La luce dell’arte

Nelle sale dell’Ala Scaligera della Rocca di Angera sono in mostra, fino al 1° ottobre, opere di artisti contemporanei provenienti da tutto il globo, che raccontano l’aspirazione a un

Nelle sale dell’Ala Scaligera della Rocca di Angera sono in mostra, fino al 1° ottobre, opere di artisti contemporanei provenienti da tutto il globo, che raccontano l’aspirazione a un mondo ideale. “Oltre il buio” è il titolo della rassegna che ha come fil rouge la tematica della luminosità, declinata in svariati ambiti ed ispirazioni differenti 

Tra le mete estive lacustri, prediletta da sempre è la sponda lombarda del Verbano, in quel di Angera, dove si eleva la Rocca dei Borromeo. Orgoglio della famiglia, che ne vanta ancora oggi la proprietà e l’attenta gestione, l’antica costruzione, sorta a controllo del lago, si raffrontava un tempo sull’opposta sponda di Arona con un secondo fortilizio. Dove nacque il Cardinal Carlo. Tra le più potenti famiglie che contribuirono a mantenere alto il nome del Lago Maggiore, ornato dai gioielli dell’Isola Bella, Isola Madre e Isola dei Pescatori, i Borromeo, a partire dal ‘400, furono protagonisti assoluti, e ancora oggi lo sono, della lunga storia trascorsa per le stanze dell’imponente Rocca medievale. Che è luogo rinomato per le lotte tra i Visconti e i Torriani, per le parentele dei primi con gli Scaligeri, tappa necessaria per incontrarsi con una tra le più antiche e illustri casate aristocratiche del Bel Paese. Dove i matrimoni, come quello tra Bernabò Visconti e Regina della Scala erano necessari legami destinati a rafforzare i rapporti tra famiglie che reggevano, coi propri destini, quelli di città e territori. E guerre, piraterie e persino pestilenze imperversavano colpendo soprattutto le fasce più povere della popolazione.

Uno tra i più illustri membri della famiglia, il Cardinal Federico, ebbe grande fama per i tanti meriti. Non solo per esser stato in campo religioso sostenitore delle riforme del Concilio di Trento e, in campo culturale, il fondatore della Biblioteca Ambrosiana, dove ancora oggi si rivela il suo gusto per il collezionismo. È soprattutto entrato nella storia della letteratura italiana grazie al capolavoro di Alessandro Manzoni, I Promessi Sposi. Che ne fa uno dei personaggi centrali del romanzo e della vicenda del rapimento di Lucia ad opera dell’Innominato. Fatta questa premessa storica, è da sottolineare l’accresciuta importanza del luogo anche come sede museale ed espositiva. Vi si trovano diverse sale, dedicate alla storia della bambola e del giocattolo, che comprendono una delle più originali collezioni tra le tante presenti nei musei del Lago Maggiore. Una dolce ossessione, nata dalle donne della casa, portata avanti nel tempo da Bona Borromeo, con il supporto dell’esperto Marco Tosa e che prosegue oggi con grande impegno, grazie all’interesse della famiglia. Si incrociano qui le curiosità dei bambini e degli adulti, amanti del collezionismo e della piccola storia del giocattolo che, della grande storia, è interessante riflesso.

Partita invece dal 2017, grazie all’interesse di Vitaliano Borromeo e di Marina Borromeo Arese, la rassegna espositiva annuale continua nell’intento di accogliere i nomi internazionali più interessanti dell’arte contemporanea, giocando su quel contrasto di storia e attualità che è il fil rouge di una cultura che non conosce ostacoli: tra tempi e mode, tra generi artistici e interpreti, pur diversi tra loro, ma uniti dal comune denominatore della curiosità. È proprio quanto accomuna anche i nomi e le opere presenti nell’ultima mostra “Oltre il buio”, a cura di Alberto Salvadori in collaborazione con Galleria Franco Noero, che, inaugurata il 17 aprile, sarà visitabile fino al 1° ottobre. Il tema della luce, ricorrente e fondamentale nella ricerca artistica, s’accende qui, è il caso di dirlo, in allestimenti e opere che trovano risposte assolutamente coerenti con lo spazio che le accoglie: ci sono ovunque richiami alla natura, al legno, antico come le mura della Rocca, al camino che arde, ma anche alla trasparenza azzurra di un lago come il Verbano sotto la cui superficie può nascondersi ogni bene, ma anche ogni cupa minaccia. E ha visto barche alla deriva, accanto a vele bianche spiegate al sole e al vento, nei giorni di felicità. Richiami alla casa e al tempo che scorre e va, e ritorna nei secoli, sono nella meridiana dell’artista svedese Henrik Hàkansson, in tela di juta e legno, affiorante tra le rughe dei muri della Rocca. Ci riporta, nell’interpretazione del curatore della rassegna in corso, alla dottrina di Lucrezio e alla poesia del suo De rerum Natura. La semplicità dei materiali usati per l’allestimento, come nell’architettura di rami e legni da ardere, tronchi e radici di Mike Nelson, posta nell’antica tinaia e l’essenzialità delle soluzioni adottate dagli artisti, sono, a loro volta, riflessione profonda sul senso del tempo che passa. 

Di un edificio glorioso, sceso in battaglia, ma anche acceso di novità nei giorni di festa, quando le giovani spose s’adornavano, con timore e speranza sul futuro di vite spesso brevi e incerte, di un edificio che parla alla gente da secoli, è bello dunque vedere il racconto attuale: quello degli artisti presenti in mostra. Che dell’arte povera o minimalista sono anche i poeti. Perché la loro narrazione in versi è nella leggerezza dei materiali. E nell’essenzialità e naturalità di elementi raccolti e accostati sotto la guida artistica di un cuore e di un occhio che vedono e sentono quanto a noi è difficile intendere. Si osservino in proposito le due installazioni luminose contrapposte di Mark Handforth e quella di Jason Dodge, nella prima sala, che creano un effetto di gioco tra luce e tenebra. Mentre l’opera fotografica di Simon Starling “Silver Gelatine” dedicata al soggetto antico e nobile dei levrieri, veglia. Accanto è l’estrosa realtà dei fiori di Robert Mapplethorpe. Ma si vedano anche l’omaggio floreale, un intimistico bouquet, di Sam Falls e la delicata scultura di Henrik Olesen.  La leggera scultura pensile di Jim Lambie, al piano superiore del percorso, allude al cielo: quasi un volo giocoso, che pare mettere in discussione la certezza di essere fissati alla terra. Un felice dubbio che è anche di Lothar Baumgarten, viaggiatore infaticabile, poetico autore di fotografie, video e di un leggero edificio in legno dalle pareti aperte. Che, collocato su onde di rami di alberi in fantasiosa navigazione, va. Verso chissà dove. Mentre un prezioso haiku di Jason Dodge evoca suoni e profumi della lontana Birmania.  

Lo scorso numero, dalle pagine di questa rivista, vi parlavamo di una villa varesina, Villa Panza, luogo di luce, di stupore e armonia. Dove l’arte contemporanea è protagonista. Possiamo dire che anche qui le sale dedicate alla mostra accolgono il visitatore con un messaggio di luce e armonia. Addolcito da opere e installazioni che ci parlano, ma giocosamente, di un ritorno all’antica classicità (si vedano i disegni importanti di Pablo Bronstein) o, al contrario, al senso di naturalezza, di un vivere odierno, più semplice ed essenziale (dove gli indispensabili sacchetti di patate di Jim Lambie ne sono un esemplare, concreto inno, ma anche un ironico mezzo per fare arte contemporanea). L’albero estroso e accogliente di Lara Favaretto, i tappeti natura di Piero Gilardi e due ottime opere di Francesco Vezzoli (che si diverte a imprigionare l’arte classica in gabbia) chiudono in coerenza d’intenti e risultato la rassegna.  “L’arte – spiega Marina Borromeo –, è sempre stata di per sé luce e bellezza che illumina la storia dell’uomo. Oggi nelle sale dell’Ala Scaligera si racconta il rito della rinascita, l’aspirazione verso un mondo ideale che ci conduce ‘oltre il buio’, in una cornice che unisce la ricchezza storica a quella contemporanea, in un luogo che ha radici antiche ma è proiettato verso il futuro”.   

OLTRE IL BUIO

Ala Scaligera Rocca di Angera 
Dal 17 aprile al 1° ottobre 2023 

Dalle 10.00 alle 17.30, ogni giorno
www.isoleborromee.it

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