Al MA*GA 75 anni del premio di Gallarate
Al polo museale gallaratese una mostra celebra il concorso nazionale arti visive della città, ripercorrendone la storia attraverso 841 opere raccolte nel tempo.
Il Premio Nazionale Arti visive Città di Gallarate, oggi Premio Gallarate, presieduto da Giovanni Orsini, vide la luce con la sua prima mostra nel 1950, voluta e ideata da Silvio Zanella e da altri amici dell’arte, nella sede della Società ginnastica gallaratese. Fu un nucleo di uomini illuminati e di buona volontà, che nel tempo si è allargato a centinaia di persone innamorate di quel sogno, a portare avanti il progetto. Nel 1966 l’iniziativa vide anche la nascita della Civica Galleria d’Arte Moderna, in via XXV Aprile, prediletta dai gallaratesi, ma non solo da loro: avendo rappresentato da subito un luogo di incontro importante per tutti gli appassionati e i collezionisti di arte contemporanea. Nel 2010 si fece realtà anche l’imponente edificio del MA*GA, un sogno covato a lungo dal fondatore del Premio. Oggi lo stesso è sede di rilevanza internazionale per le diverse rassegne d’arte e di proficua, quotidiana attività culturale. A sottolinearlo con orgoglio sono stati il suo Presidente Mario Lainati e il Sindaco di Gallarate Andrea Cassani, in occasione dell’inaugurazione dell’importante evento celebrativo, che festeggia proprio quel lungo percorso, espresso nella rassegna “Atto Unico, Premio Gallarate 1950-2025”, curata dal Direttore del MA*GA Emma Zanella e da Alessandro Castiglioni, Vicedirettore e conservatore, visitabile fino al 5 ottobre 2025.
La mostra è occasione per avvicinarsi al museo e a molte tra le numerose opere (un migliaio) accolte al MA*GA nel corso degli anni: ben 841 sono derivanti dal Premio, tra dipinti, sculture, disegni, grafiche, fotografie e oggetti di design. E sono racconto puntuale di movimenti, di lavori e di artisti, ma anche di critici, che hanno incrociato i loro talenti in un territorio fortemente caratterizzato da fantasia e manualità creativa. In uno sperimentale riallestimento, accanto alle ultime acquisizioni nell’ambito del Pac 2024 (piano per l’arte contemporanea 2024) promosso dal Ministero della Cultura, si incontrano importanti, fondamentali lavori di artisti tra i più noti: da Carlo Carrà a Emilio Vedova, a Mario Radice, Atanasio Soldati, Afro Basaldella e Emilio Scanavino, Lucio Fontana, Fausto Melotti, Emilio Isgrò, Enrico Baj e Gianni Colombo. E ancora Carol Rama, Gianfranco Barochello, Luigi Ontani, Franco Vaccari, Irma Blank e Mirella Bentivoglio. Ma tanti altri ancora, impossibile citarli tutti, sono entrati in quel “libro d’arte costituito di opere e non di parole”. Perché così amava chiamare la sua creatura Silvio Zanella, non solo fondatore del Premio, ma anche anima e Direttore per anni della Gam. Fu proprio lui, con un gruppo di amici e sostenitori, ad avere l’intuizione, in quel dopoguerra carico di speranze, di premiare il talento di tanti giovani artisti. Le cui opere venivano poi accolte ed esposte alla vista di tutti, perché si avesse cognizione da parte della città di tanto lavoro e interesse per l’arte. E anche se agli inizi gli spazi apparivano limitati e provvisori, già si guardava con lungimiranza a un futuro espositivo: quello che è ormai da tempo splendida realtà e coronamento di un progetto ambizioso, eppure lungimirante. Incarnato appunto oggi nel MA*GA. Per raccontare quel cammino di accorta speranza, accanto alle opere scelte tra le 27 edizioni del premio sono in mostra anche documenti d’archivio, fotografie inedite, affondi critici. Ogni scatto, ogni immagine è un giorno da ricordare. O un artista da immortalare, accanto alla sua opera: ogni tassello è unico e fondamentale, accanto a tutte gli altri conservati al MA*GA, contribuisce a creare un percorso ispirato dalla leggerezza dell’arte e dalla concretezza fattiva di tanti nomi.
Per tornare alla prima mostra, e a quel dopoguerra di accese speranze, ci si proponeva di offrire un vasto panorama della situazione dell’arte italiana. L’evento fece molto parlare di sé, suscitando dibattiti, incontri, addirittura polemiche. Sempre Zanella scriveva, ricordando il fondamentale momento: “La città rimase scioccata: l’iniziativa raccolse unanimi consensi ma la presenza di poche opere della nuova avanguardia, il post cubismo e l’astrattismo, circa il 10% delle 262 opere esposte, polarizzò l’attenzione dei cittadini ed esercitò su di una parte di essi un effetto tanto dirompente da generare interminabili polemiche che dalla sala della mostra dilagarono nei caffè, nelle case, nelle associazioni e persino in consiglio comunale, con la presentazione di interpellanze e mozioni di protesta per ‘lo spreco di denaro pubblico’ per l’acquisto di tali opere. Proprio quelle che oggi costituiscono il vanto di questo museo. Che è diverso da tutti gli altri musei perché può raccontare, con le sue opere, raccolte da un Premio all’altro, l’intera rassegna delle correnti dell’arte contemporanea italiana, dagli anni ‘30 fino all’oggi”.
Lo stesso faceva notare, questa volta in un’ampia intervista per la rivista Tracce (gennaio-febbraio 1977, edizioni Lativa), che la Civica Galleria era nata non su donazione, ma dalla volontà dei fondatori del Premio e con l’aiuto di tanti amici. “Un patrimonio culturale come questo, dove l’imprenditoria è ben presente, ha il suo peso. Non dimentichiamoci di ditte che operano nel campo della moda, dei tessuti, delle oreficerie. L’arte più che mai nella nostra zona, non è un lusso, è una necessità primaria come il cibo”. Un discorso che ancora oggi è valido e ben presente all’attenzione di chi al MA*GA si sente legato, vicino per impegno. Ne è esempio Il Patto per le Arti di Confindustria Varese: imprenditori locali, operatori museali e amministratori lo hanno qui sottoscritto tra loro lo scorso anno.
Silvio Zanella sarebbe contento di vedere oggi come sia stato raccolto il suo credo. “Il Premio – notava a suo tempo – è nato con questo intento, quello di coinvolgere la città in un discorso di attenzione e di partecipazione all’attività artistica, perché il rapporto tra arte lavoro e società sta alla base di un discorso culturale compiuto, non fine a se stesso”. Oggi questo discorso culturale è ben presente nel territorio e il MA*GA ne è portabandiera. Un impegno e una presenza che si confermano nel tesoro museale, sempre più ricco negli anni, come racconta il percorso della rassegna. Dove le opere di Carrà, di Vedova, di Fontana o di Enrico Baj, evocano momenti fondamentali di un cammino che continua a dare frutti. Nell’allestimento, ha notato Alessandro Castiglioni alla presentazione della mostra, si possono incontrare anche le ultime, importanti acquisizioni attraverso il Pac: di Luciano Fabro l’opera “Vera” (1969), di Ketty La Rocca “Appendice per una supplica” (1972) e “Strategia fotografia” (2024), di Giulio Paolini “Il mondo di prima” (2020).
In autunno si annuncia la mostra di Kandinsky, a segnare un altro appuntamento indimenticabile, in un territorio ormai fulcro internazionale del mondo dell’arte. Dove tanti sono i nomi, accanto a quelli degli artisti, di persone, enti, sponsor e Associazioni, pubbliche e private, da ricordare. Insieme hanno contribuito a fare, del sogno di alcuni, in testa Silvio ed Emma Zanella, che del padre ha raccolto, custodito e alimentato l’insegnamento, i lungimiranti protagonisti di una splendida realtà.
ATTO UNICO PREMIO
GALLARATE 1950-2025
MA*GA, Via Egidio de Magri 1, Gallarate
Fino al 5 ottobre 2025
Tel. 0331 706011
La Mostra, curata da Emma Zanella ed Alessandro Castiglioni, è prodotta da premio Gallarate e MA*GA con il contributo di Regione Lombardia Progetto Orizzonti in Movimento per il bando Olimpiadi della Cultura – invito 2025-2026, iniziativa inserita nell’ambito della Olimpiade Culturale di Milano Cortina 2026