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Nato a Vedano Olona nel 1829 Angelo Poretti fu uno dei tanti giovani ad abbandonare il Varesotto per cercare lavoro all’estero tra Austria, Baviera e Boemia. I “cervelli in fuga” di quei tempi però qualche volta tornavano indietro per investire le abilità e le risorse conquistate. Poco più che quarantenne Angelo Poretti torna a casa con un capitale, una moglie boema e un sogno: dedicarsi alla produzione di un nuovo tipo di birra, la Pilsner, più leggera di quelle allora in commercio. Acquista a Induno Olona sia il terreno dove costruire la fabbrica sia la sorgente vicina, la famosa “Fontana degli Ammalati” nota per i suoi effetti curativi, e ne farà la materia prima per una birra miracolosa degna della brillante trovata pubblicitaria.

Continua il viaggio di Varesefocus negli edifici che hanno fatto la storia (e in questo caso rappresentano anche il presente) dell’industria locale. Un itinerario con una tappa d’obbligo: il Birrificio Angelo Poretti di Induno Olona

L’impresa, creata nel 1877 e formalizzata tre anni dopo come Poretti Angelo e C., conquista una grande popolarità in occasione dell’Esposizione Universale di Milano del 1881. Lo chalet svizzero che ospita la Poretti viene preso d’assalto: tutti vogliono assaggiare la “pilsner italiana”. Ed è forse simbolo di un’eccezionale longevità il fatto che più di 130 anni dopo l’azienda sia tornata a essere protagonista proprio di Expo Milano 2015. In una lunga e fortunata vita aziendale è fisiologico che altri soggetti, o nuovi capitali, entrino in scena come protagonisti di un cambiamento. Angelo Poretti non ha figli e alla sua morte, nel 1901, gli succedono i nipoti che tra le altre cose fanno rinnovare dallo studio tedesco Bihl e Woltz lo stabilimento di Induno Olona in puro stile Jugendstil, perfettamente conservato fino a oggi.

Dopo la grande crisi del 1929, quasi sull’orlo della chiusura, l’azienda viene salvata nel gennaio del 1939 dalla famiglia Bassetti, già proprietaria del birrificio Spluga di Chiavenna. Nel 1957 l’intera attività produttiva viene concentrata a Induno Olona dove arrivano a lavorare fino a duecento operai. Lo shock petrolifero del 1973 ha conseguenze pesanti sulla vita dell’impresa varesina che con l’acquisizione dello stabilimento Henmed di Ceccano sta tentando di allargare all’Italia centrale e meridionale il proprio mercato. Il forte rincaro delle principali voci di costo porta la Poretti a siglare nel 1975 un primo accordo con il gruppo Carlsberg per la produzione e la commercializzazione dei marchi Tuborg e Carlsberg in Italia. L’arrivo del colosso danese coincide con l’entrata in funzione di una nuova sala di cottura che sostituisce quella realizzata nel 1908, con una maggiore automazione del processo produttivo. Intanto, nel novembre del 1982, il gruppo danese acquista il 50% del pacchetto azionario dell’impresa e il capitale sociale è portato a 7 miliardi di lire. Nel 1998, il gruppo acquista un altro 25% del capitale arrivando così a detenerne il 75% e contemporaneamente la denominazione si trasforma in Carlsberg Italia Spa. Nel 2002, ancora sotto la presidenza di Aldo Bassetti, Carlsberg acquista il restante 25% e ottiene così la piena proprietà dell’impresa. Tra i marchi prodotti e commercializzati ci sono Carlsberg, Tuborg, e tra gli altri lo storico Birrificio Angelo Poretti. Tra le innovazioni più importanti introdotte negli ultimi anni da Carlsberg c’è un sistema di spillatura in grado di conservare più a lungo la freschezza della birra: il DraughtMaster™. Particolarmente adatto per i punti vendita con un medio/basso consumo, ha il grande pregio di essere anche eco-sostenibile: nel 2015 tutti i clienti che hanno acquistato i suoi fusti in PET hanno contribuito a ridurre di oltre 9 milioni di kilogrammi le emissioni di CO2, una quantità di anidride carbonica che potrebbe assorbire in un anno solo una foresta grande 536 volte piazza del Duomo a Milano (Fonte: Bilancio di sostenibilità Carlsberg 2015).

L’impresa, creata nel 1877 e formalizzata tre anni dopo come Poretti Angelo e C., conquista una grande popolarità in occasione dell’Esposizione Universale di Milano del 1881

Sempre in ambito di sostenibilità ambientale ha influito positivamente non solo il nuovo packaging ma tutta la politica aziendale in ambito di materie prime, distribuzione e fine vita del prodotto. I parametri organici dell’acqua della storica “Fontana degli Ammalati” e di quella dei “Mulini Grassi” vengono controllati sia in entrata sia in uscita: il consumo per ogni ettolitro di birra prodotto è diminuito del  4% negli ultimi 5 anni. Orzo, luppolo e lievito rappresentano materie prime fondamentali da tutelare e la ricerca Carlsberg ha brevettato il Null-Lox, una varietà di orzo non OGM più adatta ai cambiamenti climatici e che garantisce maggior freschezza alla birra. A livello distributivo sono finanziati e implementati progetti di partner come Number 1 e Gruppo Beverete per l’utilizzo di mezzi di trasporto elettrici o bimodali (elettrico-diesel) e il volume dei rifiuti prodotti dallo stabilimento di Induno Olona dal 2011 è diminuito del 50% per un riciclo finale del 100%. E i risultati si vedono non solo in ambito di sostenibilità ambientale (il cui riconoscimento nel 2015 ha avuto una valutazione di 8,6/10):  nel 2015 i ricavi sono cresciuti del 4% rispetto al 2014 e il valore della produzione del 5%



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