A settembre è ufficialmente suonata la prima campanella della cosiddetta Buona Scuola, il progetto di riforma della pubblica istruzione presentato nel settembre 2014 è diventato legge lo scorso mese di luglio (per la piena attuazione si dovrà attendere l’emanazione di diversi decreti attuativi).
Ma cosa è cambiato davvero sui banchi di scuola?
 

La riforma diventata legge a luglio ha portato novità nell’istruzione pubblica: assunzioni, materie di studio, contatti con le imprese sono solo alcuni dei nuovi punti sui quali le scuole stanno già lavorando

Procediamo per punti, o meglio per soggetti coinvolti partendo dai dirigenti scolastici, meglio conosciuti come i presidi. Non diventeranno dei dirigenti-sceriffi, come sono stati definiti, e non avranno neppure dei super poteri, ma avranno margini di autonomia per svolgere i compiti che spettano loro, considerando che gran parte della riforma passerà proprio dalle loro mani. I poteri attributi al dirigente scolastico sono principalmente due: la chiamata diretta degli insegnanti e la premiazione (previa valutazione) del merito dei docenti.

L’assegnazione degli incarichi avverrà sulla base di alcuni  criteri quali ad esempio  il curriculum e le competenze dell’insegnante. Per quanto riguarda poi la valutazione degli insegnanti la legge prevede la costituzione di un comitato all’interno della scuola. La collegialità resta un punto fermo.
Tale organo definirà i criteri in base ai quali il preside potrà distribuire i premi ai docenti più meritevoli. Il comitato sarà formato dal dirigente scolastico insieme a rappresentanti di genitori, insegnanti e componenti esterni nominati dall'Ufficio scolastico regionale.
E per i docenti invece cosa cambierà? Secondo Claudio Merletti, direttore dell’Ufficio Scolastico Territoriale di Varese e Como, la riforma della scuola favorirà i docenti migliori (che si contraddistingueranno per curriculum e conoscenze). “I docenti più in gamba – spiega – saranno ambiti e richiesti da più scuole e la scelta finale spetterà agli stessi professori, innestando così un positivo meccanismo di concorrenza. Il bravo docente avrà un interessante potere contrattuale, nel senso che potrà andare nell'istituto che più gli interessa”.
Gli scatti di carriera non saranno legati esclusivamente all'anzianità ma anche ai crediti che gli insegnanti acquisiranno nel tempo. Il merito varrà per il 70%, l'anzianità per il 30% della valutazione finale. Ogni docente potrà decidere di spendere, con la sua “Carta elettronica del docente”, fino a 500 euro all'anno per la formazione che diventa strutturale, continua e obbligatoria e a tal fine verrà steso un piano nazionale aggiornato ogni tre anni. Le priorità di formazione per il 2015 sono le lingue, la didattica innovativa e digitale e l’inclusione scolastica.

Un’altra interessante novità introdotta con la “Buona Scuola” è la sostituzione dei supplenti con un organico funzionale di istituto che sarà formato da un numero di docenti che servirà a coprire gli insegnanti assenti e una quota sarà destinata invece ad altre esigenze. Ogni preside avrà a disposizione quindi un numero di insegnanti, non solo per coprire le cattedre, ma anche per lavorare a singoli progetti, come ad esempio un progetto europeo o per l’alternanza scuola lavoro.
Ed ecco che arriviamo a parlare degli ultimi (ovviamente non per importanza) attori coinvolti nella riforma della pubblica istruzione: gli studenti. In realtà la loro vita scolastica non cambierà molto rispetto a prima, la grande novità introdotta riguarda il loro primo contatto con il mondo del lavoro.
 

Sono 400 le ore di alternanza scuola lavoro previste per gli studenti degli istituti tecnici e professionali, 200 ore nei licei.

In passato era soprattutto chi frequentava istituti tecnici e professionali a svolgere uno stage in azienda, con la riforma gli studenti che frequentano l’ultimo triennio di tutte le scuole superiori dovranno fare esperienza di alternanza scuola lavoro. 400 sono le ore previste per chi frequenta un istituto tecnico, 200 invece le ore "facoltative" per chi va al liceo. Il periodo di alternanza potrà essere svolto in azienda, ma anche in enti pubblici e associazioni sportive aderenti al CONI. E per incrementare le conoscenze e competenze degli studenti, e avvicinarli alle reali esigenze del mondo del lavoro, la legge sulla scuola ha potenziato la didattica laboratoriale, aumentando di fatto, le ore dedicate alle attività di laboratorio rispetto agli insegnamenti delle discipline.
E alla richiesta di esprimere un parere sulla riforma il dirigente provinciale Merletti ha risposto: “Siamo l’esecutivo e dunque dobbiamo realizzarlo più che giudicarlo. La reputo comunque un'enorme occasione che porterà due grandi cambiamenti. La prima cosa a cambiare sarà il ritmo dell’organizzazione. La storia dell’istruzione si è basata su una programmazione annuale, adesso il passaggio ad una programmazione triennale non consentirà più di viaggiare sulle dinamiche interne dell’istituto ma comporterà una visione generale di medio termine. Il secondo cambiamento, soprattutto di prospettiva, riguarderà i docenti che avranno un ruolo sempre più attivo e riconosciuto dall’intera comunità”.
Siamo dunque alla linea di partenza di un percorso di riforma, la strada è ancora lunga e ci sono ancora ampi margini di manovra,  ma quello che è sicuro è che la macchina è partita e quindi non ci resta che augurare a studenti, docenti e dirigenti scolastici una “buona scuola”.



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