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Dopo i successi di pubblico ottenuti dalle più recenti mostre degli ultimi anni, in testa la rassegna dedicata al regista  Wim Wenders che fece “saltare” la viabilità varesina nei giorni dell’inaugurazione, Villa Menafoglio Litta Panza, la cui direzione è affidata da lungo tempo alle ottime cure del direttore Anna Bernardini,  ha dall’inizio della scorsa estate deciso di ripristinare il percorso originario:  quello previsto nel 2000 da  Giuseppe Panza, quando la villa settecentesca del conte collezionista, già Menafoglio Litta, divenuta di proprietà Fai, aprì i suoi cancelli al pubblico per la prima volta.

La decisione, concretizzatasi nel settembre di sedici anni orsono, fu evento di grande risonanza che  anche l’allora neonato mensile Varesefocus, diretto da Mauro Luoni,  seguì con interesse e dovizia di particolari dalle sue pagine, per diversi numeri.

Ripristinato il percorso voluto da Giuseppe Panza con la donazione al Fai. Ma non mancano le novità: anche Robert Wilson in mostra per un anno, con l’acquisizione di due sue opere

Nuovi spazi ottenuti recentemente nelle scuderie permettono ora di mantenere, assieme all’originario allestimento di opere di arte minimalista e ambientale americana che, ricordiamo, è parte del percorso internazionale della collezione Guggenheim, alcuni interessanti lavori di più recente acquisizione. Come quello offerto nel 2015  dallo stesso  Wenders intitolato “Ground Zero New York”, november 8, 2001, I,II,III,IV,V  che propone una serie di  imponenti immagini   scattate  dal regista  a Ground Zero a distanza ravvicinata dal crollo delle Twin Towers.  Nel silenzioso raccoglimento dello spazio dedicato, momenti di meditazione, si potrebbe dire quasi di preghiera, e di ammonimento, s’elevano  a perenne memoria di quel tragico settembre 2001. 

Si aggiungono, sempre negli spazi delle antiche scuderie , già restaurate dall’architetto Gae Aulenti, le recenti opere di Robert Irwin e di James Turrell, rispettivamente “Varese Scrim” e  “Ganzfeld Sight Unseen”, realizzate per Villa Panza nel 2013. E,  nel cortile della villa, davanti al bel cancello che s’apre a libro sul parco, rimarrà per sempre anche l’ultima, magica  creazione  di Meg Webster “Cone of Water”.

La Webster, come ricorderanno i nostri lettori, ha esposto qui con Roxy Paine in occasione della mostra “Natura Naturans”, conclusasi di recente.

Altri spazi ottenuti nelle scuderie permettono di mantenere, assieme all’originario allestimento di arte minimalista e ambientale americana, i più recenti lavori

Proprio mentre prepariamo queste pagine, s’annuncia ufficialmente dal 4 novembre l’apertura di una grande mostra che rimarrà fino al 15 ottobre 2017:  “Robert Wilson per Villa Panza”, curata dallo studio Wilson e da Anna Bernardini. Saranno in mostra 36 video portraits ispirati a celebri personaggi della storia e dell’attualità, che si snoderà all’interno e all’esterno della viIla, e due opere  che rimarranno per sempre a Varese: un’ installazione ispirata alle favole di Calvino e  l’opera site specific “House for Giuseppe Panza”, da collocarsi nel parco della villa quale omaggio di Wilson allo stesso Panza. Musiche e suoni accompagneranno l’originale rassegna che, date le interessanti  premesse, avrà  un altissimo gradimento di pubblico. 

Chi avrà voglia di immergersi nell’atmosfera unica della villa, potrà dunque non solo visitare la rassegna di Wilson, ma anche osservare per la  prima volta, se ancora non lo avesse fatto, o rivedere di nuovo, le grandi tele momocromatiche di Sims e Simpson, distribuite tra le sale al piano terra e al primo della villa.

Così come, al piano nobile, si può  tornare a godere di nuovo della  particolare atmosfera della   stanza dell’italiano Ettore Spalletti, scultore e pittore di fama internazionale, tra le poche eccezioni alla prediletta arte americana del collezionista Panza, coi toni rosati delle sue tele e quelli bianchi e azzurrini delle  sculture  geometriche che alludono al Beato Angelico, e, diceva il conte,  rispecchiano i colori mediterranei in cui è immerso lo studio dell’artista. Altra eccezione italiana, nella sala allo stesso piano è in vista un “Torso” del nostro Tavernari, artista torinese di nascita, che ha portato il suo nome e quello di Varese, la città di elezione, nei musei del  mondo: compreso  il MoMa di New York.

Tra le nuove opere, quella offerta nel 2015  da Wim Wenders intitolata “Ground Zero New York”, november 8, 2001, I,II,III,IV,V 

E’ poi un’altra curiosità di questa villa che diverse opere accolte al piano nobile siano accostate a importanti pezzi di antiquariato, mobili pregiatissimi di epoca rinascimentale già di proprietà della famiglia, accompagnati da sculture di arte africana e  precolombiana sempre collezionate da Giuseppe Panza.

Da non perdere le “finestre” aperte alla luce, verso il parco e il cielo, delle opere di  Turrell,  artista notissimo che ha legato il suo nome al “Roden Crater” in Arizona. 

Nelle grandi stanze affacciate sullo storico carpineto della villa, sono inoltre accolte di nuovo le opere di Ford Beckman e Allan Graham, in un dialogo costante tra simbologia della vita e della morte. Nei rustici, infine, i neon colorati di Dan  Flavin compongono le sue luminose installazioni: famosa ed emozionante quella di luce rossa dedicata al fratello caduto in Vietnam. Altre sale, non solo di Flavin, immerse in velate atmosfere di neon bianchi, gialli e violetti conducono alla multicolore visione del pavimento del Varese Corridor.

Un viaggio tra arte, colori, e sensazioni, dunque tutto da provare lungo il percorso dell’intera collezione, con tanti altri nomi da scoprire.  

Numerosi stranieri giungono da anni alla villa, e già il conte Panza ricordava l’interesse dei visitatori d’oltroceano per Turrell e Flavin, artisti che lui stesso aveva avvicinato a partire dagli anni Cinquanta, spingendosi dall’Atlantico al Pacifico, per città e deserti,  seguendo le sue intuizioni di collezionista, e acquistandone  le opere quando nessuno sapeva ancora chi fossero.

Oggi che altri importanti nomi di artisti si sono aggiunti, e abbiamo Malpensa sempre più attiva e propensa a suggerire la meta di Varese ai turisti di passaggio, Villa Panza si qualifica  tra le maggiori attrattive del territorio, binomio di fondamentale polo dell’arte contemporanea e richiamo turistico-culturale di livello internazionale.

Chi visita la villa non sarà deluso dalla sua bellezza, dall’armonia tra interni ed esterni dell’antica dimora nata come casino di caccia e più volte trasformata da architetti di fama, tra cui il Canonica, autore del grande salone Impero, e Piero Portaluppi, chiamato qui dai Panza. Ma resterà incantato anche dall’immenso parco che la circonda e guarda sulla città, dall’atmosfera di serenità e pace che ammaliò il suo ultimo proprietario, al punto di farne il luogo dell’anima. I varesini, non tutti usi a riconoscere tanta bellezza, come capita spesso a chi ha già qualcosa sotto gli occhi, dovrebbero a loro volta abituarsi a farne una meta fissa, seguendo le diverse iniziative che la villa propone.



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