“Dobbiamo saper ricreare lo spirito innovativo, tipico delle startup, in ogni passaggio generazionale. Anche da qui passa la costruzione di una nuova imprenditorialità fondamentale per la crescita del nostro Paese e del nostro territorio”. Eleonora Merlo è la Presidente del Gruppo Giovani Imprenditori dell’Unione degli Industriali della Provincia di Varese, il Movimento di nuovi titolari di impresa (con meno di 40 anni) che giovedì 30 giugno al Centro Congressi Ville Ponti di Varese terrà la propria Assemblea annuale. Al centro dell’evento sarà posto il tema del passaggio generazionale che Eleonora Merlo lega a quello delle startup.

Passaggio generazionale. Lo sviluppo delle aziende famigliari. L’obiettivo di traghettare nel futuro un tessuto imprenditoriale storico, da sempre legato alla manifattura. Le sfide dei Giovani Industriali presentate dalla loro Presidente, Eleonora Merlo

Qual è l’anello di congiunzione tra le due sfide del nostro sistema economico?
L’immagine del ragazzino chiuso in un garage che da solo dà vita ad un potenziale colosso dell’informatica fa parte di un immaginario collettivo che dobbiamo sfatare. Non è questo il modello a cui ci dobbiamo rifare oggi. La partita, in Italia e in un territorio storicamente industriale come quello del Varesotto, è più complessa.

Cosa rende più difficile la sfida per voi giovani imprenditori varesini?
L’obiettivo di essere all’altezza del passato e di saperlo reinterpretare nel presente per perpetrarlo nel futuro. In un Paese come il nostro dove il 95% delle imprese sono famigliari, nella conduzione e nella proprietà, la partita più importante per la creazione di una nuova classe dirigente imprenditoriale non può che giocarsi sul campo del passaggio generazione delle aziende. Ovviamente ciò non deve precludere di dare la giusta attenzione al sostegno della nascita di imprese ex-novo. Magari come spin-off di aziende storiche già esistenti. Perché no.

Solo pochi giorni fa l’inserto economico di Repubblica, “Affari&Finanza”, titolava: “L’Italia non è un paese per giovani imprenditori”. È proprio così?
Poniamo la questione in un’altra maniera: è un Paese dove fare impresa è da troppi anni troppo difficile. E a farne le spese sono tutti gli imprenditori. Quelli alle prese con nuove  avventure, nuove idee e nuove sfide in primis.

“Dobbiamo saper ricreare lo spirito innovativo, tipico delle startup, in ogni passaggio generazionale. Anche da qui passa la costruzione di una nuova imprenditorialità fondamentale per la crescita del nostro Paese e del nostro territorio”

Cosa ci pone in fuori gioco rispetto ad altri sistemi economici?
La differenza tra l’ambiente in cui si muove un giovane imprenditore italiano e quello in cui opera uno startupper statunitense, tedesco, inglese o francese non sta solo nei diversi livelli di burocrazia con cui uno e gli altri devono fare i conti. A fare più smart il tessuto economico-sociale di Oltreoceano e di altri Paesi europei è tutta una serie di elementi su cui è costruito un ecosistema creato a supporto delle nuove idee. Ciò che manca al Sistema-Italia, e in parte anche a quello più generale europeo, è anche la disponibilità di canali di comunicazione fra startup e grandi imprese.

In tutto questo scenario qual è il ruolo che deve saper giocare un Movimento come quello del Gruppo Giovani Imprenditori?
Ritorno all’inizio, al concetto espresso in apertura di questa nostra intervista: la nostra sfida non può essere solo quella di creare e lavorare per dar vita ad un ambiente favorevole alle startup, ossia alle giovani imprese. Ma anche quello di rendere giovani quelle imprese che, anagraficamente parlando, non lo sono più da tempo. Dobbiamo saper dar vita ad un ecosistema in grado di fare da acceleratore di idee anche per quelle aziende storiche del nostro territorio operanti in settori maturi, che però hanno i margini per dar vita ad un nuovo inizio. Soprattutto quando a guidare il nuovo giorno è chiamato un giovane imprenditore che, dopo un passaggio generazionale, prende le redini dell’industria di famiglia.

Puntando su quali settori?
Nessun comparto deve essere lasciato indietro. Tutti i settori, anche quelli legati ad una manifattura più tradizionale, hanno ampi margine di innovazione. D’altronde uno dei punti di forza dell’economia varesina è la sua multisettorialità e multidistrettualità. Una caratteristica che dobbiamo saper conservare.

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