Autismo uguale isolamento. Fin troppo spesso è questo il messaggio associato ad una delle sindromi dai contorni più sfumati nell’ambito della disabilità, su cui scientificamente si sa ancora relativamente poco. Stando ai dati diffusi dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, i bambini con autismo sono 1 su 160 nuovi nati. In Italia le stime parlano di circa 500 mila persone affette da questa patologia, di cui almeno 100mila sarebbero bambini. Insomma una realtà tutt’altro che marginale, che sta particolarmente a cuore alla Fondazione Renato Piatti Onlus di Varese, ente gestore costituito dall’associazione madre Anffas Varese (Associazione Nazionale Famiglie di persone con disabilità intellettiva e/o relazionale) nel 1999.

La Fondazione Renato Piatti Onlus di Varese dal 1999 si prende cura di persone con disabilità intellettiva e relazionale e delle loro famiglie

Nelle 15 strutture, articolate tra centri residenziali, diurni e riabilitativo-terapeutici, gestite dalla Fondazione Piatti, si accolgono a oggi 112 persone con autismo, di cui 85 minori. Un numero rilevante, che è destinato a crescere. Con l’inaugurazione, nel settembre 2015, del Centro Multiservizi per le Disabilità e la Famiglia “La Nuova Brunella”, l’offerta della Fondazione diventa ancora più consistente. Seguendo l’approccio del ciclo di vita, nel nuovo centro convivono, in una medesima struttura, una Comunità Socio Sanitaria per persone adulte con disabilità, inaugurata il 2 maggio scorso, che potrà ospitare fino a 10 giovani e adulti in grado di affrontare un percorso di vita indipendente, un Centro Terapeutico Riabilitativo Semiresidenziale di Neuropsichiatria che accoglierà fino a 30 bambini con disturbi dello spettro autistico, insieme a un Centro per la Famiglia dedicato al sostegno dei nuclei familiari in condizioni di fragilità.

Secondo i dati dell’Organizzazione Mondiale della Sanità in Italia sono circa 500mila le persone affette da autismo, di cui 100mila bambini: una percentuale pari a 1 nuovo nato su 160

“Esistono delle linee guida definite dall’Istituto Superiore di Sanità in Italia nel 2011, che indicano le modalità d’intervento ritenute scientificamente efficaci e quelle che non lo sono – afferma Maurizio Ferrari, responsabile comunicazione e fundraising di Fondazione Piatti Onlus - . La nostra azione è volta a tagliare su misura l’intervento per questi bambini, cercando di far loro recuperare competenze, abilità e autonomie, consapevoli però che di autismo purtroppo non si guarisce: i percorsi possono essere più o meno lunghi ed intensi ma non si può arrivare alla parola ‘guarigione’. L’approccio corretto è intervenire nel modo più precoce e intensivo possibile: i risultati, poi, dipenderanno molto dalle condizioni di partenza, ma anche nei casi più difficili si possono avere miglioramenti. A questi e altri aspetti dedicheremo, il prossimo autunno, una giornata di studi”.
Mettendo in atto degli interventi che tecnicamente vengono definiti riabilitativi, su una fascia d’età prescolare che parte dai 2-3 anni, la Fondazione Piatti, che non opera in regime privatistico bensì in convenzionamento e contratto con il sistema sanitario regionale, si trova dunque a prendersi cura di bambini con autismo che manifestano deficit cognitivo-comportamentali più o meno gravi. L’obiettivo, anche nel Centro Terapeutico Riabilitativo della Nuova Brunella, è quello di colmare quanto più possibile le lacune comunicative e relazionali dei bambini, migliorando la qualità della loro vita, quella delle famiglie e creando opportunità di reale inclusione sociale.

“Tra i progetti principali che Fondazione Piatti sta portando avanti c’è quello di sviluppare tutta l’area dell’intervento precoce dell’infanzia”, afferma Michele Imperiali, direttore generale della Fondazione Renato Piatti Onlus

“L’inclusione sociale è uno dei valori chiave che Anffas ci ha trasmesso e che noi cerchiamo di rendere effettivo, anche e soprattutto nelle piccole cose di ogni giorno. Significa, ad esempio, creare prossimamente un piccolo parco giochi aperto a tutti nei nostri spazi verdi alla Nuova Brunella, così che i piccoli con autismo possano stare insieme ai bambini del quartiere. Ma anche contaminare le esperienze abbattendo gli steccati: abbiamo infatti in progetto di unificare il Centro Riabilitativo Semiresidenziale (CRS) di Besozzo e il vicino Centro Diurno per Disabili (CDD) per creare un unico polo integrato”. Queste le parole di Michele Imperiali, direttore generale della Fondazione Renato Piatti Onlus, che ospita quasi 450 persone nei suoi centri sparsi sul territorio della provincia di Varese e non solo. Realtà nelle quali trovano lavoro oltre 400 figure professionali, senza contare collaboratori e volontari esterni.
“È un momento particolare perché il modello di welfare lombardo sta cambiando: ci dovrà essere molta più attenzione sulla cronicità e sulla spesa che viene fatta su di essa – precisa Michele Imperiali-. L’altro tema grosso è quello di trovare le risorse per la sostenibilità. Fino a qualche anno fa con il finanziamento pubblico riuscivamo a gestire l’attività ordinaria e svilupparne i progetti, poi abbiamo dovuto optare per la raccolta fondi: adesso è da questa fonte che prendiamo le risorse che ci servono per mandare a pareggio i bilanci della gestione caratteristica”. Insomma tante iniziative, voglia di fare e fare bene.



Articolo precedente Articolo successivo
Edit