La crescita fermata dalla crisi energetica
Quello che sta vivendo in questi mesi la Rialti Spa di Taino è lo specchio di ciò che sta avvenendo in molte imprese del territorio. Realtà con il portafoglio ordini pieno, in ne
Quello che sta vivendo in questi mesi la Rialti Spa di Taino è lo specchio di ciò che sta avvenendo in molte imprese del territorio. Realtà con il portafoglio ordini pieno, in netta ripresa, con tutte le carte in regola per investire e assumere, ma frenate dall’impennata dei prezzi energetici che stanno arrivando a livelli tali da rendere diseconomico produrre
‘‘Siamo un’azienda in piena espansione. Stiamo crescendo. Da anni. Nel 2021 abbiamo fatto il nostro record storico di fatturato: 50 milioni di euro, grazie al grande momento favorevole vissuto nei primi 9 mesi. Ma da settembre è cambiato il mondo. A queste nuove condizioni produrre è diventato anti-economico. La bolletta energetica è troppo alta e ci costringe a chiudere a tempi alternati e con stop and go le linee produttive. Utilizzare il più possibile i giorni di ferie. Mettere le persone in cassa integrazione e, purtroppo, in alcuni casi non poter confermare dei contratti a termine che, se guardassimo semplicemente al portafoglio ordini, avrebbero potuto tranquillamente proseguire”. Massimo Dal Toso è seduto nella sala riunioni della Rialti Spa, azienda del settore plastica di Taino, di cui è il Ceo, che produce compound di polipropilene utilizzato soprattutto dall’industria dell’automotive per realizzare cofani, cruscotti, bocchette dell’aria, copricerchi, profili per i finestrini, solo per fare qualche esempio.
Alle sue spalle c’è la foto dello stabilimento ripreso dall’alto. Ne indica l’attuale perimetro e il contorno di quello che verrà. L’ampliamento è in programma. Frutto di un progetto di crescita partito ormai nel 2007 e che non si è mai arrestato. “Nel 2015 ci siamo spostati in maniera definitiva e completa qui a Taino da Sesto Calende, sede storica dove siamo nati 40 anni fa”. Ora, però, la fase è difficile. Se non proprio di stop, quanto meno interlocutoria. Nulla che non vada nel business o nel parco clienti: “Gli ordini li abbiamo, qualcosa si è fermato nell’automotive per via della congiuntura e della crisi delle materie prime, ma non è questo per noi il problema”. La vera emergenza per la Rialti è energetica. Il caso di questa azienda di Taino è esemplare e racconta quello che sta avvenendo in decine, centinaia di imprese della provincia di Varese e in migliaia nel Paese. “I rincari sui mercarti – spiega Dal Toso – ci stanno schiacciando. Se l’energia a inizio del 2021 rappresentava circa il 25% del nostro costo del lavoro, ora questa quota è salita al 60%”.
Ascolta “Rialti, la crescita fermata dalla crisi energetica” su Spreaker.
La drammaticità del momento la si comprende bene guardando i dati delle bollette che la Rialti è costretta a pagare. A ottobre del 2019 il conto per il consumo di energia elettrica era stato pari a 160.556 euro. A settembre del 2020 si era più o meno sulla stessa soglia: 177.418. A febbraio 2021 la lenta risalita era arrivata a livelli quasi impercettibili di aumento: 181.558 euro. A maggio 2021 si è arrivati a 208.210 euro. Ma è a settembre che l’andamento sui mercati del PUN (Prezzo Unico Nazionale) ha cominciato a dare i primi scossoni: 339.163 euro. Più del doppio rispetto al punto di partenza di questo nostro raffronto, ossia l’inizio del 2019. Ma la valanga ha continuato. A ottobre la bolletta ha segnato sul totale netto da pagare la cifra di 406.009 euro. Ciò a fronte anche di un lieve calo del consumo. In pratica un’azienda come la Rialti a fine 2021 ha pagato, in termini di energia, il 361% in più rispetto al 2019 e il 323% in più rispetto al 2020. E le attese per il 2022 non sono, al momento, rosee. Dal Toso dopo l’intervista ci invia una tabella dove mette nero su bianco una previsione di una bolletta media mensile di oltre 587.000 euro. La chiosa non può che essere solo una: “A queste condizioni produrre non conviene”.
Da qui la scelta di fermare in toto o in parte le quattro linee produttive dell’azienda. “Si vive la giornata”, spiega Dal Toso. Il mercato dell’energia è impazzito. “Quello che vale oggi, domani potrebbe esser carta straccia. È impossibile anche fare un minimo di programmazione”. Ma la Rialti è, nonostante tutto, tra le aziende più fortunate. Anche se nell’industria la fortuna c’entra poco: “Noi rispetto ad altre realtà – spiega il Ceo dell’azienda – siamo nelle condizioni di fermare le linee e riprendere alla bisogna. Non abbiamo la necessità di fatturare ad ogni costo. E questo perché, grazie all’oculata crescita degli anni passati, abbiamo una finanza d’impresa in piena salute. Nessun debito con le banche”. Rimanere ferma a lungo, comunque, non può permetterselo nemmeno la Rialti: “Per questo viviamo momenti di stop & go alternati. Anche perché il mercato va presidiato. La fidelizzazione del cliente va coltivata, altrimenti se non rispondiamo alle esigenze il rischio è di interrompere le catene di fornitura e di vedere le aziende che di solito si rivolgono a noi, dirottarsi definitivamente verso i nostri concorrenti, anche esteri che hanno costi energetici decisamente inferiori ai nostri”.
Poter produrre e non riuscire a farlo perché diseconomico. Poter crescere, anche a livello occupazionale, ma non poterlo fare perché l’energia costa troppo. Lo scenario è arrivato a queste assurdità. I 50 milioni di euro fatturati dalla Rialti nel 2021 sono un record storico che supera anche i 40,2 milioni del pre-Covid raggiunti nel 2019. Nel 2010 l’azienda fatturava 22,1 milioni di euro, tanto per dare un’idea del percorso che la crisi energetica sta ora interrompendo. La soluzione per un’impresa energivora come la Rialti, che oggi impiega 85 addetti, non può passare certo dall’autoproduzione attraverso pannelli solari. Fronte sul quale, tra l’altro, l’azienda ha già ampiamente investito: “Siamo passati dai 200 kWp prodotti nel 2011 dal nostro impianto fotovoltaico, ai 450 del 2021”. Un raddoppio, dunque, che rappresenta però “una goccia nell’oceano del nostro consumo”.
Basti pensare che per arrivare ad una produzione giornaliera di 4 Megawatt di picco continui con impianti fotovoltaici la Rialti, secondo le proprie stime, dovrebbe investire 8 milioni di euro per 20.000 metri quadrati di capannoni e 4 milioni di euro in pannelli. “Senza contare la crescita dell’Imu da versare e i limiti dell’energia solare in termini di ore di produzione: il fotovoltaico produce solo di giorno e nei mesi in cui il sole è presente per molte ore, e noi lavoriamo su tre turni, anche di notte”, precisa Dal Toso che ha fatto proprio della sostenibilità un marchio di fabbrica. Letteralmente. “Nessuno parli a noi di sostenibilità. Tutti oggi si riempiono la bocca di economia circolare, ma noi la facevamo prima ancora che se ne cominciasse anche solo a discuterne. È da 40 anni che i nostri compound sono fatti con materiale riciclato derivante da scarti di produzione o materia seconda post consumo: imballaggi industriali, alimentari, cruscotti e plance delle auto, filati tessili, dispositivi di protezione come le mascherine. Oggi il 90% di ciò che produciamo deriva da materia rigenerata. Solo il 10% proviene da materia vergine”. La crisi energetica sta frenando anche questo. Anche la transizione ecologica.