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Per chi non avesse ancora visitato il museo Enrico Butti (1847-1932) in quel di Viggiù, nota patria dei ‘picasàss’ dove l’artista visse e morì, sarebbe ottima occasione profittare di qualche radiosa giornata di fine estate per conoscere la bella gipsoteca dove sono i gessi di molti tra i suoi più importanti lavori, cogliendo anche le ultime novità del percorso museale.

Nella struttura di Viggiù il percorso museale della gipsoteca si arricchisce del restauro dell’opera “Il Lavoratore” e del Cantico dei Cantici di Vittorio Tavernari

Tempo fa, da queste pagine, avevamo avuto occasione di sottolineare come la struttura, donata  alla città per volontà  - espressa già nel ’26 - dello stesso Butti, e più volte ampliata e modificata, sia come edificio che nell’allestimento, sotto la guida attuale di Ignazio Campagna, curatore dei Musei Civici Viggiutesi, sia stata rimessa al meglio.
L’ultima novità in ordine di tempo riguardante i pezzi della gipsoteca è il restauro curato da Bruno Giacomelli del modello in gesso dell’opera “Il lavoratore” - realizzato per la sepoltura Testoni al Cimitero Monumentale di Varese - che ha richiesto grande impegno e tempi non brevi.    
La presentazione al pubblico dell’opera, inserita ora tra i gessi esposti, è avvenuta l’11 giugno 2016, nel corso dell’inaugurazione della mostra curata da Ignazio Campagna dedicata allo scultore Vittorio Tavernari (1919-1987), altro grande artista, di radici torinesi ma varesino di adozione, che il nostro territorio ha avuto il piacere di veder lavorare, nel suo studio in Varese e in quel di Barasso.
Di Vittorio Tavernari è stato recuperato, proprio in occasione della rassegna dedicatagli, il bozzetto in bronzo, del 1965,  di un “Calvario”  che lo scultore desiderava  donare alla città di Varese quale Monumento  alla Resistenza.

L’opera in gesso “Il lavoratore” era stata realizzata per la sepoltura Testoni al Cimitero Monumentale di Varese

L’offerta, benché interessante per contenuti e del tutto disinteressata per il gesto, fu, purtroppo per la città, clamorosamente rifiutata. Al suo posto venne collocata un’opera di levatura artistica non certo paragonabile alla prima, e il dolore fu grande per l’autore del progetto. Ignazio Campagna, curatore e attuale conservatore del museo, nonché ottimo scultore a sua volta, che con Tavernari ebbe il privilegio di lavorare, ha provveduto alla non facile opera di recupero e restauro del bozzetto. Un altro restauro di Campagna ha riguardato un bozzetto in gesso di Tavernari dell’opera “Il Cantico dei cantici”, una coppia di “Amanti” che d’ora in poi resterà  collocata nell’allestimento del museo di Butti. La visita, come dicevamo all’inizio, è da consigliarsi per tanti motivi, non solo perché già la posizione della casa-museo nella panoramica Viggiù vale di per sé la pena di avvicinare un territorio bello paesaggisticamente e soprattutto ricco per la sua antica tradizione di picasàss e scultori: oltre a Butti, figlio e nipote di scultori, si possono incontrare qui i lavori degli scultori Giudici, Piatti, Argenti, Buzzi Reschini, da conoscere attraverso le loro opere. Ma soprattutto perché i contenuti museali in gessi e opere di uno dei grandi interpreti della scultura a cavallo tra Otto e Novecento, che magistralmente raccontano della più alta e ardua tra le arti, sono esempio impareggiabile della nobiltà espressiva dell’artista viggiutese: si veda, accanto alle più celebri opere del Minatore, o dei monumenti a Verdi, ad Alberto da Giussano o al generale Sirtori,  quel  dolcissimo  ritratto di bambino “Le stizze” che incanta all’ingresso del percorso museale, eseguito dal Butti a soli ventotto anni.  E perché infine il fondamentale racconto di momenti storici e sociali è il fil rouge di tanto lavoro buttiano. Il Butti aveva tra l’altro molto guardato anche al Vela, quel Vincenzo Vela che è invece raccontato - un’altra pagina da aprire, un’altra incantevole gita da compiere - in Ligornetto, nella bella casa museo ticinese, il cui restauro si deve a Mario Botta. Ed era, anche questa, come quella dei Butti o dei Troubetzkoy una famiglia di artisti: Vincenzo, Lorenzo e Spartaco. Grazie alla varietà di soggetti dei tre a Ligornetto si vive l’incanto dell’incontro con volti soavi femminili e di bambino, e con soggetti animalier di fattura eccezionale. Ma si avvicina, anche qui, l’ispirata tematica monumentale suggerita dai temi sociali e politici di due secoli: dalla grande statuaria dei protagonisti del Risorgimento, all’omaggio alle vittime dei lavori. Segno ancora che, se la scultura è storia d’arte, è prima di tutto storia di vita.


Museo Enrico Butti
Viggiù, (Va) Viale Varese, 4
info@museiciviciviggiutesi.com
www.museiciviciviggiutesi.com
da martedì a venerdì 14.00-18.30
sabato 9.30-12.00 e 14.00-18.30
domenica 16.00-19.00
ingresso libero
info 0332 486510

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