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Varesefocus compie il primo quarto di secolo di vita. Un pezzo di storia di giornalismo locale dedicato soprattutto al racconto dell’economia e del sistema produttivo. Ma anche dell’arte, della cultura, del volontariato, della tecnologia, della scuola, del turismo e del territorio. Di ogni aspetto della vita delle nostre comunità in cui influisce la caratteristica di essere una provincia ancora fortemente industriale e contraddistinta da un grande fermento imprenditoriale. Una narrazione che prende avvio sempre da un punto di vista preciso, quello delle aziende e della parte sociale che edita da sempre questo giornale: Confindustria Varese

Venticinque anni di storie di impresa. Varesefocus compie un quarto di secolo di vita e tutto ciò che è stato scritto, raccontato e approfondito in questi anni sulle pagine della rivista che state leggendo, edita da Confindustria Varese, è tutta qui. Riassumibile in una frase. Siamo la rivista delle imprese. E come tale abbiamo affrontato e affrontiamo la nostra avventura giornalistica: cercando di narrare ciò che l’industria rappresenta per questo territorio, in ogni suo aspetto e in ogni sua implicazione. Non solo economica. Varesefocus nasce con questo obiettivo nel 2000. E a tale scopo abbiamo cercato di rimanere sempre fedeli, guardando il mondo da un punto di vista preciso. Quello delle aziende. Lo abbiamo fatto con un’onestà intellettuale che rivendichiamo in ogni copertina di ogni numero di questo magazine. Dove appare, in basso a sinistra, sempre il logo dell’editore: quell’aquilotto confindustriale emblema dell’Unione degli Industriali della Provincia di Varese prima e di Confindustria Varese poi. Non è un aspetto secondario nell’interpretazione del nostro ruolo nell’informazione locale. È un atto di trasparenza che dichiara fin da subito, a qualsiasi lettore, da quale parte vediamo i fatti e le dinamiche della società che vogliamo immortalare ogni volta che ci apprestiamo a scrivere un articolo, a scattare una foto, a registrare un podcast o a girare un video. Perché lo stesso brand ci segue, come la testata Varesefocus, anche sul digitale, dove i nostri anni sono minori. L’età del sito è più giovane. Ma dove tutto rimane fedele a se stesso. A quella dichiarata intenzione di raccontare da un osservatorio preciso ciò che avviene in provincia di Varese e nel mondo. Lasciamo ad altri l’illusione di essere obiettivi in senso assoluto. 

Più di una volta, anche da colleghi giornalisti, ci è stato suggerito: “Togliete quel logo e potrete trasformarvi nel magazine del Varesotto”. La nostra risposta sta nei fatti e in una linea editoriale precisa. Magazine del Varesotto lo siamo. Ma lo vogliamo essere proprio consapevoli che ogni trasformazione o dinamica o fatto ha un lato da cui possono essere osservati e da cui dipende anche come vengono raccontati e riportati. Senza per forza avere la pretesa di avere la verità assoluta in tasca, ma consci di poter offrire chiavi di lettura che possono aprire un dibattito o anche solo far riflettere. Ecco perché parliamo di onestà intellettuale. Perché tutti devono sapere, senza fraintendimenti, che ciò che raccontiamo in queste pagine è una visione di parte, anzi di parte sociale. La visione di Confindustria Varese e delle sue imprese. Non per questo ciò che avete letto in questi anni è sempre stata l’opinione ufficiale della Confindustria locale. Anzi, su ogni tema raccogliamo opinioni e interviste da chi la pensa diversamente. Lo abbiamo fatto anche quando ci siamo occupati dell’argomento che più ci coinvolge in maniera diretta: il ruolo dei corpi intermedi nella società moderna. A maggior ragione usiamo lo stesso modus operandi nel parlare di Europa, energia, inclusione, Intelligenza Artificiale, politiche industriali, sostenibilità, sviluppo locale, logistica, futuro, solo per rimanere alle ultime inchieste che abbiamo svolto nei mesi più recenti.

L’impresa per essere compresa ha bisogno di tecniche di narrazione diverse da quelle che troviamo sugli altri siti o sui quotidiani, perché spesso le loro sono storie che potremmo definire “non-notizie”, ma che non per questo non meritano di essere raccontate e lette

Proprio per questo, così come rivendichiamo la trasparenza con la quale dichiariamo il punto di vista da cui parte la narrazione delle nostre comunità, con altrettanta forza affermiamo che Varesefocus non è mai stato e mai sarà un house organ. E per questo lavoriamo ogni giorno. Rimanendo fedeli al mandato originario e fondativo di questa rivista e di chi l’ha pensata e voluta. Tra i tanti un nome su tutti, quello del compianto Mauro Luoni, primo Direttore Responsabile di Varesefocus (a cui, chi scrive, sempre si ispira e sempre sarà grato per gli insegnamenti ricevuti). Non siamo un house organ, dicevamo. Nel senso che su queste pagine non si parla solo ed esclusivamente di Confindustria Varese. Anzi se ne parla meno di quanto potremmo. Ma è giusto così. E quando lo facciamo, cerchiamo di inquadrare l’aggiornamento sulle iniziative dell’Associazione datoriale che edita questo giornale all’interno di un quadro più ampio. Di una narrazione più completa. Se dobbiamo dare la notizia di un nuovo progetto o accordo di Confindustria Varese su un tema, ciò è il pretesto per un racconto giornalistico di ciò che su quello specifico fronte di impegno, mercato di riferimento, questione di interesse, dinamica di sviluppo, sta avvenendo tra le imprese, sul territorio, a livello nazionale e internazionale. È il punto di partenza di un’inchiesta per alzare lo sguardo sul mondo e le trasformazioni in atto nel sistema produttivo e nella società. 

Se in questi 25 anni non ci fosse stato Varesefocus, sarebbe mancato un pezzo fondamentale della narrazione di questa provincia di confine e, allo stesso tempo, al centro dell’Europa. Non che altri giornali locali non si occupino degli stessi argomenti. Ma lo fanno in maniera diversa, partendo da altre tecniche di narrazione e altre bussole di riferimento. Non lo fanno (lecitamente, intendiamoci) dal punto di vista delle imprese per l’appunto. Che hanno, invece, estremamente bisogno di disinnescare quella cultura antindustriale ancora troppo forte in fasce eccessivamente ampie di società. Così come hanno bisogno di contrastare troppi luoghi comuni che circondano il sistema produttivo. Primo fra tutti quello che “a Varese l’industria non c’è più”. Come spesso vox populi rimpiange. Ma non è così. Varese rimane uno dei territori a maggiore vocazione manifatturiera del Paese. Con una densità di imprese per chilometro quadrato che in alcune aree della provincia raggiunge picchi da record nazionale ed europeo.

Non è solo questione di raccontare in maniera diversa l’economia. Narrare un territorio così fortemente industrializzato vuol dire anche occuparsi di tutte quelle diramazioni con cui la vita d’impresa permea la società locale e le sue comunità

Abbiamo calcolato che in questi 25 anni di Varesefocus, sono state raccontate più di 600 storie diverse di imprese. Anche solo per riportare tutte quelle delle realtà associate a Confindustria Varese servirebbero altri 25 anni. Il che dà il senso, allo stesso tempo, della missione che abbiamo davanti e di quanto il Varesotto sia ancora oggi terra di industria. E comunque 25 anni non basteranno, perché il nostro magazine non intervista solo imprenditori associati al sistema confindustriale.  Detto questo, non è solo questione di numeri. L’impresa ha anche bisogno di tecniche di narrazione diverse da quelle che troviamo sugli altri siti o sui quotidiani, perché spesso le loro sono storie che potremmo definire “non-notizie”. Ossia racconti che non portano al titolo ad effetto, allo scoop. Non prestano il fianco alle esigenze del moderno “strillone” digitale rappresentato dai post acchiappa click sui social network. Non per questo, però, non meritano di trovare spazio o di arrivare all’opinione pubblica. Pena l’impossibilità di capire alcune dinamiche alla base di ciò che avviene ogni giorno nelle nostre vite e nelle nostre città. Il nostro è un giornalismo non gridato. Fatto con i testi lunghi dell’approfondimento e con i tempi dilatati di una scrittura pensata per una lettura di ragionamento, più che di semplice informazione. E che segue le trasformazioni in atto nel mondo produttivo. Oggi narriamo vicende aziendali diverse rispetto a quelle degli inizi degli anni 2000.

Inclusione, welfare aziendale, ricomposizione delle filiere su uno scenario globale sempre più a blocchi e conflittuale, manifattura digitale, Intelligenza Artificiale, sono tutti temi che un tempo non esistevano nel sommario della nostra rivista. Raccontare un territorio così fortemente caratterizzato dal fermento imprenditoriale vuol dire anche occuparsi di tutte quelle diramazioni con cui la vita d’impresa permea la società locale e le sue comunità. Scuola, tecnologia, cultura e arte in primis. E non solo. Raccontare Varese con gli occhi delle imprese vuol dire anche fare marketing territoriale, un compito che con la nostra storica rubrica “Gita a” svolgiamo dal primo giorno. Così come vuol dire raccontare storie di sport. Anche qui, però, a Varesefocus per fare un articolo non serve il risultato, il campione, il trofeo vinto o sfiorato. Basta solo la passione di quelle tante Associazioni e di quegli atleti che narriamo nelle loro fatiche quotidiane con l’obiettivo di avvicinare alle varie discipline (anche quelle meno popolari) i più giovani. Ecco, questo ha rappresentato e vogliamo che rappresenti ancora per i prossimi anni Varesefocus. Con nuove iniziative (stiamo lavorando ad un nuovo sito Internet per innovare un racconto che è comunque e inevitabilmente sempre più digitale). Con festeggiamenti alle porte (celebreremo questo anniversario tra la gente, stay tuned...). Con nuove inchieste e nuovi articoli (pronti ad aprirci ai suggerimenti dei nostri lettori). Senza autoreferenzialità. A partire da questo stesso focus di apertura di un numero con il quale vogliamo celebrare il nostro primo quarto di secolo di vita cercando di capire, con il nostro stile, come il giornalismo locale si sia trasformato in questi ultimi anni, con le interviste ai protagonisti varesini dell’informazione (televisivi, web, sulla carta) e della comunicazione d’impresa. Di noi abbiamo già parlato abbastanza. Ora la parola a loro. Agli altri punti di vista.  

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