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La società astronomica “Giovanni V. Schiaparelli” ha inaugurato, dopo due anni di lavoro, un laboratorio solare che ha l’obiettivo di avvicinare sempre più persone all’osservazione e allo studio della nostra stella, senza l’utilizzo di alcun telescopio e con un occhio di riguardo alle scolaresche  

Ammirare le stelle anche di giorno e senza l’utilizzo del telescopio? Si può fare, se la stella è il sole e lo si guarda nel nuovo laboratorio solare, realizzato presso l’Osservatorio del Campo dei Fiori. Non solo: tra qualche tempo - si spera non troppo lontano - si potrà arrivare anche a condurre osservazioni sul resto dello spazio, comodamente da remoto, con il grande telescopio di 84 centimetri montato nella terza cupola dell’Osservatorio, grazie all’utilizzo di tecnologie collegate direttamente all’ apparecchiatura. 
Sono questi due passi che danno ancora più forza al sogno di “gettare un ponte di comprensione tra la scienza e il popolo”. Così dice Vanni Belli, attuale presidente della società astronomica “Giovanni V. Schiaparelli”, che parla di novità e prospettive citando alla lettera lo statuto dell’associazione di volontari, fondata da Salvatore Furia nel 1956, che anima la Cittadella del Campo dei Fiori. 
Un motto che anche se oggi suona antico nel lessico, resta sempre di un’attualità sorprendente, mettendo al centro la sete di conoscenza provata dall’uomo di fronte alla natura. 

Laboratorio solare e collegamento da remoto 
A raccontare dello spazio dedicato allo studio del sole, realizzato all’interno della terza cupola, è il progettista Paolo Valisa, meteorologo del Centro Geofisico Prealpino: “Da un paio di anni - spiega - stiamo lavorando al laboratorio solare, grazie anche al sostegno di un finanziatore privato, la Impregio Srl. Finalmente, a inizio giugno, lo abbiamo inaugurato”. Come è possibile l’osservazione del sole senza l’utilizzo di un telescopio, che è lo strumento più comunamente usato, ma che pone alcune limitazioni per un pubblico vasto? “Ciò è possibile grazie a uno strumento, l’eliostato, che permette di proiettare l’immagine del sole all’interno del laboratorio didattico per compiere da qui le osservazioni”. 
Macchie e protuberanze presenti sulla superficie solare sono così comodamente visibili e osservabili. Grazie poi al posizionamento di un prisma ottico dispersivo, si ottiene la scomposizione della luce solare, una sorta di “arcobaleno”, che permette di verificare quali siano gli elementi presenti all’interno del sole, principalmente idrogeno ed elio. Con l’avvio di questo nuovo laboratorio didattico, già negli ultimi mesi, è cresciuto il numero di visite diurne da parte delle scolaresche, andando a incrementare cifre che sono già di tutto rispetto per la realtà varesina. 
Ogni anno sono 11mila i visitatori (di cui 7mila tra scuole e visite serali) che accedono alla Cittadella delle Scienze sulla sommità del Campo dei Fiori. “Un’altra novità alla quale stiamo lavorando - aggiunge il presidente Belli - è il collegamento da remoto al telescopio da 84 centimetri presente sempre nella terza cupola, quella di più recente costruzione. Una simile opportunità permetterà di ampliare il nostro pubblico e la possibilità di divulgazione nelle scuole e presso un numero di persone ancora più ampio”. La divulgazione scientifica rappresenta il cuore delle tante attività che ruotano attorno a questa realtà, voluta dall’indimenticabile professor Furia al quale oggi la Cittadella è intitolata. A dare fiato alle attività ci sono le donazioni da parte di privati, ma anche la tenacia dei volontari che si occupano dei lavori manuali necessari oltre che della divulgazione scientifica attraverso le giornate di porte aperte e attraverso le conferenze cittadine “Tra Cielo e Terra”. 

Il Presidente Vanni Belli: “Un’altra novità alla quale stiamo lavorando è il collegamento da remoto al telescopio da 84 centimetri presente nella terza cupola. Ciò permetterà di ampliare il nostro pubblico e la possibilità di divulgazione nelle scuole”

Dallo spazio al territorio 
Alle scolaresche in visita non si propone solo di guardar lontano, nello spazio, ma anche di osservare da vicino la natura grazie alla presenza del parco montano e della serra per la conservazione della biodiversità. “C’è stato grande interesse da parte dei più piccoli durante l’anno - spiega Valisa - per le osservazioni condotte al microscopio grazie anche alla donazione di due nuovi strumenti da parte della Carl Zeiss”. L’azienda, multinazionale tedesca con una sede a Castiglione Olona, da 150 anni sviluppa e produce strumentazioni ottiche, rivolte anche al campo medicale e della ricerca, oltre che lenti per tutti i giorni. “Lo scorso anno - spiega Roberto Ratti, HR Manager di Carl Zeiss Vision Italia - abbiamo pensato di proporre ai nostri dipendenti di conoscere da vicino l’osservatorio, per mostrare loro un esempio concreto di utilizzo di strumentazioni che hanno fatto la storia dell’azienda. Da lì è nato un rapporto con la realtà dell’Osservatorio che ha portato alla donazione dei due microscopi. Si tratta di una modalità concreta di legare l’azienda al territorio in cui si trova”. Per la verità c’è un altro curioso filo rosso che lega il marchio Zeiss e il Campo dei Fiori: qui infatti è custodito un vero e proprio pezzo da museo, un grande binocolo “da battaglia”, prodotto in soli tre esemplari dalla multinazionale tedesca negli anni Trenta del secolo scorso, ideato per gli avvistamenti militari, utilizzato durante la guerra ed acquistato poi dal professor Furia. 



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