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Il nuoto? Certo, perché ancor oggi è considerato, a ragione, lo sport più completo e adatto per il fisico di un bambino piccolo, che ancora deve crescere e svilupparsi. Ma anche la ginnastica artistica, poiché è una disciplina che insegna una serie di abilità motorie, come ad esempio la capriola, che un tempo si apprendevano automaticamente giocando all’aperto e che oggi, a causa di stili di vita molto più sedentari, si rischia di perdere. Ma anche il calcio, il basket, lo sci. Canottaggio e tennis, vanno benissimo, ma un po’ più avanti, in quanto il primo richiede anche un’ottima capacità natatoria, che si apprende con il nuoto, mentre il secondo, asimmetrico, è consigliato praticarlo quando la fase di sviluppo fisico è terminata. In ogni caso, quando si parla di sport e bambini, per lo meno quando sono ancora molto piccoli, la cosa più importante non è tanto la scelta della disciplina, quanto abituarli a praticare l’attività fisica fin dalla più tenera età. Anzi, prima ancora di individuare una disciplina sportiva, ogni genitore dovrebbe stimolare la motricità, “perché – spiega Serena Martegani, medico specializzato in Medicina dello Sport al Campus di Varese – l’uomo è nato per muoversi. La prima attività sportiva che deve praticare un bambino di due o tre anni è il semplice camminare.

Nuoto, certo. Ma anche ginnastica artistica, calcio, basket, sci. Canottaggio e tennis, magari un po’ più avanti. Ecco i consigli di due medici sportivi varesini su come scegliere la disciplina giusta per i propri figli. Prima regola: sconfiggere la sedentarietà infantile con una camminata nei boschi e un giro in bici

Un’abilità motoria che si può sviluppare, migliorare e rendere sempre più sicura lasciando giocare il piccolo all’aria aperta o con brevi e facili passeggiate nei boschi. La secondo abilità è il pedalare, andare in bicicletta, oltre all’acquaticità”. I consigli della dottoressa Martegani non sono affatto scontati se si pensa a come sia cambiata la nostra società negli ultimi decenni: i bambini stanno sempre meno all’aria aperta e sono sempre più incasellati tra impegni scolastici e di famiglia. Anche gli spostamenti per lo più avvengono utilizzando l’auto e quindi, porre attenzione allo sviluppo della motricità di base è oggi diventato fondamentale. “Una volta acquisite e consolidate le prime abilità motorie – continua il medico sportivo del Campus – allora si può far iniziare al proprio figlio la pratica di uno sport, ma con gradualità”. E sempre valorizzando l’aspetto ludico e il piacere di praticarlo.
Motricità nello spazio, quindi ma anche in acqua: “Lo sport fa senza dubbio bene a qualsiasi età – interviene Giulio Clerici, medico specializzato in Medicina dello sport –. Personalmente, se potessi legiferare, renderei obbligatorio per tutti il nuoto neonatale, perché migliora le capacità coordinamento corporeo, la respirazione, abitua i piccoli alla confidenza con un  ambiente straordinario quale l’acqua, senza creare alcun sovraccarico a livello articolare e cardiovascolare”.

Serena Martegani: “La prima attività sportiva che deve praticare un bambino di due o tre anni è il semplice camminare”

Buona cosa poi è far provare al bambino anche differenti discipline, così che anche lui possa scegliere quella che più lo diverte. Un adulto deve anche valutare l’impegno che richiede: “Fare sport deve essere un piacere per il piccolo che lo pratica, ma anche per i genitori che devono essere bravi a mantenere la regolarità nel farlo praticare. Inutile quindi scegliere uno sport che richiede tempi difficilmente conciliabili con la vita famigliare. Niente imposizioni quindi, perché fare sport deve diventare piacevole allo stesso tempo spontaneo”. Fare praticare sport al proprio figlio già nei primi anni di vita significa mettere in pratica la famosa locuzione di Giovenale “mens sana in corpore sano”, poiché lo sport non solo garantisce lo sviluppo e il mantenimento di una buona struttura fisica e psicologica, ma è forse la miglior forma di prevenzione per una serie di patologie: il diabete, che è visto oggi come un’epidemia tra gli adulti, ma anche l’obesità e la cardiopatie. “L’Organizzazione Mondiale della Sanità – spiega Serena Martegani – ha riconosciuto la sedentarietà come la principale causa delle patologie degenerativi quali appunto diabete, cardiopatie e ipertensione, che tra l’altro hanno anche un’importante incidenza sui costi della salute pubblica. E proprio gli sport aerobici aiutano a prevenirle”. Concetto ribadito anche dal dottor Clerici: “Lo sport non solo previene, ma allunga la vita di una persona: 45 minuti di sana attività sportiva fanno vivere almeno 10 anni di più e ne migliorano la qualità”.



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