BIMI, la spunta blu delle email che rafforza i brand

BIMI è, in poche parole, il sistema che consente di mostrare, direttamente nella casella di posta, il logo verificato del brand accanto al nome del mittente

Con le nuove regole introdotte da Google e Yahoo nel 2024 per i grandi mittenti, la tecnologia BIMI (Brand Indicators for Message Identification) sta rapidamente prendendo piede. BIMI è, in poche parole, il sistema che consente di mostrare, direttamente nella casella di posta, il logo verificato del brand accanto al nome del mittente, offrendo a colpo d’occhio un segnale di autenticità. Non un vezzo grafico, ma un vero e proprio sigillo di fiducia: garantisce che quella mail arrivi davvero da chi dice di essere stata spedita e lo fa grazie ad una serie di controlli di sicurezza sempre più severi. Per le aziende questa tecnologia diventa un potente alleato anche sul fronte del marketing e della reputazione.

Cos’è BIMI e come funziona

BIMI non inventa nulla di nuovo: si basa su protocolli di autenticazione già esistenti, come SPF, DKIM e DMARC, che verificano rispettivamente da dove partono le email, se sono firmate digitalmente e se rispettano le regole impostate dal dominio. In parole semplici: prima si mette in sicurezza il proprio sistema di posta elettronica, poi si “capitalizza” questo investimento mostrando un segno visivo di autenticità, ovvero il logo verificato. Perché appaia il logo, serve anche un Verified Mark Certificate (VMC), ossia un certificato digitale che conferma la titolarità del marchio. Solo dopo aver ottenuto questo certificato, il dominio può pubblicare un record BIMI nel proprio DNS (il “registro” tecnico del sito). Il risultato è visibile su Gmail e altre piattaforme: una spunta blu accanto al logo dell’azienda, oggi disponibile anche su smartphone. Un dettaglio che riduce l’anonimato dei mittenti e aiuta gli utenti a distinguere immediatamente le comunicazioni legittime da quelle sospette.

Le nuove regole dei provider

Dal 2024, Google e Yahoo hanno introdotto requisiti più rigidi per chi invia grandi volumi di email (sopra le 5.000 al giorno, nel caso di Gmail). Oltre all’autenticazione completa del dominio, i provider richiedono la crittografia TLS del canale di invio (cioè la trasmissione sicura dei messaggi), una configurazione DNS corretta e verificabile, la possibilità di disiscriversi con un solo clic e un basso tasso di segnalazioni come spam. BIMI arriva a valle di tutti questi passaggi: quando l’infrastruttura è in ordine, diventa la “ciliegina sulla torta” che rende visibile la bontà del mittente anche agli occhi dell’utente finale.

Unire sicurezza e marketing

“Se implementi correttamente BIMI per un dominio, il phishing da quel dominio lo annulli”, spiega Nico Vis, socio operativo e CTO di MCN Srl, realtà con sede a Limbiate, tra le prime in Italia ad aver implementato lo standard e partner delle principali autorità di certificazione internazionali. “BIMI è uno standard che unisce due mondi: la sicurezza informatica e la comunicazione visiva. Da un lato elimina i rischi di frodi e falsificazioni, dall’altro aumenta la riconoscibilità del marchio e la fiducia del cliente”, aggiunge Vis. Il sistema, infatti, obbliga le aziende a mettere ordine nella propria infrastruttura di posta elettronica: “Servono competenze verticali su marchi registrati, protocolli di autenticazione e verifiche aziendali. Il certificato VMC non è un semplice bollino: solo due grandi società al mondo sono autorizzate a rilasciarlo e lo fanno dopo controlli rigorosi, con rinnovi annuali e verifiche ricorrenti”.

Un percorso tecnico, ma anche culturale

Le prime implementazioni di BIMI risalgono agli Stati Uniti, ma la diffusione in Italia è ancora disomogenea, soprattutto tra le piccole e medie imprese. “Nel nostro Paese – osserva Vis – c’è ancora un ritardo culturale: spesso le aziende si muovono solo quando vedono che altri lo hanno già fatto. Ma chi adotta BIMI ora gode di un vantaggio competitivo perché è ancora poco diffuso”. All’estero lo utilizzano già grandi marchi come Amazon e istituti bancari internazionali. In Italia, MCN Srl e il suo team ha implementato lo standard per realtà come Banco BPM e Confindustria Varese, accompagnando le aziende lungo tutto l’iter, dal marchio registrato alla messa in opera del logo verificato.

Benefici concreti per le aziende

BIMI non garantisce da solo che un messaggio finisca nella posta in arrivo (cosa che dipende dalla configurazione complessiva del dominio), ma contribuisce a rafforzare la reputazione del mittente.
“È una sorta di assicurazione reputazionale: fa capire subito che quella mail è autentica – spiega Vis –. E alla lunga, migliora anche i tassi di apertura, la fiducia degli utenti e la riconoscibilità del brand”. Il meccanismo è semplice: quando l’utente vede il logo verificato, riconosce l’azienda e si sente più sicuro nel cliccare. Viceversa, l’assenza della spunta o del logo, man mano che la tecnologia si diffonde, rischia di diventare un segnale negativo di scarsa affidabilità.

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