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Ha studiato teologia, psicologia, psicoterapia e compone poesie di argomento religioso, che talora mette in musica secondo i canoni dell’antica tradizione russa. Insegna canto e suona il pianoforte; ma Elena Tarvid, nata in Russia a L’Gov, un’antica cittadina a seicento chilometri da Mosca e varesina d’adozione, è nota in tutta Europa come soprano “drammatico”, la famosa “arte perduta” della tradizione classica del Belpaese.

Russa di nascita e varesina d’adozione. A tu per tu con il soprano “drammatico” conosciuta in tutta Europa come una delle massime esponenti dell’Antica Scuola Italiana di Canto

Elena Tarvid è sposata con il professor Marco Cosentino, docente di farmacologia nella facoltà di medicina e chirurgia all’Università degli Studi dell’Insubria e i varesini l’hanno potuta apprezzare anche recentemente al santuario di Santa Maria dove, su invito di Ambrogina Zanzi degli Amici del Sacro Monte, ha cantato le Ave Maria di Bach, Schubert, Cherubini, Mascagni, Franck, Luzzi, Caccini e arie religiose di Tosti e Durante: un concerto intenso e mistico, un canto che sembra invocazione e preghiera.
Ex “bambina prodigio”, a sette anni già studiava piano classico e arti vocali, a diciassette comprese ciò che avrebbe voluto cantare ascoltando la Messa di Requiem di Mozart e nel 1995 tenne il suo primo concerto: “Il dono della voce e la passione per il ‘bel canto’ li ho ereditati dai nonni materni, entrambi dotati di splendide voci - racconta -. Il nonno suonava numerosi strumenti musicali e la domenica dopo pranzo si esibiva con il bajan, l’accordion o la balalaika, accompagnando la voce armoniosa della nonna nelle arie della tradizione russa”.
E' cresciuta intonando le arie delle opere liriche, Carmen, Turandot, la Traviata. “Per studiare e perfezionarmi mi trasferii in Lettonia, nel collegio musicale di Ventspils, dove conseguii il diploma di maestro di coro, insegnante di solfeggio e piano classico. Ho consolidato la mia esperienza professionale a Mosca con le lezioni di Zara Doluhanova, il leggendario mezzosoprano russo, poi in Lettonia con le professoresse Lyudmila Braun, Anita Garanèa e il soprano lirico solista Lilja Zilvere. Quindi sono arrivati i primi concerti nella capitale Riga e l’impegno nella compagnia dell’Opera Nazionale Lettone”.

“Non ho un autore favorito, amo la musica che ha un'ispirazione divina e che sa elevare lo spirito e l'anima”

Vent’anni fa ha scoperto la vocazione per la musica classica religiosa incontrando la professoressa Irina Gavrilovici, che l’ha “iniziata” ai segreti dell’Antica Scuola Italiana di Canto. Da allora si è dedicata esclusivamente allo studio e all’esecuzione delle più belle arie religiose della tradizione europea tenendo concerti in Italia, Germania, Lettonia e Russia. Nel suo repertorio figurano gli autori classici italiani Vivaldi, Albinoni, Mascagni, Caccini, Tosti, Cherubini ma anche Bach, Mozart, Saint-Saens, Franck e Schubert. “Non ho un autore favorito, amo la musica che ha un’ispirazione divina e che sa elevare lo spirito e l’anima”. Apprezza i canti gregoriani, la “preghiera recitativa” e tra le interpreti contemporanee stima la tecnica di Cecilia Bartoli.
Dell’Italia gradisce il carattere delle persone che le ricordano la Russia, la natura splendida in ogni stagione, l’arte, l’architettura. Ripensa volentieri alle emozioni provate la prima volta che visitò il santuario del Sacro Monte: “Ci sedemmo con mio marito sulle panchine di pietra in cima alla salita, nel silenzio e nella pace più assoluta. E’ un luogo ideale per il raccoglimento spirituale e la preghiera”. Da sedici anni si dedica anche alla didattica.

Inevitabile dare uno sguardo all’attualità. Viviamo un momento storico di profonde incomprensioni tra civiltà e religioni diverse, anche se non per colpa del cattolicesimo che, anzi, con papa Francesco è quanto mai aperto all’ecumenismo: la musica religiosa può rappresentare un veicolo per unire tutti i credenti o resta patrimonio soltanto della cristianità?

“La musica religiosa è per tutti e di tutti poiché tocca il cuore e l’anima nel profondo – risponde -. Qualche anno fa fui invitata al primo festival internazionale che si tenne a Kazan’, una metropoli della Russia centrale sul fiume Volga. Erano presenti rappresentanti di tutte le fedi e anche persone non credenti. La città di Kazan’, con oltre un milione e duecentomila abitanti, ospita in pacifica e armonica convivenza comunità islamiche sunnite e cristiane ortodosse, minoranze cattoliche, protestanti, ebraiche e di fede Bahá’ì. In città si possono ammirare alcune delle più belle chiese e moschee di tutta la Russia, oltre a vari monasteri”. La musica, dunque, ha il magico potere di unire, di sanare fratture e incomprensioni. La cultura russa e l’italiana sono differenti, ma Elena ritiene che l’indole dei rispettivi popoli sia simile, entrambi aperti, socievoli, pacifici, spontaneamente portati alla comunicazione, alla condivisione, alla concordia e all’esperienza spirituale della musica. I suoi prossimi impegni sono un concerto a Mosca e l’anno prossimo un viaggio negli Stati Uniti: “Mi auguro soprattutto di poter cantare nelle numerose, splendide chiese e cattedrali italiane”.



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