Spazio, ultima frontiera della sostenibilità

In orbita bassa oggi esistono 10.000 satelliti, di questi 7.000 sono di Starlink. Lo strapotere
tecnologico di Elon Musk sui lanciatori sta dando vita ad un’impennata dei lanci senza precedenti.

La space economy sta andando letteralmente all’assalto delle orbite circumterrestri. Con impatti sull’ambiente spaziale e sulla nostra atmosfera di cui dobbiamo prendere coscienza”. Patrizia Caraveo è dirigente di ricerca all’Istituto Nazionale di Astrofisica. Nel 2014 le è stato assegnato, da Women in Aerospace Europe, l’Outstanding Achievement Award. Nel 2021, per i suoi contributi allo studio delle stelle di neutroni, ha ricevuto il premio Enrico Fermi della Società Italiana della Fisica. Di recente ha pubblicato per Hoepli il libro “Ecologia aerospaziale”. Argomento complesso, spiegato con un linguaggio semplice, una narrazione fluida, la capacità di tenere ancorato alle pagine anche il lettore più allergico ai temi scientifici. Senza però venir meno all’approfondimento e senza mai banalizzare concetti che lasciano poco spazio all’interpretazione. Schiettezza è il termine che meglio si addice a Caraveo. Ne sanno qualcosa anche le imprese del Lombardia Aerospace Cluster che l’hanno invitata a parlare della sua pubblicazione alla loro ultima Assemblea, tenutasi al Centro Congressi Ville Ponti di Varese, dove Varesefocus l’ha incontrata e intervistata.

Quali sono i numeri di questa conquista dello Spazio?

Negli ultimi anni abbiamo visto crescere in modo esponenziale il numero di satelliti lanciati. Siamo passati in 4 anni da meno di 200 a oltre 3.000. Un cambio epocale. Chi sono i protagonisti di questo incremento? La crescita è tutta dovuta ai satelliti commerciali, in particolare quelli delle grandi costellazioni che stanno sorgendo per fornire Internet orbitale. Il tutto si traduce in un brand con un nome e un cognome: Starlink, ovvero Elon Musk che al momento conta 7.000 satelliti in orbita. Ad oggi ha l’autorizzazione di arrivare fino a 12.000, ma ha già fatto richiesta per altri 30.000. Questi dati che quota di mercato assicurano a Starlink? Tanto per dare un’idea, in orbita bassa (ad un’altezza quindi tra i 400 e i 2.000 km rispetto alla superficie terrestre) oggi ci sono 10.000 satelliti. Di questi, appunto, 7.000 appartengono a Starlink. La seconda costellazione è quella di OneWeb, ma ne conta molti meno: 650. La conclusione è molto semplice e sotto gli occhi di tutti.

Ce la illustri lo stesso.

Elon Musk è il socio privato di maggioranza delle orbite circumterrestri. Un ambiente grande, certo, ma non infinito. E che non è di proprietà di nessuno, ma un bene comune dell’umanità. Così come parliamo sempre più spesso dell’impatto delle attività dell’uomo sull’oceano, così dovremmo iniziare a preoccuparci di più di dar vita ad una space economy ecologicamente sostenibile.


Quali sono le conseguenze sull’ambiente terrestre e spaziale di questo aumento dei lanci per mettere in orbita i satelliti?

È vero che oggi ogni lancio può trasportare e mettere in orbita decine di satelliti, ma rimane il fatto che per farlo bruciamo carburante per liberare energia esplosiva indispensabile per contrastare la forza di gravità. Il combustibile più sostenibile sarebbe l’idrogeno, ma questo è attualmente il meno utilizzato. SpaceX, e quindi ancora una volta Elon Musk, con il suo lanciatore Falcon 9 utilizza cherosene che rilascia composti di zolfo, critici per l’ozono. Ogni lancio, insomma, ha un impatto ambientale, crea un buchetto nello strato di ozono deputato a proteggerci dalla luce ultravioletta del sole.


Ci può dare anche in questo caso dei numeri per capire la portata del fenomeno?

L’anno scorso sono partiti dagli Stati Uniti 145 lanci, di questi 138 sono stati effettuati da SpaceX. Solo pochi anni fa, nel 2021, erano stati in tutto 45. È una crescita macroscopica, Che dimostra lo strapotere di Elon Musk nei confronti di altrettanti potenziali giganti tecnologici come Boeing o Lockheed Martin. Non parliamo dell’Europa.

Parliamone invece. Che ruolo sta giocando la Ue?

Stiamo perdendo la partita con gli USA 145 a 3. E con Musk 138 a 3. L’anno scorso sono stati questi, appunto solo 3, i lanci che abbiamo effettuato.

Perché questo strapotere di Musk nella corsa allo Spazio?

SpaceX sta dominando la transizione tecnologica in atto. Ha una capacità di lancio straordinaria grazie al fatto di aver maturato prima di tutti gli altri la tecnica di recuperare il primo stadio del lanciatore, quello più costoso. Musk ha messo in campo economie di scala inarrivabili oggi per i suoi competitor che sostengono costi ben maggiori perdendo a ogni missione l’intero lanciatore. Per quanto riguarda noi europei, siamo di fronte a una catastrofe strategica e industriale. In realtà eravamo ben posizionati, ma abbiamo mandato in pensione il lanciatore Ariane 5 prima di aver pronto il più efficiente e sostenibile Ariane 6 che richiede meno carburante. Ritardi, sfortune, esserci affidati ad un solo operatore anziché puntare su diverse industrie ci hanno fatto perdere terreno negli ultimi 5 anni. Ci eravamo a un certo punto legati al lanciatore russo Soyuz, ma l’attacco della Russia all’Ucraina ha fermato tutto.
E comunque Ariane 6 rappresenta un miglioramento incrementale, non un cambio di paradigma come quello di SpaceX con Falcon 9.

Di fronte a questo scenario come è possibile dar vita ad una space economy sostenibile?

Come per l’economia sulla Terra, gran parte della partita si gioca sulla gestione del fine vita dei prodotti. Le orbite, come abbiamo visto, sono sempre più richieste e affollate, non possiamo occupare spazio con oggetti non più attivi. Non possiamo permettercelo. Il fatto è che nel caso delle orbite basse i satelliti ad un certo punto rientrano da soli, in maniera però non controllata: perdono quota fino a disintegrarsi per l’attrito con l’atmosfera. Da un certo punto di vista questo è positivo, lasciano spazio a satelliti nuovi e ad altri lanci, ma dall’altro gli elementi di cui sono fatti, come ad esempio alluminio, silicio e acciaio, vengono ridotti in molecole, atomi che rimangono tali in atmosfera. Puliamo le orbite, ma sporchiamo l’atmosfera.

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