L’inclusività di Lady Whistledown

Body positivity, inclusione della disabilità, integrazione multietnica, sostenibilità e responsabilità sociale entrano nel meraviglioso mondo delle serie tv

Body positivity, inclusione della disabilità, integrazione multietnica, sostenibilità e responsabilità sociale entrano nel meraviglioso mondo delle serie tv e della pubblicità per arricchirla di valore. Abbandonati i toni scioccanti delle pubblicità progresso, fascino e creatività contemporanei entrano a buon diritto nella narrazione commerciale. A partire dalla nota, e seguitissima in tutto il mondo, nuova stagione di Bridgerton

Gentili Lettori… se questo incipit non vi sorprende, la riflessione fa al caso vostro. Siete, infatti, tra quanti si sono certamente resi conto che nello spettacolare mondo artefatto dell’evasione più pura, quello delle serie televisive, sono entrati a buon diritto, e non certo di soppiatto, temi che fino a qualche anno fa erano confinati ad ambiti ben più ristretti. Body positivity, inclusione della disabilità, integrazione multietnica (in questo caso, forzando decisamente la storia) entrano nella nuova stagione di Bridgerton, di cui Lady Whistledown è uno dei personaggi cardine, con una naturalezza apparente, che in realtà è rivoluzionaria. La stessa naturalezza con cui il mondo della pubblicità, lontano anni luce dalle campagne “progresso” che negli anni ‘90 miravano a colpire lo spettatore con un pugno allo stomaco per educarlo suo malgrado, oggi racconta valori etici e integrazione con la leggerezza della normalità. L’obiettivo non è più il green o il rainbow washing, ma diffondere obiettivi che restano ambiziosi, ma non sono ritenuti nè eccezionali nè strumentali. 

Anche quando si tratta di temi paradossalmente taboo, come la diversità di genere o l’orientamento sessuale. Ed è così che la vocazione alla sostenibilità ormai famosa sui social network di Giovanni Storti (del noto trio comico Aldo, Giovanni e Giacomo) diventa la chiave della campagna basata sul riuso del legno promossa da Gruppo Saviola o le minime regole di buon senso sul non buttare per terra i rifiuti, diventano il cuore dell’efficace comunicazione di Ichnusa: “Se deve finire così, non beveteci nemmeno”. Non si tratta di politicamente corretto, ma di “normalizzare” (con tutto il peso che questa parola porta con sé), rompere stereotipi, introdurre una narrazione etica nuova che sia anche crossmediale. Questi i nuovi obiettivi di un mondo che, evidentemente per sua natura, non è sempre etico nè sostenibilile. Basti pensare che la stessa British Academy of Film and Television Arts (BAFTA) mette in guardia dai consumi del settore cinema e audiovisivi, che nonostante una visione eco diffusa, sono troppo elevati. Eppure, anche su questo si sta lavorando: a Cinecittà, ad esempio, nel 2022 è stato firmato un corposo impegno a integrare i principi di Esg all’interno delle attività. Non siamo ai titoli di coda: a differenza dei vestiti di Penelope Featherington, il mondo è ben lontano dall’essere green. Ma molto si sta muovendo in questo senso e la comunicazione può fare, e fa, la sua parte.  

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