita alla inadeguatezza della preparazione. In particolare, per la fascia giovanile, le professioni con maggiore difficoltà di reperimento sono gli specialisti in scienze informatiche, fisiche e chimiche, seguiti da cuochi, camerieri e altre professioni dei servizi turistici; solo dopo arrivano le richieste per tecnici amministrativi e commessi. Tutti questi dati − contenuti nel bollettino Excelsior Informa 2018 − ci dicono che il bisogno di figure tecniche e specializzate è già oggi molto sentito: con il passare degli anni e le trasformazioni in atto nei processi produttivi questa esigenza non farà che crescere e richiedere una sempre maggiore attenzione anche nelle proposte formative. Vale a questo punto la pena di addentrarsi nell’analisi delle singole aree produttive, così come analizzate da uno studio Unioncamere-Anpal sui fabbisogni formativi dei prossimi anni.

Chimico 
Il chimico (che comprende farmaceutica e gomma plastica) è sicuramente un settore altamente tecnologico e molto informatizzato ed in effetti qui si risconta una maggiore incidenza di figure professionali “innovative”. Da qui al 2022, la previsione è di una certa stabilità del numero di occupati, con un certo grado però di ricambio generazionale che porterà giovani a ricoprire le posizioni lasciate vacanti dai pensionamenti. I livelli di istruzione richiesti riguarderanno per lo più diplomati (46%) e laureati (40%), mentre la qualifica professionale risulta residuale per intraprendere una carriera in questo comparto. Qui potrebbero emergere nuove figure professionali come il geomicrobiologist, che studia l’uso dei microrganismi per produrre nuovi farmaci o combattere l’inquinamento, oppure il bioinformationist, che combina lo studio della genetica con lo sviluppo di medicinali e terapie. 

Per la fascia giovanile, le professioni con maggiore difficoltà di reperimento sono gli specialisti in scienze informatiche, fisiche e chimiche, seguiti da cuochi, camerieri e altre professioni dei servizi turistici

Informatica 
È il settore in crescita e continuo sviluppo per antonomasia, dove le imprese lamentano una grande difficoltà nel reperimento di figure professionali specializzate. Da qui ai prossimi anni la tendenza sarà quella di una stabilità nei livelli occupazionali, ma con una crescita del fabbisogno professionale legato all’espansione del settore. A farla da padrone saranno figure come il data analyst ed esperti di cloud computing in grado di gestire da remoto le reti aziendali. Percorsi di studio più richiesti saranno la laurea e il diploma, mentre solo l’8% delle richieste potranno riguardare la qualifica professionale. La rivoluzione digitale, in altre parole, qui è di casa e non poteva essere altrimenti: per il nostro territorio stiamo parlando di un comparto che assorbe una quota di occupati pari al 2%. 

Meccanica e Meccatronica 
Questo è invece il comparto più presente a livello di numeri in provincia di Varese che oggi, con 36mila dipendenti, comprende da solo il 16% degli occupati totali; qui sono riunite le imprese che si occupano di macchinari e mezzi di trasporto, di metalli, di manutenzione macchinari e di metallurgia. Le previsioni occupazionali sono nel segno di un lieve aumento e il futuro appartiene a figure come il controller di robot industriali, ovvero colui che collauda e controlla robot e macchinari industriali di ultima generazione; spazio anche al nanotecnologo ovvero chi ha dimestichezza con tecnologie di dimensioni minuscole che stanno rivoluzionando mondo produttivo e prodotti stessi. In questo caso ad essere ricercati saranno soprattutto diplomati ed in misura abbastanza simile laureati e giovani con una qualifica professionale. 

Trasporti e Logistica 
Questo settore oggi assorbe circa il 10% dei lavoratori del Varesotto, per via dell’effetto trainante di Malpensa e dell’asse del Sempione. Il comparto nei prossimi anni appare connotato da una certa stabilità occupazionale, ma anche qui non mancano le nuove figure professionali fortemente condizionate dall’innovazione delle tecnologie. Ecco allora ad esempio il tracker, che utilizza l’informatica per tracciare prodotti e merci in transito o in magazzino e il pilota di droni. 

Tessile 
Uno spaccato abbastanza preciso per il settore tessile è invece emerso il 26 settembre scorso a Milano, all’interno del convegno “L’industria della moda è per giovani”, promosso da Smi (Sistema Moda Italia). Da qui al 2023, per il comparto tessile-abbigliamento, calzature, pelletteria concia, occhiali, oreficeria si prevede l’assunzione di circa 50mila giovani. I profili più richiesti sono quelli in campo tecnico come modellista, disegnatore industriale, tecnico controllo del prodotto finito, specialista in e-commerce, ma anche tecnico della progettazione industriale e tecnico di laboratorio (chimico). Nell’area operativa si prevedono assunzioni per addetti alla nobilitazione del tessuto, addetto alla tessitura, alla tintura e prototipista. Tutte figure professionali per le quali il raccordo con la formazione è fondamentale, anche se le imprese che hanno preso parte all’indagine hanno valutano coerenti i profili per quanto concerne laureati e diplomati ITS, mentre sussiste un problema di poca o scarsa preparazione per chi possiede un diploma tecnico (3-4 anni). Anche in questo settore, come per gli altri, le nuove tecnologie potranno portare alla nascita di nuove figure professionali contaminate ad esempio dalla stampa 3D e dallo sviluppo di tecnologie applicate ai tessuti, con attenzione anche ai temi dell’ecosostenibilità.  



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