“Non si tratta di una partita personale, familiare o del tessuto locale. Si tratta di giocare nella squadra nazionale” sgombra subito il campo dagli equivoci Eleonora Merlo, Presidente del Gruppo Giovani Imprenditori dell’Unione degli Industriali della Provincia di Varese quando parla di passaggio generazionale. Il tema non è stata solo al centro dell’ultima Assemblea annuale del Movimento.

Non perdere mai l’ambizione. Inventarsi ogni giorno qualcosa.
Non lavare mai i panni sporchi in famiglia, l’impresa sempre di più deve essere un ambiente aperto al mondo e trasparente. Le esperienze di chi ha vissuto sulla propria pelle il passaggio di testimone in azienda. Raccolte dal Gruppo Giovani Imprenditori

È tutto un percorso di formazione e informazione messo in piedi durante gli ultimi mesi, quello che hanno voluto impostare i nuovi capitani d’impresa del territorio. La metafora calcistica della Presidente Merlo, d’altronde, è chiara: il match non riguarda solo una parte del tessuto produttivo, parliamo di un terreno di gioco che coinvolge tutti e dal quale dipende lo sviluppo del Paese, oltre che del territorio. Tradotto: interesse generale. “In un Paese come il nostro, dove il 95% delle imprese sono familiari, la competizione più importante per la creazione di una nuova classe dirigente imprenditoriale non può che giocarsi sul campo del passaggio generazionale nelle aziende”. “In un tessuto imprenditoriale longevo come quello varesino - chiarisce Merlo - con quasi 660 aziende iscritte al registro della Camera di Commercio con anno di fondazione precedente al 1950, la questione diventa ancor più di rilievo e non riguarda semplicemente la successione diretta padri-figli. Arrivati alla terza o quarta generazione, le questioni diventano complesse, da un punto di vista societario, ma anche personale: si arriva facilmente alla convivenza di nonni fondatori, genitori e figli, tutti altrettanto presenti in azienda da un punto di vista decisionale”.

Un tema caldo, quindi: il cambio del testimone è uno dei momenti più delicati nella vita di un’impresa e non sempre avviene al momento giusto o nel modo giusto, perché non esiste una ricetta vincente e standard, uguale per tutti. La sfida è cavalcare il cambiamento, sia esso negli scenari che nell’ambito della propria impresa. “Occorre tenere presente sempre il cambiamento: il modello di leadership, soprattutto, muta nel tempo e non è detto che quello che andava bene ieri sia attuale oggi”, sottolinea Federico Visconti, Rettore della LIUC – Università Cattaneo. “Nella gestione del passaggio bisogna avere attenzioni concrete perché i circoli viziosi pesano nel tempo: occorre non fare confusione tra i concetti di famiglia e impresa, ad esempio, ed evitare il modello ‘lavare in casa i panni sporchi’: l’azienda deve assolutamente aprirsi al mondo. Le inerzie pesano... anche nelle migliori famiglie!”
“La sfida di oggi - aggiunge Merlo - non può essere solo quella di creare e lavorare per dar vita ad un ambiente favorevole alle startup, ossia alle giovani imprese. La sfida è, soprattutto, quella di rendere giovani le imprese che, anagraficamente, non lo sono più dando vita ad un ecosistema in grado di fare da acceleratore di idee anche per quelle aziende storiche operanti in settori maturi, che però hanno i margini per dar vita ad un nuovo inizio”.

Giuseppe Sartore, Viar Valvole: “Mi sono dovuto rimettere in gioco e questo ha fatto aumentare in me la voglia di crescere”

Come affrontare operativamente la questione in azienda? Il pensiero della presidente dei Giovani è chiaro: “L’errore è quello di concentrarsi troppo su strumenti legali, divisioni, agevolazioni e quant’altro di cavilloso. La strategia deve essere quella di condividere tutti insieme in azienda una strada da percorrere. Insieme è la chiave: è una questione di atteggiamento, prima ancora che di operatività. Dobbiamo saper ricreare lo spirito innovativo, tipico delle startup, in ogni passaggio generazionale. È anche una questione culturale: anche da qui, infatti, passa la costruzione di una nuova imprenditorialità, fondamentale per la crescita”. Del resto anche le testimonianze di quegli imprenditori che il passaggio di testimone lo hanno vissuto sulla propria pelle concordano sulla necessità di vivere l’azienda con spirito da startup. Come quelle raccolte dal Gruppo Giovani Imprenditori durante la propria Assise. “Mi sono dovuto rimettere in gioco” racconta Giuseppe Sartore, Ceo di Viar Valvole di Sumirago “e questo ha fatto aumentare in me la voglia di crescere. Ho scelto di staccarmi dalla famiglia, aprendo una nuova realtà. Dal punto di vista imprenditoriale, è stato un bene. Dal punto di vista dei legami parentali, questi si sono rafforzati e non interrotti”. “Le relazioni – conferma  Giancarlo Saporiti di Samic di Lonate Ceppino – fanno la differenza in ogni contesto e i momenti di crisi riescono a rinsaldarle. Quando sono arrivato in azienda, la stessa formula organizzativa era cambiata rispetto alle sue origini e non andava più bene. Io e i miei fratelli ci siamo trovati ad inventare qualcosa di nuovo. All’inizio, ogni giorno si inventava qualcosa senza certezze. Un’esperienza che definirei affascinante”.  Avvincente ma non priva d’ostacoli. “Devo ammettere che per molto tempo mi sono sentita ‘figlia del padrone’, sempre in dovere di dimostrare qualcosa – confida Katia Da Ros di Irinox, azienda della provincia di Treviso specializzata nella produzione di quadri elettrici e abbattitori rapidi di temperatura. “Devo anche aggiungere che per dimostrare quello che valgo mi sono dovuta ‘fare il mazzo’ ancor di più essendo donna. Però, è stato un valore aggiunto: le donne fanno la differenza. Del resto, mio padre lo dimostrava operativamente: per scegliere bene i propri soci, prima cercava di conoscerne le mogli”. “Detto questo - aggiunge l’imprenditrice - a lungo mi sono chiesta e ho chiesto alle persone che incontravo: cosa fa la differenza tra un’impresa che cresce e una che resta piccola? Qual è il lievito di un’impresa? La risposta che più mi è piaciuta e ho fatto mia è: l’imprenditore. La crescita, infatti, dipende da quanta ambizione ha chi la guida”.



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