L’AI entra come collega nei team delle aziende
L’introduzione anche di un solo workflow di Intelligenza Artificiale, nelle piccole imprese, può aumentare la produttività fino all’8,2%
L’adozione diffusa dell’Intelligenza Artificiale generativa può generare fino a 312 miliardi di euro di valore aggiunto per l’Italia, di cui 122 miliardi direttamente a beneficio delle piccole e medie imprese. Questo lo scenario presentato da Fabiano Finamore, SMB Business Lead Western Europe (manager che si occupa delle Pmi) di Microsoft Italia a margine di un evento organizzato da Confindustria Varese e rivolto alle imprese del Gruppo merceologico “Terziario Avanzato”, presieduto da Giuseppe Zanolini. Un impatto reso possibile dalla capacità dell’AI di ottimizzare processi, liberare tempo da attività ripetitive e favorire l’innovazione in tutti i settori produttivi. “Le analisi Istat confermano che anche l’introduzione di un solo flusso di AI può aumentare la produttività fino all’8,2% per le piccole imprese e al 14% per le medie, con picchi del 32,5% nelle grandi aziende. L’adozione, inoltre, è già in crescita: il 9,2% delle Pmi italiane ha implementato almeno una tecnologia di Intelligenza Artificiale, in aumento rispetto al 6,5% dell’anno precedente”.
Questo lo scenario emerso dallo studio svolto da Microsoft insieme a The European House – Ambrosetti, azienda di consulenza che opera a livello globale. “L’AI generativa può diventare la chiave per mantenere alto il livello di produttività e benessere in un contesto di crescente scarsità di talenti e invecchiamento della popolazione – continua Finamore –. L’Italia, con il suo tessuto imprenditoriale ricco di eccellenze, può cogliere questa opportunità per rafforzare la competitività del made in Italy”. Nel 2025, secondo il Work Trend Index Annual Report di Microsoft, “stiamo assistendo alla nascita delle Frontier Firm: aziende evolute che operano con team ibridi composti da persone e agenti digitali, capaci di scalare rapidamente, generare valore e reinventare i processi organizzativi. Questa trasformazione non è solo tecnologica, ma anche culturale”. I leader aziendali stanno abbracciando un nuovo modello operativo in cui l’agente digitale non è un sostituto, ma un collaboratore strategico. L’AI diventa un partner di pensiero, un acceleratore di carriera e uno strumento per affrontare compiti ad alto impatto. “I dirigenti – incalza Fabiano Finamore –, più degli altri, stanno guidando questa rivoluzione, perché vedono ciò che sta arrivando e si stanno preparando a gestirlo”.
Il rapporto tra esseri umani e agenti digitali evolve verso un nuovo equilibrio, dove il rapporto umano-agente diventa un indicatore chiave di performance. Le aziende, spiega il manager di Microsoft, iniziano a chiedersi: “Quanti agenti servono in un team? E quanti umani devono guidarli?” Questo porta alla nascita di un nuovo concetto organizzativo: il work chart, che supera il tradizionale organigramma basato su funzioni e ruoli statici. Nel mondo delle piccole e medie imprese, questa evoluzione è ancora più significativa. “Le Pmi stanno scoprendo che l’adozione degli agenti digitali consente loro di operare con la scala e la sofisticazione che un tempo erano riservate solo alle grandi aziende. La democratizzazione dell’intelligenza consente a ogni dipendente di diventare un Agent Boss, capace di delegare con fiducia e di guidare team ibridi”, precisa Finamore.
Microsoft, infatti, prevede che nei prossimi 12-18 mesi, molte di queste realtà assumeranno AI Workforce Managers e Agent Specialists: figure professionali dedicate alla progettazione, sviluppo e ottimizzazione degli agenti. “È un cambiamento di mentalità: non si tratta più di fare tutto da soli, ma di collaborare con l’Intelligenza Artificiale per crescere in modo sostenibile e competitivo”. Per accompagnare le aziende italiane in questo percorso, Microsoft Italia ha lanciato il programma AI L.A.B., in collaborazione con il proprio ecosistema di partner. L’obiettivo è promuovere l’adozione consapevole dell’AI generativa attraverso la formazione mirata, la valutazione e lo sviluppo di use case e l’implementazione di soluzioni concrete, oltre al supporto diretto alle Pmi. “Il cloud, la collaborazione e la formazione sono le tre leve strategiche su cui costruire il futuro – spiega il manager del ‘gigante del software’ –. Il passaggio al cloud consente di accedere a potenze computazionali avanzate e di integrare servizi intelligenti, mentre la formazione garantisce che la tecnologia sia alimentata da competenze adeguate”. Le opportunità, insomma, sono concrete e già disponibili. Le Pmi italiane hanno davanti a sé una strada chiara, quella di impiegare l’Intelligenza Artificiale in modo strategico, sostenibile e inclusivo. “Le aziende che sapranno integrarla nei propri modelli organizzativi avranno l’opportunità di diventare più produttive, innovative e resilienti. Le altre rischiano di restare indietro in un mercato che non aspetta”, conclude Fabiano Finamore.


