"Si può avere il prodotto migliore ma se non hai un ottimo modo di presentarlo, non lo vendi”. Potrebbe sembrare l'essenza del marketing in parole semplici, invece, si adatta perfettamente al public speaking. A raccontarlo è Riccardo Agostini, l'esperto che ha guidato il Gruppo Giovani Imprenditori dell'Unione degli Industriali della Provincia di Varese in un percorso di allenamento per parlare in pubblico. In un momento di grande visibilità dei comunicatori, on e offline, il valore dell'arte oratoria assume un ruolo prioritario. “Chi racconta l'impresa, ne è la prima linea. Se non ne rispecchia i valori non funziona”, sottolinea il formatore, spiegando l'importanza di una capacità che serve ai leader d'azienda come a chiunque. “Parlare in pubblico è un rapporto umano e significa creare empatia. Saper parlare in pubblico permette, in particolare a un manager, di cogliere ogni occasione per rappresentare se stesso e l'azienda, entrare in empatia con le persone che lo stanno ascoltando, saper gestire discussioni e dibattiti. Ma la cosa più importante è quella di essere ricordati. Molti dicono 'io so parlare in pubblico' e non si rendono conto che non è vero. Non sanno parlare in pubblico ma sanno 'parlare'. Parlare in pubblico, invece, significa sapere coinvolgere, interessare, emozionare. Le persone tendono a seguire coloro che sono dotati di queste abilità”.

Nell’era dell’informazione e della comunicazione social, non tramonta l’importanza di saper parlare in pubblico. L’arte oratoria rimane strategica per manager e giovani imprenditori, ma non solo. E continua a rispondere alle stesse antiche regole di efficacia. Che tutti pensano, sbagliando, di conoscere

In un contesto della comunicazione in spasmodica evoluzione immaginiamo grandi novità in fatto di tecniche e metodi anche nel public speaking. E invece… “Ritengo che qualsiasi tentativo di creare delle nuove tecniche di comunicazione in pubblico sia destinato a fallire”, ci sorprende Agostini. “Come si creano discorsi efficaci lo sappiamo da qualche migliaio di anni. Un discorso che funziona segue sempre lo stesso schema: ha una struttura semplice da ricordare - con un'introduzione, un corpo e un finale - e racconta i fatti attraverso storie. Questi fattori permettono a chi ci ascolta di ricordare facilmente il messaggio che stiamo trasmettendo. L'evoluzione che prevedo nel public speaking non ha quindi a che vedere con le tecniche di comunicazione, ma con la crescita interiore delle persone che si avvalgono di queste tecniche. Per questo, ad esempio, io mi definisco un Life & Public Speaking Coach: perché il mio mestiere è aiutare le persone a dare il meglio di sé, non solo al momento di parlare in pubblico ma anche nella vita”. Ma cosa significa nella pratica? “Tu non puoi comunicare efficacemente con gli altri se non riesci a farlo con te stesso”, chiarisce il formatore. “Quando ci sono attriti interni, quando non vivi ciò che dici, quando quello che provi è in disaccordo con quanto pronunci, la tua comunicazione non è efficace. Non può esserlo. Il ruolo di un formatore non consiste perciò nello spiegare agli altri delle tecniche per parlare in pubblico. Tra l'altro, non ce n'è bisogno: il web è pieno di consigli. La sfida è guidare le persone in un processo di trasformazione interiore, aiutarle a costruire la fiducia del parlare in pubblico, eliminando la paura, insegnando loro a divertirsi mentre si trovano di fronte alla sala”.

Il digitale dunque non rivoluziona l'arte ma sicuramente la veicola. “Certo. Pensiamo ai video”, suggerisce Agostini. “Anche qui conta molto l'empatia: ciò che funziona è quello che trasmetti. Semplicemente trasmetti quello che sei”. Pura spontaneità, dunque, o ci sono modi per migliorare le proprie abilità? “Sicuramente, l'empatia si può allenare. Bisogna allenarsi a raccontare ciò che si è: allenare il lato umano. Tutti possono imparare a farlo.”

Per il coach Riccardo Agostini non c’è innovazione che tenga: “Un discorso che funziona segue sempre lo stesso schema: ha una struttura semplice da ricordare, con un'introduzione, un corpo e un finale”

Prendiamo un esempio attualissimo: le recenti elezioni americane. Come giudica l'esperto la qualità retorica dei contendenti che si sono sfidati per la Casa Bianca? “Non mi sono concentrato sugli stili”, spiega il formatore. “I dibattiti, però, hanno lasciato delle sensazioni. Per me la sensazione è che l'uno fosse aggressivo e l'altra astuta. Non credo che nessuno dei due sia stato naturale. Personalmente non credo a quello che dicono ma a quello che fanno. Del resto, la semplicità del public speaking sta in questo: si misura nella coerenza.”

“Per quanto riguarda l'Italia, invece-  racconta Agostini – in questi ultimi nel nostro Paese sta aumentando l'interesse del public speaking e del dibattito in alcune scuole. Ci sono tornei di dibattito, ci sono presidi e professori che cercano di offrire questa formazione ai ragazzi e proprio quest'anno il Miur (Ministero dell’Istruzione dell’Università e della Ricerca) ha stanziato fondi per le scuole interessate al progetto. Questo per dire che sebbene ci si stia rendendo conto dell'importanza del public speaking anche a livello istituzionale, siamo ancora agli albori. Questo significa che i manager che oggi sono alla guida di aziende, a meno che non abbiano doti innate o abbiano seguito un percorso di formazione, non hanno le migliori competenze al momento di parlare in pubblico. Questo significa, però, anche che chi dispone di queste abilità si differenzierà dalla massa nel territorio italiano e potrà essere competitivo a livello internazionale”.



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