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Alla conquista del mondo. Fondata nel 1847 alla vigilia delle Cinque Giornate di Milano, la distilleria Rossi d’Angera compie 170 anni e brinda con la grappa che produce da cinque generazioni sul lago Maggiore. É un modello d’impresa varesina di successo. Dieci dipendenti, 140 mila bottiglie prodotte di grappa, liquori e altre specialità per l’ottanta per cento destinate al mercato italiano. Il resto è distribuito in Germania, Belgio, Spagna, Svizzera, Olanda, Inghilterra, Usa, Austria, Australia, Nuova Zelanda, Canada, Francia e Cina. Con un fatturato di un milione e 400 mila euro: “L’export è in forte crescita – conferma l’amministratore delegato Arialdo Pigionatti – fra il 2013 e il 2016 il fatturato estero ha fatto un balzo in avanti del settanta per cento. Il brand storico italiano è un’arma vincente”.

È una storia cominciata 170 anni fa quella del marchio varesino legato al mondo degli alcolici. Un’azienda dai progetti ambiziosi che guarda con sempre più interesse ai mercati esteri, dove negli ultimi tre anni l’export è cresciuto del 70%

La Rossi ha una storia gloriosa. Correva l’anno 1847 quando un intraprendente falegname di Angera, abituato a scegliere i legni e intagliare le botti per conto delle cantine che producevano il vino intorno al lago Maggiore, incominciò a pensare in grande. Perché non sfruttare la propria competenza in fatto di legni di rovere, frassino e noce per iniziare una seconda attività di distillatore di acquavite, sicuramente più redditizia di quella che svolgeva? Bernardo - questo il suo nome - ventisette anni, coraggioso e pieno di voglia di fare, era lavorante di fiducia alla Dogana, addetto alle riparazioni degli uffici. Sentiva di avere le spalle abbastanza larghe per tentare l’avventura.

Le vendemmie nel triennio 1846-1848 erano state abbondanti e le cantine non riuscivano a vinificare tutta l’uva disponibile, né a sfruttare i residui della vinificazione. Le vinacce costavano poco e non mancavano le osterie per smerciare il distillato. Così decise di compiere il grande passo. Da allora l’arte di distillare si è raffinata passando di padre in figlio, dal trisnonno Bernardo al bisnonno Carlo e via via al nonno Arturo e al papà Bernardo, abile imprenditore che negli anni che precedettero la seconda guerra mondiale modernizzò l’azienda, rinnovò la distilleria e ridisegnò le etichette. Fino all’attuale presidente, Arturo come il nonno, sommelier, consigliere e membro fondatore dell’Istituto Grappa Lombarda.

“Oggi abbiamo in catalogo una quarantina di prodotti tra grappe, liquori, aperitivi, amari, estratti di erbe e radici - spiega il presidente -. Distilliamo grappe giovani, invecchiate e millesimate, monovitigno di pinot, chardonnay, nebbiolo e moscato con oltre due anni d’invecchiamento. Il fiore all’occhiello è la Grappa Riserva Personale, un coupage che produciamo dal 1930 con vinacce per l’ottanta per cento di nebbiolo e il resto dolcetto. Invecchia in legno più di cinque anni. Di sole vinacce varesine è invece l’Acqua d’Angera, giovane e leggermente barricata”.

Ma l’offerta è molto più ampia. Tra le specialità della casa ci sono i capolavori della liquoristica ottenuti da infusione naturale di erbe e radici come l’aperitivo Spitz, ricavato da genziana lutea e altre erbe aromatiche, l’amaro, il Genepy, i liquori dolci ai lamponi, all’albicocca, al mandarino, all’anice, al cedro e al caffè, tutti prodotti di grande mixabilità al bar. E le eleganti confezioni in vetro soffiato dai mastri vetrai di Chioggia, gli sciroppi ai gusti di frutta e il liquore Agrumio con infuso di scorze di limoni, arance e mandarini. Ancora, i liquori alla sambuca, alla liquirizia e la “chicca” della grappa distillata da infusi naturali di miele Dop varesino.

Dal 2014 la distilleria ha un nuovo partner nelle famiglie Ballerio e Corti di Varese cui fa capo il gruppo Elmec, del settore dell’Information Technology. La nuova società ha aperto in viale Valganna 34 a Varese il primo flagshipstore Rossi d’Angera che prende il nome di Spitz dal celebre aperitivo della distilleria verbanese e declina il catalogo in piatti che ben accompagnano la proposta da bere. La formula del banco bar e cucina da degustare è stato un successo immediato. Il locale a tema Rossi d’Angera funziona a meraviglia ed è perennemente affollato. In futuro potrebbe essere replicato con una catena di negozi e ristoranti a Milano, Londra, New York e San Francisco. Locali di gran classe dove trascorrere vivaci serate in allegria e gustare bevande italiane di lusso, da esportazione.

In 170 anni di storia, numerosi ospiti di riguardo hanno gustato i prodotti degli antichi alambicchi di Angera. Una foto del 1957 mostra l’allora arcivescovo di Milano Giovanni Battista Montini, futuro papa Paolo VI, a tavola con l’avvocato Bernardo Rossi, capace uomo politico che fu presidente della Pro Loco e consigliere provinciale fino al 1965, nonché amico di molti personaggi illustri. In archivio è conservato il telegramma che il Presidente del Consiglio dei Ministri Alcide De Gasperi scrisse a Bernardo nella Pasqua del 1948 ringraziandolo per l’omaggio di un campionario di prodotti: “Ne avrò per tutto l’anno - scherza lo statista - soprattutto nelle vacanze estive quando piacciono anche le cose forti”.

Al 1931 risale lo Stemma Reale e il brevetto della Real Casa Savoia che il re Vittorio Emanuele III conferì alla distilleria, un privilegio riservato soltanto alle migliori aziende. “Grappa della casa fu donata da mio padre alle maestranze francesi nel 1965 per la fine dei lavori del traforo del Monte Bianco - aggiunge Arturo Rossi - e una bottiglia di Grappa Riserva figurava nel menù del pranzo che papa Karol Wojtyla consumò durante una visita pastorale sul Verbano”.



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