L’azienda, con headquarter a Uboldo e stabilimenti in tutto il mondo, attiva nella progettazione e nell’assemblaggio degli assali per le macchine agricole, punta ad espandersi ulteriormente negli Usa. A monitorare ciò che succede in tutte le sedi del Gruppo, un software che funge da cabina di regia. Uno strumento con cui Flavio Radrizzani guida l’impresa familiare, arrivata alla terza generazione, in continua crescita e con progetti di espansione come quello in cantiere nella zona dei Grandi Laghi degli Stati Uniti
Andamento produttivo, fatturato, raccolta ordini, vendite, magazzino e livello liquidità. Questi alcuni dei dati con cui è composto il report che tutte le mattine, alle 7.00 in punto, arriva sui computer dei dirigenti e del Presidente, Flavio Radrizzani, della Adr Spa: l’impresa di Uboldo attiva nella progettazione e nell’assemblaggio di assali per le macchine del settore agricolo. “Tramite un software che monitora in tempo reale i principali numeri dell’impresa, abbiamo una fotografia giornaliera di ciò che succede in tutti i nostri stabilimenti. Una sorta di cabina di regia che permette di reagire velocemente nel caso si debbano spostare delle produzioni da un mercato all’altro, ad esempio. Difficile da gestire, ma utile in termini organizzativi per tenere unita la nostra realtà imprenditoriale”. Quella di cui parla il Presidente Radrizzani è l’impresa di famiglia con headquarter a Uboldo, 15 stabilimenti sparsi per il mondo, un fatturato che nel 2022 ha toccato il picco dei 349,5 milioni di euro e 1.400 collaboratori. In Italia, a Uboldo e a San Pietro al Natisone (Udine), ma anche in Francia, Polonia, India, Brasile e Cina, le sedi produttive. In Inghilterra, Spagna, Australia, Canada, Usa, Russia ed Emirati Arabi, invece, le commerciali. Questo il raggio di azione di Adr il cui utilizzatore finale è l’agricoltore, mentre il cliente diretto è il costruttore di macchine agricole, ma anche di macchinari per il settore cave, carrelli aeroportuali e rimorchi per il trasporto stradale.
Commesse, in ogni caso, progettate sulla base delle esigenze dei singoli costruttori di veicoli da lavoro: “Spesso anticipiamo anche il cliente proponendogli un prodotto in grado di soddisfare un bisogno a cui non aveva pensato, ma che siamo certi faccia la differenza con il nostro concorrente – sottolinea Flavio Radrizzani –. Ad esempio, progettiamo l’assale in modo che sia più leggero o più flessibile e assicuriamo che arrivi prima rispetto a quanto potrebbero fare altri. La nostra mission è quella di portare gli agricoltori a richiedere ai costruttori di macchine agricole i componenti di nostra progettazione”. Quella di Adr, con almeno una sede in tutti i continenti, è una copertura di mercato, che risponde a due esigenze: “Da un lato, quella di risparmiare sui costi di trasporto. Dall’altro, quella di essere vicini all’azienda-cliente per poter consegnare in tempi brevi. Fatturiamo in 54 nazioni. Ecco perché abbiamo una sede produttiva in ogni nostro principale mercato”. Così Chiara Radrizzani, alla guida insieme al padre Flavio, alla sorella Giovanna e al cugino Ettore, dell’impresa di famiglia detenuta anche dai cugini, soci di capitale, Davide, Sara e Daniele. Ed è proprio dal ricordo d’infanzia di Daniele, che quando entrava in azienda sentiva un mix di odori, tra il ferroso che solo un’officina metalmeccanica emana e quello dell’aroma sprigionato dai distributori automatici nel capannone, che prende vita “Profumo di ferro e caffè”. Questo il titolo del libro che la famiglia Radrizzani ha realizzato in occasione del 70° anniversario dell’impresa. Una raccolta di ricordi di chi ha visto nascere Adr e ci lavora da parecchio tempo, ma anche dei vecchi collaboratori ormai in pensione, dei fornitori, dei clienti e degli amici.
“Le commesse arrivano da tutto il mondo, fatturiamo in 54 nazioni. Ecco perché abbiamo una sede produttiva in ogni nostro principale mercato”
“Adr oggi è una realtà molto più ampia rispetto a quando è nata nel 1954 nell’antico centro storico di Uboldo – continua il Presidente Radrizzani –. Eravamo di fronte alla chiesetta dei Santi Cosma e Damiano, poi ci siamo spostati in Piazza Repubblica fino a che nel ‘61 abbiamo aperto lo stabilimento in cui siamo oggi, attualmente di 30mila metri quadrati. È qui che abbiamo intenzione di mantenere la sede centrale, la gestione, la ricerca e lo sviluppo del Gruppo”. Una scelta precisa, questa, per far sì che la linea imprenditoriale sia sempre quella della famiglia Radrizzani, anche dopo veri e propri progetti di espansione come quello in programma negli Stati Uniti: “Abbiamo già una sede commerciale, ma vorremmo aprirne anche una produttiva. Siamo alla ricerca di terreni o società da acquistare nella zona dei Grandi Laghi del Nord America, tra l’Iowa e il Missouri – racconta Chiara Radrizzani –. Si tratterebbe di un investimento tra i 10 e i 15 milioni di euro per terreni almeno 4 volte più estesi di quello che ci servirebbe in una situazione iniziale”. Questo perché, come aggiunge il Presidente Radrizzani, “bisogna guardare avanti. Negli Stati Uniti porteremmo un prodotto più avanzato rispetto al livello tecnologico delle macchine agricole presenti. Avremmo di fronte a noi la stessa sfida che abbiamo affrontato in Brasile, dove abbiamo impiegato vent’anni per affermarci, ma ora non c’è un solo chilogrammo di canna da zucchero che non viaggia su macchine con i nostri assali”.
A indirizzare ogni decisione del Gruppo, l’attenzione alla sostenibilità e alle persone. “Da un lato, ci impegniamo a ridurre l’impatto ambientale attraverso tecnologie innovative, progetti di riciclo e di mobilità sostenibile – sottolinea Chiara Radrizzani –. Dall’altro, poniamo l’accento sul benessere dei nostri collaboratori, creando un ambiente di lavoro sano a favore della produttività e della creatività; promuovendo una cultura inclusiva; investendo nella formazione per sostenere la loro crescita sia professionale, sia personale. Crediamo fortemente che prendersi cura delle persone contribuisca a costruire un gruppo motivato, pronto ad affrontare le sfide del mercato. È così che ci impegniamo a creare valore per le nostre risorse umane, ma anche per i clienti e i partner”.