Competenze professionali, manca una strategia di indirizzo efficace
“I fattori che concorrono a creare il disallineamento delle competenze sono molteplici. Partendo dall’orientamento scolastico, su entrambi i lati della frontiera manca una strategia che in
“I fattori che concorrono a creare il disallineamento delle competenze sono molteplici. Partendo dall’orientamento scolastico, su entrambi i lati della frontiera manca una strategia che indirizzi efficacemente i giovani verso i profili professionali più richiesti dalle imprese. Di conseguenza sono pochi i candidati ai posti di apprendistato nei diversi comparti della meccanica, anche a causa dell’immagine stereotipata della professione, considerata faticosa, poco gratificante e poco remunerata. A questo va aggiunta una crisi delle discipline STEM (scienza, tecnologia, ingegneria e matematica, ndr) che porta relativamente pochi giovani a iscriversi alle facoltà tecniche”. È questa sostanzialmente la conclusione a cui è arrivato un gruppo di oltre trenta ricercatori delle Università LIUC – Universà Cattaneo di Castellanza, Uninsubria di Varese e SUPSI di Manno (Svizzera) in seguito all’indagine qualitativa dedicata al settore metalmeccanico, ma anche a quello bancario, edilizio, informatico e chimico-farmaceutico. Un progetto di Ricerca-Azione condotto nell’ambito dell’Interreg Skillmatch Insubria per approfondire il tema del disallineamento tra domanda e offerta di lavoro nella regione insubrica che comprende il Canton Ticino in Svizzera e le province italiane Varese, Como e Lecco.
Dall’indagine è emerso che in Canton Ticino, nelle realtà industriali di maggiori dimensioni, tra quelle che hanno partecipato all’indagine Skillmatch Insubria, in alcuni casi il personale frontaliero arriva anche al 40% dei dipendenti. Un dato che, però, come sottolineano gli esperti in una nota stampa, “non è sufficiente a risolvere lo storico problema della carenza di manodopera qualificata nel settore”. Le imprese ticinesi segnalano, infatti, scarsa presenza di ingegneri meccanici, elettromeccanici, meccatronici ma anche di tecnici e disegnatori, sia negli uffici tecnici, sia nella produzione.
Dal lato italiano del confine, tra le province di Como, Varese e Lecco, numerose aziende segnalano, invece, di avere lavoratori con un livello di competenze a volte inferiore, altre volte superiore con le loro esigenze; comunque non in linea alle mansioni da svolgere o alle soft skills necessarie. In Italia, le figure professionali più ricercate dalle imprese intervistate sono in prevalenza operai specializzati e periti meccatronici, meccanici, elettronici e informatici, oltre a collaudatori, manutentori, trasfertisti e, in misura minore, a ingegneri meccanici, elettronici e informatici.
Tutti risultati che saranno discussi e presentati, nel corso di un Convegno che si terrà alla LIUC – Università Cattaneo il prossimo 30 maggio.
A fianco della LIUC – Università Cattaneo, capofila, il progetto ha visto partner PTSCLAS e l’Università dell’Insubria, dal lato italiano, mentre SUPSI (capofila) e Dipartimento dell’Educazione, della Cultura e dello Sport del Cantone Ticino, dal lato del confine ticinese. A seguire il progetto anche un comitato consultivo composto da: Associazione Industrie Ticinesi, Conferenza della Svizzera Italiana per la Formazione Continua degli Adulti, Divisione dell’Economia (Dipartimento delle Finanze e dell’Economia), Sindacato OCST, Sindacato UNIA e Società degli Impiegati del Commercio; ComoNext, Confartigianato, Imprese Varese, DG Formazione e Lavoro Regione Lombardia, Osservatorio Permanente sul Fenomeno del Frontalierato, Unindustria Como e Unione Industriali della Provincia di Varese.