“Quella del Frejus è ormai una linea vecchia, inutilizzabile per i carichi moderni di merci. Per questo l’affermazione no Tav bisogna tradurla in un sì ai Tir sulle strade”. Come dire: sicuri che opporsi alla nuova infrastruttura sia una battaglia che favorisca l’ambiente? Di certo mette un freno all’economia. Piemontese, ma anche lombarda. A chiedere #piùcoraggio a difesa di uno dei cantieri più contestati in Italia negli ultimi anni è Paolo Foietta, Commissario di Governo e Presidente dell’Osservatorio tecnico sulla nuova linea Torino-Lione. E lo fa numeri alla mano, riportati anche in un video consultabile su YouTube, il cui intento è di portare il dibattito da un terreno “fin troppo ideologico”, a quello tecnico-scientifico.

I limiti strutturali del Frejus, l’interscambio commerciale con l’Ovest dell’Europa, il numero di camion su cui oggi viaggiano le merci, i reali dati sui costi dell’opera: ecco perché dire no all’alta velocità tra Torino e Lione vuol dire favorire il trasporto su gomma. Un’opzione non certo ambientale

I dati sul traffico merci
A supportare la tesi di Foietta e dei sostenitori della Tav è, ad esempio, Roberto Zucchetti, docente all’Università Bocconi di Milano: “Come svizzeri e austriaci stanno costruendo gallerie per supportare gli aumenti di traffico merci, altrettanto dobbiamo fare noi con la Francia”. Un mercato, quello d’oltralpe, non proprio indifferente per l’economia italiana. Basti pensare che, dei 753 miliardi di euro di interscambio che il nostro Paese ha con il mondo, ben 148 miliardi si concentrano nell’Area ad Ovest dell’Europa. In pratica il 19,8% del nostro export. La quota di esportazioni italiane nella sola Francia ammonta a 73 miliardi, il 9,7% del nostro commercio internazionale. Merci che oggi, per scavalcare le Alpi, transitano per lo più su strada. Parliamo di poco meno di 40 milioni di tonnellate annue. Di queste 36 viaggiano attualmente su camion, mentre solo 3,7 su treno. Tanto per fare un raffronto, le merci che invece viaggiano tra Italia e Svizzera sono più o meno le stesse in quantità: 38 milioni. Ma ripartite in maniera ben diversa nel trasporto: 13 su asfalto, 25 su rotaie. Risultato: tra Francia e Italia transitano annualmente 2,6 milioni di automezzi. “Con la Tav – spiega il professor Zucchetti – si toglierebbero dalla strada almeno 1 milioni di Tir”.

 

 

Il Presidente della Ambrogio Trasporti Spa di Gallarate: “Allo stesso costo si può trasportare attraverso il Frejus la metà delle merci rispetto al Gottardo”

I limiti strutturali del Frejus
A far prediligere oggi alle imprese i camion e domani altre linee ferroviarie più moderne sono i limiti strutturali del Frejus, galleria ormai di vecchia concezione che attualmente può supportare treni con 600 tonnellate contro le 1.500 del Gottardo elvetico. “In ogni caso – spiega Angelo Cantore del Dipartimento di Torino di RFI (Rete Ferroviaria Italia) – ci sono delle criticità geometriche della linea: pendenza, tortuosità, raggi di curvatura stretti che non permettono di migliorare le prestazioni. L’economicità del trasporto dell’attuale linea non sarà mai competitiva rispetto agli altri valichi”. Questo vuol dire che le merci lombarde faranno un’altra tratta per andare in Francia e nell’Ovest dell’Europa, passando per il San Gottardo. Ma se per il sistema produttivo lombardo c’è, pur più tortuosa, un’alternativa, per il Piemonte la criticità rischia di costare cara per il professor Zucchetti della Bocconi: “Il Piemonte rimarrà come chiuso dentro un sacco, isolato e perderà dunque occupazione e produzione. E anche le merci al consumo aumenteranno i prezzi perché portarle nelle città piemontesi costerà di più che altrove”. Uno scenario confermato da chi, più di altri, ha il polso della situazione delle scelte di trasporto delle imprese: Livio Ambrogio, Presidente della Ambrogio Spa, azienda di Gallarate che si occupa di trasporto intermodale internazionale. “Oggi - spiega - un esportatore si trova di fronte ad una situazione in cui allo stesso costo può trasportare una quantità di merci che fatto 100 per il Frejus, diventa 150 sul Sempione e 200 sul Gottardo”. Costo uguale, per la metà delle merci.

I dati sul traffico passeggeri
Ma il problema non è solo nel trasporto dei prodotti. Anche le persone avrebbero dei tangibili vantaggi dalla Tav. “Il Tgv che passa sul Frejus - commenta il Commissario del governo Foietta - è come una Ferrari che prova a correre su una carrareccia”. Oggi per andare da Torino a Lione ci vogliono 3 ore e 43 minuti. Con la Tav le tempistiche si ridurrebbero della metà. Se un Tgv partisse in questo momento da Torino ci metterebbe 5 ore ad arrivare a Parigi. Se ci fosse la Tav ci metterebbe 3 ore e 17 minuti. È da questi numeri che deriva la conclusione di Faietta. Perché dire no alla Tav è ovviamente legittimo, ma si traduce in un “sì camion e sì aerei”. E in Francia? Qual è l’opinione? “La popolazione - racconta Louis Bresson, capo delegazione francese della Commissione intergovernativa Francia/Italia - ha la consapevolezza che bisogna spostare il traffico dalla gomma alla rotaia. Con impatti benefici sull’occupazione e su quelli futuri per l’ambiente da cui si avvantaggeranno anche le produzioni agricole di qualità della Savoia”.

“In 2mila analisi in microscopia elettronica svolti tra il 2012 e il 2016 non è mai stata trovata una situazione di presenza di amianto nell’area anche solo vicina ai valori di attenzione per la popolazione”

I dati sull’inquinamento
I vantaggi, sono, dunque, per i sostenitori, fin troppo chiari. Ma a quale prezzo per la salute delle persone? Anche qui la risposta è secca: nessuno. Troppi i luoghi comuni anche su questo punto che circondano la Tav. “Come si evince dal nostro rapporto - spiega Paolo Ballocco di Arpa Piemonte - nelle terre rocce non è stata riscontrata la presenza di amianto e nell’aria non si è registrato un aumento della concentrazione”. Stessi risultati, per l’Università di Torino, come conferma il docente Enrico Pira: “In 2mila analisi in microscopia elettronica svolti tra il 2012 e il 2016 non è mai stata trovata una situazione di presenza di amianto nell’area anche solo vicina ai valori di attenzione per la popolazione”.

I costi dell’opera
Ultimo mito da sfatare riguarda i costi dell’opera. Tra i tanti numeri circolati a dare quelli ufficiali è ancora una volta il Commissario di Governo Foietta: “Il costo per l’Italia è di 2,9 miliardi, 200 milioni all’anno. Meno di quanto sia costato il Gottardo agli svizzeri. Inoltre di queste risorse 400 milioni sono da imputare alle spese per la difesa dei lavoratori dalle iniziative di protesta dei No Tav”.

 

 



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