Da pochi giorni sono terminati i lavori al largo della costa orientale del Messico, dove un gruppo di ricercatori ha perforato i fondali dell’oceano per estrarre resti dell’asteroide che 66 milioni di anni fa colpì la Terra. Le conseguenze dell’impatto di quell’oggetto venuto dal cielo fu la concausa, se non la causa, della scomparsa del 75 per cento della fauna e della flora terrestre, tra cui i dinosauri. Per alcuni mesi i ricercatori hanno estratto metri e metri di carote di rocce che potrebbero spiegare i misteri di una delle estinzioni più conosciute e interessanti avvenute sul nostro pianeta. La “Expedition 364” era composta da un gruppo di 30 geologi provenienti dagli Stati Uniti, dal Messico, dal Giappone, dall’Europa e da altri Paesi, i quali, da aprile a metà giugno, si sono dati il cambio per seguire la perforazione. Essa fa parte dell’International Ocean Discovery Program (IODP) e del International Continental Scientific Drilling Program (ICDP), progetti che si prefiggono di perforare gli oceani per studiare la geologia dei fondali marini. “L’obiettivo è quello di capire cosa ha causato l’impatto dell’asteroide, in particolare i cambiamenti climatici che ne sono conseguiti, che da un lato hanno portato alla scomparsa di moltissime specie viventi, ma dall’altro ne hanno fatto sbocciare un gran numero, soprattutto  mammiferi”, ha spiegato Sean Gulik dell’Istituto di Geofisica del Texas.
 

Un gruppo internazionale di ricercatori ha perforato le pareti del cratere lasciato dall’asteroide che impattò con la Terra 66 milioni di anni fa e che fu concausa della scomparsa dei dinosauri

La piattaforma di perforazione era stata montata a 33 chilometri di distanza dalle coste del Messico ed ha bucato la roccia sotto il fondo dell’oceano per circa un chilometro e mezzo. Auriol Rae, un geologo dell’Imperial College di Londra ha seguito quasi interamente la perforazione e di fronte alle rocce che uscivano in superficie ha detto: “Queste sono le rocce che ci aspettavamo e ora non ci rimane che studiarle a fondo, per rispondere alle mille domande che sono ancora insolute”. Ad oggi sappiamo che l’asteroide che cadde sulla Penisola dello Yucatan in Messico aveva un diametro di circa 12 chilometri e al momento dell’impatto produsse una quantità di energia paragonabile a quella che potrebbe erogare l’esplosione di 190.000 miliardi di tonnellate di tritolo, non c’è bomba nucleare che può essere confrontata con quell’esplosione. Il cratere che si formò doveva avere un diametro di circa 180  chilometri e doveva essere profondo circa 20 chilometri, anche se valori precisi sono difficili da dare per i successivi eventi geologici che hanno interessato l’area.
 

Sean Gulik dell’Istituto di Geofisica del Texas: “L’obiettivo è quello di capire cosa ha causato l’impatto dell’asteroide, in particolare i cambiamenti climatici che ne sono conseguiti”

I primi elementi della possibile esistenza di un grande cratere vennero portati alla luce agli inizi degli Anni Settanta, durante una serie di ricerche petrolifere, ma poiché l’obiettivo primario di quello studio non era certo l’esistenza del cratere, gli indizi vennero lasciati perdere. Verso la fine degli Anni Settanta la scoperta, a distanza di decine di chilometri l’uno dall’altro, di rocce e minerali (in particolare quarzo) che indicavano l’esistenza di un grande cratere da impatto portò vari ricercatori a definire le dimensioni del cratere che risultarono essere di decine di chilometri di diametro e, nel frattempo, si riuscì a determinarne l’età. I primi scienziati a mettere in relazione la caduta dell’asteroide con la scomparsa dei dinosauri furono Luis Alvarez e suo figlio Walter, nel 1980, i quali  trovarono un po’ su tutto il pianeta la presenza di un sottile strato di iridio che si depositò proprio tra la fine del Cretaceo e l’inizio del Paleocene, 66 milioni di anni fa. L’iridio è un elemento molto raro sulla Terra, mentre è piuttosto comune negli asteroidi. Sembrava la prova del nove. Ma non tutti furono d’accordo sulla relazione asteroide-scomparsa dinosauri, perché bisognava capire quanto quell’impatto avesse alterato il clima della Terra al punto da far scomparire una enorme quantità di vita. La risposta non è mai arrivata nello specifico, perché più ricerche hanno messo in luce il fatto che anche violente eruzioni vulcaniche avvenute in quel periodo avrebbero potuto alterare profondamente il clima causando la scomparsa dei dinosauri per freddo. Ecco dunque la necessità di “andare in profondità”, ossia di perforare le rocce che hanno conservato il segreto per decine di milioni di anni con la speranza che le loro analisi possano mettere un punto fermo ad uno degli eventi geologici più interessanti della storia del pianeta e della vita.
 

L’asteroide che cadde sulla Penisola dello Yucatan in Messico aveva un diametro di circa 12 chilometri e al momento dell’impatto produsse una quantità d’energia che nessuna bomba nucleare può oggi replicare

Mentre le rocce raccolte dalle perforazioni si trovano ora a Brema, in Germania, dove verranno sottoposte ad una serie di esami con potenti microscopi e altre macchine in grado di studiare a fondo le rocce, la comunità scientifica vorrebbe perforare altri crateri per verificare qual è stato il loro impatto sulla vita del nostro pianeta. Sulla Terra, a differenza della Luna o di altri pianeti del sistema solare, i crateri oggi rimasti sono pochi  perché gli eventi geologici hanno cancellato una gran parte delle cicatrici lasciate, ma quelli ancora presenti possono essere testimonianze indiscutibili della storia passata del nostro pianeta.



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