“Quando gli interessi delle imprese e del tessuto sociale di uno dei sistemi produttivi più importanti d’Europa, e dunque del Paese, prevarranno su quelli di una singola società di trasporto aereo?” Ogni riferimento a persone o cose, questa volta, non è casuale. Anzi è voluto e diretto. Contenuto in una dichiarazione rilasciata dal Presidente dell’Unione degli Industriali della Provincia di Varese. In quell’occasione Riccardo Comerio si riferiva ad Alitalia ed ai suoi “interessi particolari” di creare maggiori sinergie con il proprio socio Etihad attraverso un depotenziamento del ruolo di Malpensa a favore di una Linate aperta ai voli intercontinentali. Un’altra puntata delle tormentate vicende dello scalo della brughiera i cui interessi sono spesso stati contrapposti proprio a quelli della ex compagnia di bandiera. Sempre per lo stesso motivo: salvaguardarne i giusti livelli occupazionali. Ma con quali effetti su una vera fucina di posti di lavoro come Malpensa?
Perché la questione sul futuro dell’aeroporto in provincia di Varese può essere anche posta sulla bilancia del valore in termini economici e di creazione di posti di lavoro. Perché sacrificare sull’altare degli interessi di Alitalia o di altri soggetti quelli di Malpensa? Quanto vale lo scalo? Che ricchezza produce per il territorio e l’economia lombarda?
 

Un impatto complessivo che, tra attività “on site”, indotto e incoming turistico, arriva già oggi a 87.400  occupati. Un valore della produzione di 13,7 miliardi. Un gettito Irpef generato che supera i 2 miliardi. Quei numeri di Malpensa che le istituzioni dimenticano quando si parla dell’aeroporto più importante del Nord Italia

I numeri che descrivono l’impatto socio-economico di Malpensa, d’altronde, ci sono e precisi. A snocciolarli sono delle recenti tabelle stilate dal Centro di Ricerca per lo Sviluppo del Territorio (CeRST) della LIUC – Università Cattaneo.  Dati che parlano chiaro: le attività economiche operanti nel sedime aeroportuale contano oggi 16.682 addetti che producono annualmente un valore di 3,1 miliardi di euro. Le cifre, precisa il CeRST, includono “le attività che si sviluppano in aeroporto e sono direttamente connesse al servizio dei passeggeri e delle merci e del corretto funzionamento della macchina aeroportuale”. Dai servizi a terra, fino ai negozi, dunque. Passando per Sea e per il personale delle compagnie aeree. Ma limitarsi a questo conteggio rischia di essere fuorviante. Malpensa è e produce molto di più. All’impatto diretto “on site”, infatti, si affianca quello indiretto generato dai fornitori di tutte le attività che operano all’interno dell’aeroporto. Allargano il cerchio a tutte queste realtà si arriva ad un totale di 23.900 addetti e un valore annuo generato di oltre 5,7 miliardi. Ma non basta. Sempre secondo i ricercatori della LIUC  nell’impatto complessivo di Malpensa bisogna calcolare anche l’indotto dell’incoming turistico (alberghiero, museale e dello shopping). Aggiungendo anche questi settori economici si arriva ad un mercato occupazionale complessivo generato da Malpensa pari a 87.400 posti di lavoro e un valore della produzione che supera i 13,7 miliardi. “Tenendo conto dell’impatto complessivo – spiega il professor Massimiliano Serati, direttore del CeRST – la dimensione degli effetti economici prodotti e attivati da Malpensa sul territorio lombardo corrisponde all’1,9% del valore della produzione totale in regione”. Tradotto: “Con questi numeri oggi Malpensa - continua nella sua spiegazione Serati - rappresenta il primo polo produttivo della Lombardia. Magari esistono realtà concentrate in un unico punto capaci di creare maggiore ricchezza, ma non con impatti generali sul territorio come quelli dell’aeroporto”. Tanto basta per il ricercatore per tirare una prima conclusione: “Malpensa dovrebbe essere il centro delle preoccupazioni delle istituzioni riguardo ai necessari investimenti regionali e nazionali a sostegno di un simile patrimonio”.
Investimenti che Malpensa, secondo in calcoli del CeRST, è in grado di ripagare in termini di contributi versati nelle casse pubbliche a vantaggio della pubblica amministrazione e, dunque, della collettività. Anche in questo il centro della LIUC fa proiezioni precise. L’impatto complessivo di Malpensa nel 2011 ha creato un gettito Irpef, collegato ai redditi attivati dall’aeroporto, di 1,5 miliardi. Un ammontare che, in questi anni di crisi, e di particolare difficoltà per l’aeroporto, è comunque cresciuto, arrivando a superare, nel 2014, i 2 miliardi. Parliamo del 5,6% dell’Irpef pagata in tutta la Lombardia.
 

Massimiliano Serati della LIUC: “I numeri fanno dell’aeroporto il primo polo produttivo della Lombardia”

E dunque? Al di là della querelle hub sì, hub no; andando oltre il derby con Linate; tralasciando per un momento qualsiasi valutazione strettamente politica, sorge una domanda: sono questi dunque i numeri di un’infrastruttura e di una realtà economica che può essere messa da parte nelle valutazioni delle decisioni da prendere sul futuro del trasporto aereo nazionale?
Perché, ad esempio, sacrificare Malpensa per Alitalia? Ci sono motivazioni economiche che possano giustificare una simile scelta? Secondo il professore della LIUC, Serati, la risposa è no. Anzi: “Quando fu deciso, per salvare Alitalia, di disinvestire su Malpensa, è stata fatta una scelta che ha bloccato la crescita occupazionale di una realtà, quella dell’aeroporto, che avrebbe potuto essere ben superiore all’implosione della compagnia aerea”. A dimostrazione di ciò, secondo Serati, c’è anche il fatto che “in questi 7 anni di crisi e di vicende complesse che Sea ha dovuito gestire, il sistema aeroportuale di Malpensa ha comunque sostanzialmente tenuto in termini occupazionali, dimostrando di poter fare da ammortizzatore e da valvola di sicurezza anche in tempi difficili”.
E anche per il futuro le proiezioni del CeRST parlano di una crescita in termini occupazionali. Il numero di addetti per le sole attività “on site”, che oggi sono 16.682, secondo i calcoli del centro di ricerca della LIUC, dovrebbero superare le 20mila unità nel 2020. Per poi sfiorare quota 30mila nel 2030.
Un tesoro da valorizzare. O no? Non fosse altro, come ha ricordato recentemente il Presidente di Sea, Pietro Modiano, che “a ogni milione di passeggeri in più su Malpensa corrispondono mille posti di lavoro”.



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