La nuova mappa lombarda del lavoro

Il rapporto su “i numeri per le risorse umane”, realizzato grazie alla collaborazione tra le 9 Associazioni territoriali di Confindustria Lombardia

Declino demografico, mismatch delle competenze e necessità di virarle verso le nuove sfide lanciate da una tecnologia come quella dell’Intelligenza Artificiale, entrata ormai in una fase asintotica, sono tutte spinte che stanno cambiando da dentro il mercato del lavoro. A questo si aggiungono la ricerca di un migliore equilibrio fra tempi di vita e lavoro, modelli organizzativi nuovi e più flessibili e, in Lombardia, un tasso di disoccupazione tornato a livelli quasi frizionali (3,1% nel primo trimestre 2025). Questi sono gli elementi di contesto che stanno alla base della rilettura del mercato del lavoro e delle analisi contenute nel rapporto “I Numeri per le Risorse Umane in Lombardia”, realizzato grazie alla collaborazione delle 9 Associazioni territoriali di Confindustria Lombardia e, soprattutto, alle 733 aziende localizzate in Lombardia per un totale di 150mila dipendenti, che hanno aderito all’Indagine sul Lavoro Confindustria.

In questa edizione sono tre i temi che emergono con forza. Il primo riguarda il tasso di turnover volontario, ossia la percentuale di dipendenti che decide di lasciare l’azienda di propria iniziativa in un anno. Tale indicatore riflette la capacità aziendale di retention e risente direttamente della situazione del mercato locale del lavoro: un mercato dinamico, in grado di offrire buone opportunità, può incentivare le uscite, mentre situazioni di elevata disoccupazione tendono a frenarle. In base ai dati raccolti dall’indagine, nel 2024 la percentuale di uscite per dimissioni sul totale del personale in forza a inizio anno si è attestata in Lombardia al 5,4%, facendo registrare una prima parziale controtendenza del fenomeno dopo anni di continua crescita: dal 4,2% pre-Covid (2019) al 6,4% nel 2023. Ma quali azioni possono adottare le imprese per trattenere i propri lavoratori? E per attrarne di nuovi? Il secondo tema riguarda le leve strategiche per la gestione delle risorse umane che possono contribuire a rafforzare le azioni di attraction e retention.

Tra queste, negli ultimi anni spicca il welfare aziendale, diventato oramai un elemento chiave nelle politiche organizzative: secondo l’indagine di Confindustria Lombardia, soluzioni di welfare sono presenti nel 70% delle imprese lombarde, con diffusione crescente all’aumentare delle dimensioni aziendali (55% nelle aziende fino a 25 occupati, 68% nelle realtà di medie dimensioni e 81% in quelle più grandi). Tra queste imprese, il 41% consente la conversione del premio aziendale in welfare, opzione scelta dal 29% dei dipendenti con una media del 66% del premio convertito. Oltre al welfare, rimane strategico l’aspetto retributivo: a tal proposito, l’indagine evidenzia che le imprese lombarde hanno messo a budget per quest’anno incrementi retributivi pari al +3,1%, con percentuali che oscillano tra il +3,0% degli operai e il +3,4% di impiegati e dirigenti, sostanzialmente in linea con le dinamiche nazionali stimate dal Centro studi di Confindustria (+2,9% nel 2024 e +3,3% stimato nel biennio successivo).

Alle prime due leve si aggiunge lo smart working, strumento oramai consolidato per favorire la conciliazione vita-lavoro e cruciale per superare alcune difficoltà nel reperimento delle risorse umane. Tra le aziende lombarde partecipanti all’indagine nel 2024 risultano essere quasi la metà (47%) quelle che hanno introdotto lo smart working. La propensione a concedere questa forma organizzativa risulta correlata alle dimensioni aziendali: dal 29% delle realtà fino a 25 occupati si sale al 36% di quelle con un numero di lavoratori compreso tra le 26 e le 100 unità, fino a raggiungere il 70% nel caso delle aziende maggiori. È nei servizi che il fenomeno è più diffuso: 67%, contro il 41% dell’industria, dove le mansioni sono meno compatibili. La percentuale di smart worker (convenzionalmente calcolata sul totale dei dipendenti, esclusi i dirigenti) in Lombardia si colloca sul 28%, con punte del 30% nelle imprese con più di 100 dipendenti e del 32% nel settore dei servizi.

Il terzo tema trattato dal rapporto, di grande attualità, riguarda l’integrazione dell’Intelligenza Artificiale nei processi aziendali e il suo impatto sulla ricerca e formazione delle competenze necessarie. Emerge che un 12% delle imprese lombarde intervistate si trova già in una fase avanzata di utilizzo più o meno sperimentale di soluzioni di intelligenza artificiale e un altro 47% ne sta valutando attivamente l’adozione. Tra le principali difficoltà indicate dalle imprese lombarde rispetto all’adozione dell’AI troviamo la complessità tecnica (37%) e la carenza di competenze interne (36%). Per far fronte a queste carenze e agevolare l’adozione di queste tecnologie, il 27% delle aziende si è mosso per dotarsi delle competenze necessarie. Tra le azioni adottate, in particolare il 20% ha optato per formare personale interno, l’11% si è affidato a consulenti e fornitori esterni e solo il 3% sta ricercando e assumendo personale già in possesso di queste competenze. Per le aziende lombarde che hanno già implementato soluzioni di Intelligenza Artificiale, i principali ambiti di applicazione sono: analisi e gestione dei dati (50% delle imprese), automazione dei processi produttivi (28%), Ricerca & Sviluppo (28%), gestione risorse umane (24%), supporto clienti (24%). In sintesi, il rapporto evidenzia una fase di profonda trasformazione del mercato del lavoro regionale, con aziende sempre più attente alle strategie di attraction e retention e all’adeguamento delle competenze interne ai rapidi cambiamenti tecnologici e organizzativi in atto.

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