Alla ricerca del secondo baby boom

L’imprenditore Michele Tronconi affronta il tema dal grave impatto sociale ma anche economico della denatalità, nel suo nuovo libro “Demografia e destino. Possiamo tornare a crescere?”

Correva l’anno 1964, il Paese stava vivendo un periodo roseo a causa della ripresa industriale ed economica del secondo dopoguerra e del miglioramento generale delle condizioni di vita post-bellico. È in questa fase di rinascita che, non a caso, in Italia, si è verificato quel picco demografico che ha segnato un record nella storia in termini di natalità, oggi comunemente conosciuto come baby boom. “Nel ‘64 sono nati oltre 1 milione e 16mila bambini. L’anno scorso, invece, si è verificato il minimo storico. Le nuove culle sono state molte meno. Ammontate ad appena 370mila. Questo perché, non solo si fanno i figli ad un’età sempre più avanzata rispetto al passato, ma anche perché iniziano ad esserci meno donne e meno uomini che hanno le possibilità, anche finanziarie, di diventare quei genitori di cui lo sviluppo economico e sociale avrebbe bisogno”. È con queste parole che Michele Tronconi, titolare dell’azienda tessile Gaspare Tronconi Industriale Srl di Fagnano Olona, Past President di Sistema Moda Italia (oggi Confindustria Moda) e di Euratex, oltre che Past Vicepresidente di Confindustria Varese, scatta una fotografia su quello che è l’andamento delle nascite nel Paese. Un calo sempre più vertiginoso che l’imprenditore affronta anche nel suo nuovo libro, intitolato “Demografia e destino. Possiamo tornare a crescere?”, presentato recentemente all’Università LIUC di Castellanza, alla presenza del Rettore Anna Gervasoni e del Vicepresidente di Confindustria con delega al Lavoro e alle Relazioni Industriali, Maurizio Marchesini. Quello che tiene a sottolineare Tronconi è che “avere meno figli oggi significa avere meno figli domani”.

Un po’ come a dire che “non bisogna nascondere la testa sotto la sabbia. Il problema esiste. Ed è di tutti. Da una parte, possiamo essere contenti di avere pochi figli a cui poter dedicare tanto, dall’altro, però, non possiamo pensare alla pensione e non vedere l’ora di acquisire questo diritto se l’andamento economico registra meno attivi e più inattivi”. Se e quando l’Italia tornerà a crescere ora non si può sapere con certezza. Ciò che è evidente, però, per il momento, è che “siamo in una trappola demografica e per venirne fuori, come diceva il filosofo austriaco Ludwig Wittgenstein, bisogna indicare alla mosca la via d’uscita – precisa Tronconi –. A volte siamo delle mosche, ma se ci applichiamo, magari, riusciamo a passare da dove siamo entrati”. La necessità urgente di cui parla l’imprenditore è quella di rialzarsi, o almeno provarci, da una crisi della natalità che minaccia di incidere negativamente sul piano economico e sociale l’intero territorio. Da qui, la sfida. Anzi, le sfide. Sì, perché, quella di tornare ad aumentare e invertire la rotta demografica, è un’ambizione che chiama in prima linea i giovani, sicuramente, ma riguarda ad ampio spettro molteplici fronti. Il mercato del lavoro, la produttività, i bassi salari, la previdenza, la formazione e la politica. Senza dimenticare tutti gli altri fattori in gioco e le loro interdipendenze. Ecco che allora “meno figli oggi” implica “meno di tutto domani”. Continua l’imprenditore: “Bisogna farsi qualche domanda, ma anche avanzare qualche proposta. Per invertire la rotta è necessario avere l’ambizione di aumentare il tasso di occupazione nel nostro Paese. Partendo, in primis, dai giovani. Lasciandoli fare anche un’esperienza all’estero, ma con l’obiettivo di riportarli qui, in Italia, dandogli un lavoro di qualità. Negli ultimi 50 anni, abbiamo sempre parlato di garanzia dell’occupazione, ma non basta. Dobbiamo parlare, piuttosto, di qualità dell’occupazione. Non tralasciando la necessità di offrire maggiore impiego alle donne, anche se i dati dicono che oggi i numeri delle giovani quote rosa al lavoro risultano essere più alti rispetto al passato. Questo anche perché si tende a sposarsi e ad avere il primo figlio più tardi, facendo fruttare gli anni dedicati allo studio”.

D’accordo con Tronconi, il Rettore dell’Università LIUC di Castellanza, Anna Gervasoni. È sua la prefazione del libro: “Dobbiamo invertire la rotta di questo inverno demografico il prima possibile. L’impegno deve essere quello di dare speranza e prospettiva ai giovani. Per questo in LIUC abbiamo elaborato l’Indice Yes. Si tratta di uno strumento per misurare l’attrattività dei territori secondo le nuove generazioni, attraverso cui vogliamo essere positivi. Da qui il nome Yes, acronimo di ‘Youth Enhancement Score’ (letteralmente, punteggio di miglioramento dei giovani, ndr). Affinché i nostri giovani rimangano qui, in Italia, è necessario un lavoro sinergico che tenga conto di fattori come opportunità lavorative, reddito, alloggi, imprenditorialità e benessere soggettivo. Bisogna impegnarsi nell’offrire ai ragazzi e alle ragazze opportunità di lavoro e di crescita professionale. Insieme, le imprese da un lato e l’Università dall’altro, possono giocare un ruolo importante”. Ma non solo. Come tiene ad aggiungere Michele Tronconi “l’Italia ha bisogno anche di un’immigrazione sempre più di qualità. Un tema, quest’ultimo, per cui il Piano Mattei va nella giusta direzione e di cui non potremmo fare a meno”.

Quella che cita l’imprenditore, è l’iniziativa intrapresa dal Governo in Africa, con l’obiettivo di rafforzare la collaborazione tra Italia e Stati del Continente africano per promuoverne lo sviluppo economico e sociale e contrastare le cause delle migrazioni irregolari. “La crisi demografica è un tema sociale ed economico, che sta impattando gravemente anche sulle imprese. È sempre più difficile trovare personale e lo sarà ancora di più in futuro. Non è, però, un tema ineluttabile – aggiunge il Vicepresidente di Confindustria, Maurizio Marchesini –. Noi corpi intermedi possiamo fare qualcosa per risolvere il problema. Anzi, abbiamo il dovere di intervenire. Anche a livello contrattuale che è il piano su cui, innanzitutto, ci compete agire insieme ai sindacati”. Ecco perché il titolare di una realtà manifatturiera si è spinto ad approfondire il tema. È lo stesso Tronconi a precisarlo: “Ho sempre avuto una forte attenzione per gli aspetti demografici fin dai tempi dell’Università, ma è un interesse frutto anche dell’esperienza come Presidente di Assofondipensione a Roma, in cui ho toccato con mano le problematiche legate alla previdenza. Storicamente, c’è sempre stato un voler ‘lasciar fare’ al sindacato, come se alle imprese spettasse la crescita economica, mentre il pensionamento non fosse un tema di nostra competenza. È stato un errore perché oggi la pensione è una voce di spesa tra le più grandi sul fronte pubblico. Ecco da dove nasce questo libro e più in generale la mia attenzione alla tematica”.

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