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Se è vero che “noi siamo ciò che mangiamo”, come sosteneva il filosofo tedesco Ludwig Feuerbach, molto, o almeno parte di noi è made in Varese. L’industria di alimenti e bevande delle Prealpi è un ottimo piatto di gustose leccornie. Con 452 imprese locali e 3.975 addetti impiegati nel settore agroalimentare, il Varesotto si ritaglia un posto di rispetto tra le nicchie produttive di un settore simbolo dell’italianità.

Nell’area varesina, infatti, quella del comparto in questione è un’industria in forte crescita, che a livello nazionale, pesa il 2,2% di import (equivalente ad oltre 289 milioni di euro) e l’1,4% di export. Stando ai dati relativi al primo semestre del 2016 il valore totale degli alimenti varesini giunti nei piatti di mezzo mondo si aggira intorno ai 210 milioni di euro. Valori relativamente contenuti rispetto ad altri settori manifatturieri presenti sul territorio, o rispetto ad altre terre ad alta vocazione agroalimentare. Ma il fatto è che, rispetto all’andamento delle esportazioni nazionali, quelle varesine viaggiano ad un ritmo
più sostenuto. Il balzo in avanti sui mercati esteri nei primi sei mesi del 2016 è stato pari a +9,9 punti percentuali rispetto allo stesso periodo del 2015, contro il +2,6% nazionale. Ma dove va a finire il food prodotto in provincia di Varese?

Nella “top 10” dei paesi di destinazione dell’export varesino di prodotti alimentari e bevande al primo posto si trova la Francia, con 41 milioni di euro nei primi sei mesi del 2016, l’8% in più rispetto alla prima metà del 2015. Seguono destinazioni “prevedibili” come Regno Unito, Germania, Stati Uniti, Spagna e Svizzera ed altre del tutto inimmaginabili, ad esempio i Paesi Bassi, il Canada, il Belgio e persino l’Australia (vedi infografica).

Per un settore che, a Varese come in Italia, è in forte crescita sui mercati internazionali, l’innovazione passa anche dalle tecnologie in via di sviluppo nel comparto degli elettrodomestici. Come dimostra il caso Whirlpool

Una food valley quella varesina, insomma, che va ben oltre la tradizione culinaria tramandata di generazione in generazione, di padre in figlio. Il cibo non è solo artigianalità e “chilometro 0”.
Innovazione, nuove tecnologie, ricerca e sviluppo la fanno da padroni nel settore dell’industria agroalimentare e il Varesotto non fa certo eccezione. Perché non di solo food vivono le persone. Nel senso che per le imprese del comparto sempre più strategica è la leva rappresentata dalle sinergie che i singoli produttori di cibo sono in grado di allacciare con chi realizza gli elettrodomestici dove quei cibi vengono poi cucinati o conservati. E in questo Varese ha un nome su tutti da spendere: Whirlpool, la multinazionale statunitense con gli stabilimenti a Cassinetta di Biandronno. “Noi siamo estremamente cibocentrici. Il nostro approccio è, ovviamente, diverso da quello di chi produce cibo, ma al contempo siamo complementari”, ammette Teresa Vitale, Advanced Engineering, Global Food Institute Lead Whirlpool. Verrebbe da pensare, infatti, che il mondo della produzione degli utensili domestici, pur correlato a quello del cibo, sia in realtà ad esso estraneo. Errore. “L’attenzione della Whirlpool sul tema food è molto alta, sia nei suoi aspetti nutrizionali ma anche in quelli socio-economici e culturali – prosegue Vitale –. Perché è centrale rispetto a tre delle nostre mega business units: la conservazione e la cottura dell’alimento, insieme a tutto ciò che ruota attorno alla produzione di piccoli elettrodomestici di trattamento del food”. Alla Whirlpool, in altre parole, fare innovazione significa ripensare al concetto di prodotto in quanto tale, per venire incontro alle esigenze del cliente ancor prima che queste vengano espresse.
“L’obiettivo di Whirlpool è progettare e realizzare una macchina in grado di scongelare ogni tipo di cibo”, spiega Adriano Scaburri, CTO Whirlpool R&D, aggiungendo che “per fare ciò, abbiamo la necessità di capire e conoscere affondo le differenti tipologie di alimenti”.

“L’obiettivo di Whirlpool è progettare e realizzare una macchina in grado di scongelare ogni tipo di cibo e per fare ciò, abbiamo la necessità di capire e conoscere affondo le differenti tipologie di alimenti”.

Da qui la nascita del centro di ricerca Global Food Institute, le cui competenze ruotano interamente attorno al settore agroalimentare. “In Whirlpool siamo in grado di fare ricerca, intercettare i trend socio-culturali relativi all’alimento e comprendere come cambia il rapporto col consumatore. In più facciamo research su nuove tecnologie di trattamento dell’alimento, ma il nostro obiettivo finale, ed è quello che per noi  significa innovare, è fornire nuove soluzioni altamente tecnologiche in grado di garantire nuove esperienze al nostro consumatore”, chiarisce la Advanced Engineering, Global Food Institute Lead Whirlpool. Insomma, nel circolo vitale di una pietanza, non conta solamente il produttore. Un piatto, per avere l’approvazione dell’acquirente finale, ha bisogno di mantenere intatte ed inalterate le caratteristiche a fondo studiate e brevettate in fase di realizzazione. Ed è a questo punto che la partita passa nelle mani dei costruttori di elettrodomestici che, dal canto loro, fanno di tutto per non rompere le uova nel paniere di chi li ha preceduti.


MISSIONE AUSTRALIA PER L'INDUSTRIA VARESINA

Promuovere l'industria varesina alimentare e delle bevande sul mercato australiano: è questo l'obiettivo di un progetto avviato da Provex - Consorzio per l'internazionalizzazione (clicca qui per accedere al gruppo LinkedIn di Provex), in stretta collaborazione con le associazioni del territorio e con il contributo della Camera di Commercio di Varese, che prende le mosse da un evento organizzato dall'Unione degli Industriali della Provincia di Varese durante Expo 2015. È proprio dall’altra parte del mondo, in Australia, che le imprese del settore stanno mettendo a segno le performance più sorprendenti. Quinto partner commerciale, nei primi sei mesi del 2016, il Paese ha acquisito food & beverage made in Varese per un valore di 9,4 milioni di euro, con una crescita che ha sfiorato il +15%.
Ad essere coinvolti nel progetto sono una decina di imprese con i propri prodotti. Tra cui i formaggi Norden e Campo dei Fiori. I dolci di San Tito e SelecTTrade. La birra Poretti, i vini Cascina Ronchetto e le grappe Rossi di Angera. E poi ancora le salse Orco e il Cafè El Miguel. Per arrivare alle affettatrici Omas, il che testimonia l’importanza per l’industria agroalimentare di fare sistema, anche sui mercati esteri, con le imprese che producono gli strumenti per il trattamento del cibo. Dopo una prima missione a Melbourne e Sydney che si è tenuta sul finire del 2016, ora le prossime tappe dell’iniziativa prevedono la partecipazione collettiva delle imprese alla fiera internazionale “TuttoFood” che si terrà a maggio a Milano. Per poi tornare in Australia a settembre, con la presenza alla manifestazione “Fine Food Australia”.

 

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