Provate a chiedere a un “fungiatt” che incontrate per strada con una cesta bella colma di funghi dove ha trovato tanta prelibatezza: la risposta sarà vaga: “eh… giù là in fondo” oppure “su più avanti di  là...” O provate a chiedere a un amico appassionato raccoglitore: “Ehi domenica mattina posso venire nei boschi con te a cercar funghi?”. Probabilmente vi dirà di sì e farete una bella passeggiata insieme ma state pur certi che non vi porterà nei “suoi luoghi” e  subito prima andrà da solo a fare il suo “rastrellamento”.
Il luogo giusto, quello “dove si trovano”, è un segreto custodito gelosamente da ogni appassionato fungiatt.

Alla scoperta del piccolo abitato di Brinzio tra monumenti naturali e tradizioni locali legate all’abbondanza di frutti dei suoi boschi e alla frequentatissima Sagra del Fungo

C’è chi fa lunghe trasferte in montagna per portare a casa mezza cesta di “badius” per poi scoprire che l’amico esperto che è rimasto a casa, facendo solo un giretto nei boschi vicino alla propria abitazione, ha riempito il baule di bei porcini. Perché non è poi necessario fare tanta strada e i funghi non crescono tutte le stagioni nello stesso modo. E' un complesso equilibrio di substrato, esposizione e grado di umidità a rendere ricco di funghi un intero bosco, o solo un versante, o solo una piccola conca.
Nella nostra provincia c’è un luogo affascinante, alle pendici del Campo dei Fiori, che è da tutti riconosciuto come il posto giusto per andar per funghi: è il paese di Brinzio con i suoi dintorni.
Giusto o sbagliato, di certo gli esperti raccoglitori del luogo non ci diranno di più, sta di fatto che la Sagra del Fungo di Brinzio organizzata dalla Proloco in collaborazione con l’attivissimo Gruppo alpini e giunta alla 35° edizione, è un appuntamento attesissimo e molto frequentato, rappresentando un po’ la conclusione della stagione estiva e delle tante sagre e occasioni di mangiare all’aria aperta che la nostra provincia offre.

In origine, per festeggiare il raccolto dei “fungiatt” brinziesi, ci si trovava nella piazza del paese la terza domenica di settembre che di solito rappresenta il periodo di massima raccolta dei preziosi boleti; paioli di polenta, pentole di funghi e selvaggina convergevano dai cortili e dalle case di chi voleva essere coinvolto nell’iniziativa, dando vita alla festa. Anno dopo anno la sagra è diventata sempre più rinomata e i visitatori occasionali sono diventati veri e propri habitués... e così è cresciuta fino a toccare il tetto delle 15.000 presenze nelle ultime edizioni. La Sagra del Fungo non è soltanto ottima cucina: dopo cena, viene dato spazio anche alla musica ed al ballo e per quanto riguarda il lato scientifico, è d’obbligo visitare l’affascinante mostra micologica. Con la Sagra del Fungo, si apre di fatto la stagione autunnale che vedrà protagoniste per tutto il mese di ottobre le castagne, altro importante frutto della storia e della tradizione locale che solo negli ultimi anni sta nuovamente prolificando dopo il duro attacco subito da un odioso insetto di origine cinese che ha infestato gran parte delle piante della zona. La battaglia biologica svolta dai Castanicoltori di Varese, che hanno introdotto la Vespa Torymus, antagonista naturale del Cinipide infestante dei castagni, sta portando buoni risultati e il raccolto di castagne negli ultimi tre anni è in costante crescita tanto che anche dalla vicina Svizzera guardano con interesse l’esempio virtuoso varesino.

La località può vantare un piccolo laghetto, un masso erratico e una cascata. Il lago, di origine morenica, costituisce un biotopo molto importante dal punto di vista fitologico e zoologico ed è riserva naturale orientata dal 1984. Nello stesso anno è stato classificato Monumento Naturale del Parco del Campo dei Fiori il masso erratico di gneiss a sud dell’abitato di Brinzio, mentre la piccola cascata del Pesegh, col suo salto di quasi 30 metri ha rappresentato una preziosa forza motoria per le filande fino agli inizi del secolo scorso.
Ma Brinzio è un paesino che presenta numerose particolarità: il campanile della sua chiesa con la copertura a guglia si distingue da quelli dei paesi vicini, così come si differenzia la sua parrocchia per non appartenere al rito ambrosiano e fare parte della diocesi di Como pur confinando con la città di Varese. Fino al secondo dopoguerra, poi,  in virtù di un antico privilegio vescovile, Brinzio poté eleggere a suffragio diretto il proprio parroco.

Da un punto di vista climatico, Brinzio non beneficia dell’influenza mitigatrice dei laghi della provincia ed  è quindi soggetto a un’isola climatica, per la quale può capitare che nei comuni limitrofi il tempo atmosferico e/o le condizioni termiche siano molto diverse da quelle brinziesi. Le temperature minime tardo-autunnali e invernali scendono spesso sotto lo zero, anche a causa della scarsa esposizione al sole del territorio. La piovosità è tra le più alte d’Italia e in inverno la neve cade molto frequentemente.
Parlando dei brinziesi viene facile riscontrare alcuni tratti caratteristici della gente che abita in montagna: persone molto concrete, solidali tra loro e che fanno gruppo chiuso,  ma c’è da osservare come l’ultimo censimento abbia visto il numero degli abitanti arrivare a 873, in costante crescita negli ultimi 50 anni e quasi raddoppiato rispetto al secondo dopoguerra. Un  segnale abbastanza inequivocabile di apertura anche per questo grazioso villaggio.



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