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Il 18 aprile 1989 l’Associazione Industriali della Provincia di Varese e l’Unione Bustese degli Industriali, con la firma dei rispettivi presidenti Danilo Carabelli e Flavio Sottrici, maturano l’importante decisione, dopo 40 anni di coesistenza, di dar vita a un’unica Unione che raggruppi le 1400 imprese e i 70.000 addetti del territorio. Il Dottor Carlo Pomini è eletto presidente pro tempore della neo-nata Unione degli Industriali della Provincia di Varese. Già presidente dell’Associazione Industriali della Provincia di Varese tra il 1959 e il 1975, Carlo Pomini si era sempre speso per rafforzare i rapporti tra le due città, anche dopo aver lasciato gli incarichi nell’azienda di famiglia. In un testo risalente al 1946, contenuto nel volume “Il problema Industriale”, Carlo Pomini aveva analizzato già compiutamente il problema della debolezza delle associazioni di categoria in Italia: “Certo la colpa è degli industriali italiani. Anche qui un individualismo che diventa particolarismo per cui ognuno riesce a vedere generalmente solo gli interessi della propria azienda. E l’industriale dello stesso gruppo, che ha da risolvere tanti problemi analoghi, viene considerato solo come un concorrente temibile, dal quale si deve stare lontani il più possibile per paura della sua concorrenza. E per questo gli industriali piuttosto che sentire la necessità di stare uniti, col che potrebbero risolvere più facilmente i loro problemi, finiscono per permettere il gioco di molta burocrazia incompetente, la quale, in queste condizioni, trova la ragione di esistere che altrimenti essa non avrebbe.”

L’affascinante saga di una stirpe di intraprendenti imprenditori che, con uno sguardo sempre rivolto all’innovazione, hanno fatto la storia della manifattura italiana
La realtà aziendale in cui il giovane e promettente industriale forgia queste riflessioni era stata fondata dal nonno, Luigi Pomini, nato nel 1853 a Milano e apprendista alle officine milanesi Suffert ed Elvetica. Promosso per meriti a direttore meccanico del Cotonificio di Solbiate Olona, di proprietà della famiglia Ponti, fu spinto dagli stessi a fondare nel 1886 la “Luigi Pomini” a Castellanza, borgata che ai tempi contava appena 3.500 abitanti. Cominciò dapprima con l’attività di riparazione di motrici a vapore, telai e macchinari per cotonifici. Quindi si dedicò alla costruzione di organi di trasmissione, per lo più alberi e pulegge, elementi accessori indispensabili per qualsiasi impianto in un’Italia in pieno sviluppo industriale. Nel 1907 fu tra i primi a ricevere il riconoscimento di “Cavaliere al merito del lavoro” e fa quasi tenerezza oggi vedere i primi cataloghi pubblicitari dell’azienda compilati a mano prima della moda dei cataloghi Liberty, veri e propri oggetti d'arte, per disegnare i quali erano impiegati artisti di chiara fama.
Nei primi anni del Novecento gli succedettero i figli Egidio e Ottorino, rispettivamente papà e zio di Carlo Pomini. Egidio si dedicò alla gestione aziendale aprendosi al confronto e alla competizione tecnica e scientifica; Ottorino, medaglia d’oro alla Laurea nel 1904 al Politecnico di Milano, brillante matematico, contribuì al valore innovativo dell’azienda brevettando, ad esempio, il giunto elastico disinnestabile, un’importante invenzione nel settore dei riduttori di velocità che trovò applicazione in Marina, tanto da dar vita all’espressione usata dai sommergibilisti: “Attacca/Stacca il giunto Pomini!”.
Nel 1936, alla morte di Egidio, Carlo diventa presidente dell’azienda. Sul finire della Seconda Guerra Mondiale la Pomini si orienta alla produzione di macchinari per la laminazione degli acciai e materiali non ferrosi. Le piccole acciaierie rappresentano una frangia marginale del settore siderurgico, ma la loro snellezza strutturale, specializzazione e flessibilità si rivelano vincenti. Aprendosi quindi all’internazionalizzazione dei mercati, al primo accordo con la svedese S.K.F, seguono ottimi rapporti con gli USA tanto da ottenere dalla Farrell le licenze per entrare nel campo della gomma e dalla McNeil quelle per le presse per la vulcanizzazione degli pneumatici.

La fondazione con Luigi Pomini, nato nel 1853 a Milano e apprendista alle officine milanesi Suffert ed Elvetica
Il contributo della famiglia Pomini al “welfare” locale: la costruzione dell’asilo infantile di Castagnate e delle case per operai e impiegati
Agli inizi degli anni Sessanta la Farrell Corporation acquisisce il 25% di quote e la Pomini diventa Pomini- Farrell S.p.A. raggiungendo in breve i 1200 dipendenti. Negli anni Settanta però la stagnazione della domanda, la pressione sindacale nel settore meccanico, la prima grande inflazione e la crisi petrolifera che portano alla drastica riduzione del credito bancario e all’impennata dei tassi di interesse dei finanziamenti, e infine l’inadeguata politica nazionale a sostegno delle esportazioni, sono tra le principali cause di una forte crisi strutturale della Pomini. Nell’arco di un ventennio i dipendenti scendono a 500 e la rottura dell’accordo con la Farrell nel 1988, l’impossibilità di far fronte alle nuove necessità finanziarie e l’assenza di un ricambio generazionale, comportano la cessione della azienda al Gruppo Techint, multinazionale del settore siderurgico, che continua la produzione di rettifiche ma cede la divisione laminatoi e il settore gomma e plastica. Pomini diventa una delle unità del business di Tenova, società del Gruppo specializzata in tecnologie avanzate per il settore metallurgico e minerario, che nel maggio di quest’anno decide di trasferire il proprio headquarter a Castellanza, proprio nella sede della Pomini, trasformandola in un “campus” aziendale dove trovano spazio gli uffici, la fabbrica, la mensa, un centro di formazione e strutture sportive dedicate ai dipendenti.
È importante infine ricordare il contributo della famiglia Pomini al “welfare” locale: la costruzione dell’asilo infantile di Castagnate e delle case per operai e impiegati, l’istituzione di fondi di assistenza per lavoratori e le donazioni di Villa Pomini, di una collezione di quadri e della preziosa biblioteca di famiglia ne sono chiari esempi. Carlo Pomini, scomparso nel 1998, ha lasciato infine un’altra importante eredità al territorio in qualità di Presidente del Comitato dei promotori della LIUC - Università Cattaneo.


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